Picasso, oltre ad essere pittore e scultore, è stato anche uno straordinario scenografo: ad accogliervi in mostra troverete i costumi che ha disegnato per lo spettacolo Parade, balletto del 1917 con musica di Erik Satie su soggetto di Jean Cocteau; coreografia di Léonide Massine per la compagnia dei Balletti russi di Sergej Djagilev e la direzione artistica (sipario, scene e costumi) di Pablo Picasso.
Parade è un balletto senza trama; si tratta di una “parata” di artisti da fiera che si esibiscono una domenica pomeriggio per strada, allo scopo di attirare i passanti per farli entrare nel loro piccolo teatro, e ogni personaggio dà un saggio del proprio numero.
L’opera venne rappresentata per la prima volta il 18 maggio 1917 al Théâtre du Châtelet a Parigi ed è considerata una delle tappe cruciali per la nascita del Surrealismo, oltre che la prima volta in cui si suonò della musica jazz in uno spettacolo teatrale.
Come voleva Djagilev la rappresentazione stupì fino allo scandalo ed ebbe come risultato di sollevare malumori e ostilità nel pubblico e nella critica. In periodo bellico, con Parigi ancora in guerra, uno spettacolo cabarettistico fortemente di rottura e provocatorio non fu accettato; il pubblico non riuscì a recepire il messaggio troppo innovativo che tentava di opporre un mondo bizzarro, ma poetico e leggero, alla brutalità degli avvenimenti.
La genesi dell’opera è tutta italiana: siamo nel marzo del 1917 e Picasso, Satie, Cocteau, Massine e Djagilev si riuniscono a Roma in cerca di ispirazioni, qui passeranno alcuni mesi insieme, poi alcune settimane a Napoli.
“Vieni a Napoli, è la città per te”. È l’invito che il poeta Jean Cocteau rivolge a Pablo Picasso che non si vuole schiodare dai cieli molli di Roma e dalle confortevoli stanze della sua suite all’Hotel de Russie. “Sto bene qui e poi c’è il Papa!”.
Ma l’amico, che lo conosce a fondo, non demorde. “È vero, a Roma c’è il Papa. Ma a Napoli c’è Dio”. E il malagueño si mette in viaggio.
Li seguono Leonide Massine e Sergej Diaghilev e l’étoile ucraina Olga Kokhlova della quale Pablo si innamora follemente e di lì a poco sposa.
Picasso è folgorato dall’esuberanza sensuale della vita di strada partenopea, dalla sua antichità incarnata nei gesti e nei corpi.
Picasso si cala nella storia amniotica del “popolo più popolo del mondo”, nel suo slancio vitale l’artista trova quel fondo scuro dell’umano che non ha mai smesso, né smetterà mai, di cercare.
Picasso e i suoi amici trovano a Napoli e a Pompei l’ispirazione che segna la fine del cubismo e la nascita del surrealismo. E a Napoli il surrealismo è nelle cose e deriva da un eccesso di realtà, da un accumulo ingestibile di storia.
▶ Marionette e Avanguardia: mercoledì e giovedì ore 10-13 e 15-19 e dal venerdì alla domenica ore 10-19 a Palazzo Magnani (corso Garibaldi 29 – Reggio Emilia)
▶ Incontri con i protagonisti: mercoledì 21 febbraio ore 16.30 – Otello Sarzi, tra tradizione e innovazione: lezione magistrale di Remo Melloni, professore di storia del teatro
▶ Visite guidate e Faccia a Faccia
▶ Pacchetti turistici
Ultimi commenti
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]