Reggio. Mafia, lavoro e sviluppo: Gratteri in Confcooperative

GIORNALI 1- DA SINISTRA MATTEO CARAMASCHI-ILENIA MALAVASI-ANTONIO NICASO-NICOLA GRATTERI-VINCENZO LINARELLO-VALERIO MARAMOTTI

A Reggio Emilia è molto cresciuta la sensibilità e sono fortemente aumentate le collaborazioni a contrasto della criminalità organizzata. Parole di Nicola Gratteri, Procuratore capo del Tribunale di Catanzaro, tornato nella sede di Confcooperative 11 anni dopo quel febbraio 2008 in cui, insieme allo studioso dei fenomeni mafiosi, Antonio Nicaso, per la prima volta parlò apertamente di una realtà fino ad allora appena sussurrata e, in qualche caso, negata, ovvero della presenza documentata di infiltrazioni nel nostro territorio.

“Proprio qui – ha ricordato Ilenia Malavasi, vicepresidente della Provincia aprendo i lavori del convegno “La mafia non dà lavoro e non crea sviluppo: la rivoluzione del lavoro cooperativo contro la mafia” – siamo partiti tanti anni fa, insieme al Consorzio Romero, con un percorso di legalità che voleva mettere al centro le scuole e puntare sul protagonismo giovani”. “Da allora – ha aggiunto – tutti insieme siamo cresciuti in un cammino di consapevolezza collettiva che deve proseguire, perché dobbiamo continuare a tenere sempre gli occhi ben aperti, grazie anche a momenti di confronto e di riflessione importanti come quello di oggi”.

Gratteri, anche in questo caso insieme a Nicaso, ha parlato di “rivoluzione” del lavoro cooperativo contro la mafia avendo a fianco, non casualmente, Vincenzo Linarello, presidente del Consorzio Goel, che da 15 anni è impegnato nella Locride con una rete di imprese e persone che operano per il riscatto di quest’area di Calabria attraverso il lavoro legale, la promozione sociale e il contrasto attivo alla ‘ndrangheta.
Insieme alla testimonianza di Linarello, quanto la cooperazione possa essere importante come “antidoto” alla criminalità organizzata è stato sottolineato dallo stesso Gratteri: partendo dal territorio, dal basso, si vedono e si incontrano le persone – ha detto – e questo è un percorso fondamentale.

“Quando il crimine organizzato si infiltra nell’economia – ha sottolineato il presidente di Confcooperative, Matteo Caramaschi – abbiamo effetti devastanti sulle persone, sulle dinamiche d’impresa, sulla regolarità del lavoro, sulla sottrazione di risorse pubbliche e private: il risultato corrisponde sempre ad un impoverimento delle comunità e dei territori”. A certificarlo, peraltro, è la stessa Banca d’Italia, che parla – come ha ricordato Gratteri – di una mafia che con la sua presenza rende il Sud più povero del 9%.
Il presidente di Confcooperative ha richiamato, tra l’altro, quanto abbia a che fare il crimine organizzato con l’economia, come ben evidenziano i capi d’imputazione che hanno caratterizzato il processo Aemilia, con un elenco che parla di estorsione e minacce, usura, intestazione fittizia dei beni, falso in bilancio, turbativa d’asta, emissione di fatture false, caporalato e sfruttamento di mano d’opera e riciclaggio, arrivando all’associazione a delinquere di stampo mafioso.

“Questo elenco spiega bene perché la mafia non dà lavoro e non crea sviluppo – ha detto Caramaschi – e ci dice che c’è bisogno di istituzioni forti, di coraggio laddove serve e, ovunque, della consapevolezza e del lavoro di tutti per alimentare quella cultura della legalità e del fare insieme che è fonte di equità, di lavoro e di sviluppo per uomini, territori e comunità”.

Nella sede di Confcooperative, il presidente della cooperativa sociale l’Ovile e del Consorzio Oscar Romero, Valerio Maramotti, ha sottolineato l’impegno di tutta la cooperazione (ed in particolare di quella sociale, dalla quale il Festival “Noicontrolemafie” prese le mosse) a contrasto della criminalità organizzata, evidenziato anche dalla presenza di Confcooperative in tanti protocolli e consulte per la lotta alle mafie e dalla recentissima firma, presso la Presidenza del Tribunale, del protocollo per la gestione dei beni confiscati assieme ad altre organizzazioni imprenditoriali, ordini professionali e pubbliche amministrazioni.

“Come cooperative, come consorzio e come associazione – ha aggiunto Maramotti – siamo qui per ribadire che non abbassiamo la guardia e che vogliamo continuare ad essere protagonisti di una buona economia, di una buona occupazione e di uno sviluppo coerente delle nostre comunità”.

Fortissimo, poi, l’impatto della testimonianza del presidente di Goel, Vincenzo Linarello, su studenti e rappresentanti d’impresa presenti in sala. Una testimonianza di riscatto e di tenacia nel lavoro che sottolinea – come ha detto lo stesso Linarello – che quanto una comunità è unita non c’è spazio per la mafia.