Davvero una bella lezione di educazione alla legalità – meglio ancora di quella che un tempo si chiamava educazione civica, introdotta da Aldo Moro alla fine degli anni Cinquanta, ma di fatto scomparsa dalle scuole – quella andata in scena questa mattina all’hotel Astoria-Mercure in occasione dell’ultimo, importante appuntamento del 2018 di per “Noicontrolemafie”, il Festival della legalità promosso per l’ottavo anno dalla Provincia di Reggio Emilia insieme ai Comuni e con la collaborazione di Ordine dei commercialisti ed Emilbanca. Protagonisti gli studenti di quattro scuole superiori (Canossa, Chierici, Galvani e Zanelli) che, attraverso il lavoro svolto dagli insegnanti con la consulenza di Rosa Frammartino, per quasi due ore, con grande interesse e attenzione, hanno interloquito direttamente con il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, il direttore scientifico del Festival, il saggista e storico dei fenomeni criminali Antonio Nicaso, il giornalista Bruno Palermo ed il presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni.
“Bambini, donne & falsi miti della mafia” il tema ufficiale della mattinata, che si è ben presto sviluppato ben oltre, passando dal processo Aemilia fino ad arrivare a senso civico e legalità in senso lato. E permettendo ai ragazzi di ricevere tanti buoni consigli e un incitamento. Ai primi ci ha pensato lo stesso magistrato Nicola Gratteri, fornendo loro, su espressa richiesta, una sorta di decalogo: “Cosa dovete fare voi oggi? Studiare, senza pensare al 6, perché oggi col 6 siete già fuori dal mercato del lavoro; posare per un po’ di ore il cellulare, sicuramente mentre studiate; allenarvi impegnandovi nel sociale, nel tenere un legame del territorio, ad esempio parlando per un quarto d’ora con un anziano che nessuno va a trovare in ospedale; discutere in famiglia e con i vostri coetanei di quello che accade nella vostra città e nel vostro Paese; capire la storia perché la storia ci fa capire il presente e perché, oggi, siamo diventati Africa del Nord e siamo fanalino di coda in Europa – ha detto Gratteri – Fate questo, cercando di essere coerenti ogni giorno con i valori di rispetto e legalità: fatelo sennò vi ridurrete a una che sarà utilizzata da gente più furba e più spregiudicata”.
“Fatelo anche perché abbiamo bisogno di una classe dirigente rinnovata e voi siete anche la nostra classe dirigente del futuro”, ha concluso la mattinata il presidente della Provincia, Giorgio Zanni, con un incitamento davvero sentito ai ragazzi. “Può suonare strano detto da un trentenne, ma abbiamo bisogno di voi e noi crediamo in voi – ha aggiunto – Quindi studiate, perché studiare significa capire e conoscere. E sappiate anche dire di no: darsi dei limiti da non oltrepassare mai è fondamentale, lo è per chi come me, pro tempore e con orgoglio è chiamato a ricoprire una carica pubblica, ma lo è anche per ogni cittadino nella quotidianità. Perfino nelle cose più banali, nel dove decidiamo di andare a prendere un caffè o mangiare una pizza, o farci tagliare i capelli…”.
Prima, la mattina era scorsa davvero veloce, aperta dall’intervento di Antonio Nicaso, che ha ricordato le prime iniziative nel Reggiano, ormai una decina di anni fa: “Vi mettevamo in guardia, incontrando non poco scetticismo, perché avevamo già visto cosa era successo in altre parti del Nord ricco e che poi si è puntualmente verificato – ha detto – Per primi hanno ceduto gli anticorpi economici, perché la ‘ndrangheta quando lascia la sua terra di origine si trasforma in una agenzia di servizi che, forte di valanghe di soldi illeciti, può offrire con ribassi mostruosi. E allora molti imprenditori hanno ceduto alla logica della riduzione dei costi e della massimizzazione dei profitti. Poi si è provato con la società civile, con la zona grigia dei consulenti finanziari: una condannata di Aemilia si vantava col padre di fare affari col numero 2 della ‘ndrangheta”. Anche da Nicaso, un accorato appello ai ragazzi: “Informatevi su quello che è successo e su quanto succede intorno a voi, bisogna conoscere per capire e per scegliere da che parte stare – ha detto – La scuola serve proprio per darvi capacità critica e permettervi di diventare sentinelle di legalità con il vostro impegno quotidiano e costante”.
Alle domande dei ragazzi ha riposto anche il giornalista Bruno Palermo, autore di “Al posto sbagliato”, libro che racconta tante, drammatiche storie di bambine vittime di mafia, “una sorta di coscienza tascabile da portarsi dietro ogni giorno, perché nessun altro debba piangere e straziarsi dietro una bara bianca”, come scrive con Luigi Ciotti nella prefazione. Una in particolare, riguardava l’omertà: “Il 70 per cento dei genitori di questi bambini e ragazzi innocenti non sa chi e perché li ha ucciso e questo ha a che fare certamente con l’omertà – ha detto – Omertà è paura e la paura fa parte dell’essere umano. Ma di cosa e perché abbiamo paura? Di quello che non conosciamo e perché siamo soli: ecco perché è importante studiare ed informarsi e, soprattutto, tornare ad essere comunità”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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