Reggio. “La Resistenza non esiste”: bufera su una docente del Moro per la lezione revisionista

Liceo Moro

Fine anno scolastico col botto per una insegnante del liceo scientifico Aldo Moro di Reggio Emilia  – ormai prossima alla pensione – che ha pensato bene di chiudere con una lezione sull’invenzione della Resistenza, con tanto di volantino distribuito in classe ai suoi studenti e un’approfondita spiegazione di teorie complottiste anche contro l’Agenda 2030 dell’Onu, per altro con una inquietante concomitanza con l’imbrattamento della scuola elementare Don Milani.

La professoressa, che insegna italiano, avrebbe distribuito il materiale “didattico” agli studenti dell’ultimo anno spiegando che la Resistenza sarebbe un’invenzione,  avvalendosi anche di un volantino che ritrae una celebre foto di donne partigiane, così come riportato dalla Gazzetta di Reggio.

“Partigiane ne abbiamo? No pare proprio di no ed allora che si fa? Si prendono tre tizie e le si arma per far la foto. La prima a destra ha un fucile forse un po’ troppo lubrificato e perciò ha un fazzoletto o un giornale per non sporcarsi – si legge nel volantino distribuito in classe – Quella al centro, non sapendo come impugnarlo, decide di trascinare il fucile tenendolo come un ombrello. Bella foto che conferma una Resistenza nata dopo l’8 settembre del ’43, pagata dagli Alleati, inventata come questa foto”. Agli studenti è stato distribuito anche un altro volantino che aveva come obiettivo, invece, l’Agenda 2030, faro dello sviluppo sostenibile.

I ragazzi hanno segnalato la particolare lezione agli altri docenti della scuola, a partire da quello di storia, che avrebbe subito preso le distanze dalla collega di italiano. Sarebbe stata anche informata la dirigente scolastica e non si esclude che nei confronti della professoressa possano arrivare procedimenti disciplinari.

Il caso ha ovviamente suscitato una ridda di dichiarazioni di condanna da parte del mondo politico e non solo, anche se non manca chi – come l’onorevole di Fratelli d’Italia (ex Lega) Gianluca Vinci – difende la professoressa.

“La storia della professoressa che distribuisce materiale revisionista, nega l’esistenza della Resistenza e avanza teorie complottiste sugli SDG, gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, portata alla luce dalla Gazzetta di Reggio, è del tutto inaccettabile – scrive tra l’altro in un post il candidato sindaco del centrosinistra Marco Massari – Il ruolo dell’insegnante è delicato e importantissimo. Non possiamo tollerare che i nostri ragazzi apprendano la storia da complottisti e revisionisti. Mi auguro che, una volta accertati i fatti, la prof in questione abbia l’occasione di chiarire.Ecco perché nel nostro patto per la città, firmato da tutte le forze politiche che sostengono la mia candidatura, abbiamo inserito la “città antifascista”. Per chiarire da che parte stiamo.

 

Vinci (Fdi): c’è libertà di pensiero, la docente ha dato sua versione della storia

“In Italia c’è ancora libertà di pensiero e di parola e questa docente, probabilmente anche perché vicina alla pensione, ha dato semplicemente una sua versione della storia”. Gianluca Vinci, deputato reggiano di Fratelli d’Italia, si schiera al fianco della docente finita al centro delle polemiche a Reggio Emilia per aver diffuso volantini complottisti e revisionisti. “È incredibile poi – prosegue Vinci – che la sinistra vi si scagli con tanta veemenza quando leggiamo ogni giorno un racconto manipolato delle vicende di quegli anni. Assistiamo ad insegnanti che si inventano di sana pianta e insegnano un falso storico, cioè che i partigiani hanno sconfitto i tedeschi, dimenticandosi migliaia di atti, documenti e prove che dimostrano invece come sia stato l’intervento degli Alleati a farlo. Quindi se legittimamente da una parte questa docente può aver dato una sua opinione su una singola fotografia, di cui non conosciamo il dettaglio storiografico, dall’altra restiamo sorpresi dell’invenzione continua fatta passare per realtà della Resistenza come forza che ha sconfitto i tedeschi. Un revisionismo tipico reggiano che fa della resistenza un’epopea che non vi è stata, tanto meno come moto di contrasto all’occupazione tedesca”.

