MiglioraRe: come si è investito alle ex Reggiane, lo si faccia sul centro

centro storico

“Uffici, servizi, funzioni. Il nostro centro storico ha bisogno di interventi importanti di rigenerazione urbana per ripartire”.

È la proposta del Gruppo MiglioraRe, formato da commercianti e residenti del centro di Reggio Emilia. “Abbiamo una macchina amministrativa in grado di intercettare fondi regionali e statali. Gli ingenti investimenti di questi anni al Parco Innovazione lo dimostrano. Ora sarebbe il momento di intervenire con decisione sull’esagono, con modalità adeguate, ma con lo stesso dispiego di risorse e competenze”.

I portavoce Andrea Bottazzi e Marco Merola, dopo aver lanciato un appello sulla mancanza di legalità che contribuisce alla paralisi di molte aree del centro, pongono ora l’accento sulla necessità di riportare, e portare, nel cuore della città attività che possano incentivare le persone a frequentarlo, che rinsaldino la coesione sociale e diano di nuovo un ruolo al centro storico.

“Sembra quasi che il centro si stia spostando nell’area delle ex Reggiane. Di certo è un bellissimo intervento – precisano Bottazzi e Merola – ma a cascata ha messo in crisi i quartieri circostanti, come Stazione, Ospizio, Mirabello e l’area Nord del centro e ha distolto l’attenzione sugli immobili e sugli spazi vuoti che abbiamo in città e per i quali si potrebbe pensare ad un riutilizzo, pubblico e privato insieme.

Un centro è vivo se i cittadini ci vengono durante tutta la settimana, di giorno e di sera, non solo in occasione degli eventi. È ormai noto che in questi anni abbiamo assistito ad un lento ed inesorabile svuotamento di funzioni che ha decisamente contribuito a svuotare il centro anche di persone e, di conseguenza, di altre attività”.

Sicurezza e cura della città, innanzitutto, ma in contemporanea il Gruppo MiglioraRe mette in evidenza, tra le priorità, il rilievo che avrebbe un’inversione di tendenza a decentrare che non sembra arrestarsi.

“Anche di recente – concludono – mentre dal centro e dai quartieri limitrofi si levava la voce dei cittadini alle prese con una quotidianità invivibile, al Parco Innovazione si inauguravano sedi di servizi e attività e si aprivano cantieri per corsi universitari e studentati. C’è una sproporzione evidente tra l’interesse che si pone in quell’area e quello che viene rivolto altrove, dove stiamo rischiando di veder morire una parte di città che lavora, che vive, realtà imprenditoriali sane che spariscono, cittadini che se ne vanno o sono costretti a stare barricati in casa. Non possiamo accettare che tutto questo sia o diventi ‘normale’ o consolarci pensando che ‘succede anche in altre città’. Ci sono anche centri urbani in cui non succede, o comunque non a questi livelli”.

“Non si vuole tornare alla Reggio degli anni Ottanta. Si potrebbe reinventare la città pensando a utilità e servizi rinnovati, alle rapide trasformazioni sociali in corso, a nuove fasce di utenza. Una città contemporanea, insomma, ma viva”.



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