Reggio. La rissa iniziata in centro, finisce al pronto soccorso: feriti anche due sanitari

CORONAVIRUS TRIAGE PRONTO SOCCORSOCARABINIERI

“Una rissa esagerata. Ora basta”. Parole esauste dell’ennesimo operatorio sanitario coinvolto in un’aggressione al pronto soccorso. Pugni. Calci. Telefoni in testa. Uno scontro tra bande che dal centro storico si è spostato al pronto soccorso dell’ospedale del Santa Maria Nuova. Questo il racconto di quanto accaduto ieri sera di un professionista che stava facendo il turno notturno: “C’è stata una rissa in centro e sono arrivati chi in autonomia chi con i mezzi di soccorso. Le varie gang hanno iniziato a picchiarsi in triage: pugni calci, telefoni in testa. C’era sangue ovunque”. Il risultato? Infermiere e Oss in turno hanno riportato contusioni al braccio e alla testa.

A RISCHIO PROFESSIONISTI E PAZIENTI: MAGGIOR APERTURA DEL POSTO DI POLIZIA
“Esprimiamo la nostra solidarietà ai colleghi coinvolti in questo fatto di cronaca che – commenta Alberto Ansaloni, della Cisl FP Emilia Centrale –, come accaduto anche in passato sia al Santa Maria che sugli altri ospedali della provincia, mette a rischio la salute di chi lavora per curare tutti noi e di tutti i pazienti che accedono in modo civile all’ospedale. Per tentare di fermare queste situazioni occorre rivalutare una maggior apertura del posto di polizia all’interno dell’ospedale, oggi presente solo alla mattina”.

IL CARICO DI LAVORO DEL PS E IL CAU
Ma sarebbe errato concentrarci solo sul fatto di cronaca. Le difficoltà del Pronto Soccorso sono persistenti e il carico di lavoro non ha mai una sosta. Poi arrivano situazioni come queste che deflagrano in un contesto di lavoro già complesso nella sua attività ordinaria.
“Nei giorni scorsi – riprende il sindacalista- sono stati riportati alcuni dati dell’attività dei CAU. Premettendo il massimo impegno dei colleghi che da quasi 9 mesi si stanno impegnano al massimo su questo servizio, dal nostro punto di vista l’apporto al PS, in termini di riduzione degli accessi ancora non si è visto. Il problema è complesso ma occorre che il Cau diventi nei fatti un’alternativa alle richieste di cura evitando il più possibile recarsi per le visite improprie al PS. Ad oggi non è ancora così. Le soluzioni? La prima, logistica, consiste nell’avvicinarlo alla zona ospedaliera in modo che chi ha situazioni non gravi possa essere indirizzato da subito a un servizio dove la presa in carico è più rapida ed efficace”.

LE PROPOSTE PER IL PS
Nel frattempo, al pronto soccorso del Santa Maria, pur consapevoli della carenza di personale sanitario, in periodi di forte accesso può essere utile potenziare il servizio e in particolare triage, ossia il personale sanitario che ha il compito di accettare i pazienti, assegnare un codice di gravità e di monitorane lo stato di salute fino alla visita. “Il personale oggi assegnato a questa funzione non ce la fa più. Una soluzione parziale, stante la nota difficoltà di assunzione, può essere l’introduzione di un collega che coadiuvi il triagista nel monitoraggio dei pazienti”.



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