Macchi (Pd): doppio insulto a Reggio e al liceo
“Sono rimasto incredulo anche io, come gli studenti del mio ex liceo Moro, di fronte al vergognoso materiale proposto in classe da una insegnante prossima, fortunatamente, a una non meritata pensione. Nella città Medaglia d’oro al Valor militare della Resistenza e in un istituto che da anni, con enorme successo, propone la Città del lettore, certo becero revisionismo storico e certe deliranti teorie complottiste sull’Agenda 2030 rappresentano un doppio scempio: insultano l’importanza e il sacrificio di chi ha lottato per liberarci dal nazifascismo, a partire dal protagonismo delle donne, e il lavoro di tanti docenti che, a differenza dell’insegnante in questione, nella loro vita hanno studiato, letto e ogni giorno cercano di trasmettere il proprio sapere ai loro studenti attraverso riferimenti culturali storici e autentici, non con fake news”.
E’ quanto dichiara il candidato del Pd al Consiglio comunale di Reggio, ed ex studente del Moro, Federico Macchi a proposito del caso scoppiato al liceo scientifico reggiano. “Mi auguro che, nonostante l’attuale governo, il ministro Valditara intervenga al più presto, perché istruzione e merito vanno pretesi anche dagli insegnanti”, aggiunge Macchi.

Cgil: gli studenti con la loro indignazione sono la nuova Resistenza
“Come finire l’anno scolastico nel peggiore dei modi. Quanto accaduto al liceo Moro ha dell’incredibile, ci lascia sgomenti e increduli”. E’ il commento a caldo di Cgil e Flc di Reggio Emilia dopo la notizia della professoressa di lettere che ha consegnato ai propri studenti di quinta materiale didattico di stampo revisionista sulla Resistenza antifascista nel nostro Paese e non solo. Il liceo Moro negli anni è stato spesso citato tra gli Istituti d’avanguardia della nostra provincia e valutato capace di coniugare tradizione e innovazione, mettendo al centro la piena realizzazione e valorizzazione degli studenti. “Stupisce quindi ancor di più che questo episodio si sia verificato proprio tra le sue mura facendosi campanello d’allarme riguardo alla pericolosa deriva culturale a cui stiamo assistendo”.
“Ogni giorno si verificano tentativi di riscrittura della storia da parte di una ben chiara parte politica, attualmente al Governo. – si legge nella nota del sindacato – Qualcuno sostiene che il fascismo non esista più ma la mentalità fascista, invece, appare evidentemente ancora ben radicata anche in ambiti impensabili come quelli rappresentati dalla scuola dove, apprendiamo da questo episodio, complice un clima favorevole, chi fino a poco tempo fa non avrebbe avuto l’ardire di professare revisionismi pseudofascisti oggi non ha più timore”.
“Gli studenti del liceo Moro con la loro incredulità e indignazione costituiscono uno spiraglio di resistenza che, ancora oggi, nelle nuove forme della nostra attualità sta a dimostrare che, come sostiene Massimo Baldacci, “la vera educazione non è neutrale, presuppone sempre la scelta di un orizzonte di valori” – conclude il sindacato – Per salvare questa scuola, per non disperdere l’indignazione di questi studenti, auspichiamo e chiediamo che la dirigenza scolastica e il Provveditorato agli studi prendano una posizione chiara e assumano i conseguenti provvedimenti nei confronti di chi dovrebbe presiedere allo sviluppo intellettuale dei ragazzi e invece ha abusato del proprio ruolo educativo a favore di disvalori contrari ai principi sanciti dalla nostra Costituzione antifascista. La scuola pubblica deve promuovere lo sviluppo dello spirito critico, in un orizzonte di valori che non possono che essere democratici”.



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