Scrive il residente provinciale dell’Anpi di Reggio Emilia, Ermete Fiaccadori: “L’Anpi, assieme alle istituzioni reggiane e alle organizzazioni partigiane, è presente ed attiva da protagonista alle celebrazioni organizzate in tutti i comuni della provincia per la festa del 25 Aprile.
Riteniamo che sia un fatto doveroso nei confronti dei 625 partigiani reggiani caduti nella lotta di liberazione e degli oltre 9.500 combattenti che hanno messo in pericolo la loro vita per la nostra libertà. Altrettanto doveroso è ricordare la scelta coraggiosa degli Internati Militari Italiani che si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò ed i rischi che corsero le famiglie delle case di latitanza e le tante staffette che, con le loro azioni, rischiarono la vita.
L’Anpi è attiva sul territorio reggiano con 42 sezioni e 4.234 iscritti. Ha sempre operato per tramandare i valori emersi e maturati nella resistenza ben consapevoli della molteplicità delle ispirazioni ideali, culturali e politiche che la hanno caratterizzata e che poi sono stati mirabilmente espressi nella nostra Costituzione Repubblicana approvata negli ultimi giorni del 1947 con 458 voti a favore e 62 contrari malgrado si fosse già in piena guerra fredda.
Costituzione che, diversamente da quanto sostengono alcuni esponenti politici, è antifascista non solo per la dodicesima disposizione finale e transitoria che impedisce la ricostituzione del partito fascista e l’apologia del fascismo, precisata con la legge Scelba del 1952, ma è antifascista anche per i suoi principi e contenuti che sono l’esatto contrario di ciò che è stato il fascismo in Italia.
Quegli ideali e quei valori sono oggi espressi nella carta dei valori e degli intenti del Forum delle Associazioni Antifasciste e della Resistenza di cui fanno parte, tra l’altro, Anpi, ANPC e ALPI APC che è parte della FIVL.
In questo contesto unitario delle associazioni partigiane Anpi e ALPI – APC si sono alternate sul palco delle maggiori commemorazioni cittadine negli ultimi 20 anni per effetto di un accordo verbale fiduciario definito allora da Romolo Fioroni, Giuseppe Carretti e Giacomo Notari. Coerentemente in questo 25 aprile, a Reggio Emilia, parlerà Beppe Pagani, presidente di ANPC, in rappresentanza delle associazioni partigiane.
Crediamo che nel 80° dell’inizio della lotta di liberazione la pluralità delle componenti ideali e culturali che la caratterizzarono vada valorizzata anche per dare una risposta unitaria maggiormente efficace agli attacchi che subisce con una preoccupante accelerazione in questi ultimi tempi”.
La liberazione è di tutti. Dice il segretario provinciale Azione a Reggio Emilia, Marco Cassinadri: “Gli errori si pagano, sempre, ma per risolverli occorre la saggezza di ammettere di averli commessi e cercare la soluzione.
Per troppi anni si è associato al valore dell’antifascismo unicamente il mondo di sinistra e della sinistra estrema. Associazione in parte vera ma non esaustiva in quanto incompleta e questo fa sì che oggi, purtroppo, la festa del 25 aprile sia vista come una festa di parte.
Tra le forze e tra gli uomini che anche in Italia hanno combattuto e vinto il fascismo possiamo tranquillamente ricordare, comunisti, socialisti, azionisti, i monarchici come il generale Raffaele Cadorna ed il colonnello Giuseppe Montezemolo, i liberali come Giovanni Amendola e Benedetto Croce, i cattolici come don Minzoni e Piergiorgio Frassati.
Giova inoltre sempre ricordare che le forze alleate presenti in Italia assommavano a circa 1.300.000 uomini e che da parte loro le perdite furono pari a circa 313.000 uomini mentre le truppe tedesche arrivarono a circa 1.000.000 di uomini con circa 330.000 perdite.
Crediamo che nel ricordo degli eventi che caratterizzarono la nascita della nostra repubblica vada posta l’attenzione all’accordo che a Salerno nel settembre del 1943, sotto la direzione degli Alleati, spinsero i sei partiti antifascisti (Partito Comunista, Democrazia Cristiana, Partito d’Azione, Partito Liberale, Partito Socialista di Unità Proletaria e Partito Democratico del Lavoro) ad entrare in un governo che avesse l’autorevolezza e la responsabilità di uno Stato screditato dal fascismo, ma autorevole per onorarne i futuri impegni internazionali.
Accordi che fecero sì che ovunque, partigiani delle Brigate Garibaldi, di Giustizia e Libertà, dei monarchici, ebraiche, delle Fiamme Verdi o anche di reparti dell’esercito regolare aiutassero gli Alleati nella guerra di Liberazione da non confondersi con una guerra civile. La differenza delle terminologie è minima, è però sostanziale in quanto fu allora che nacque un accordo fra partiti diversi uniti per fondare una nuova visione politica.
Basta leggere la lapide che ci ricorda ogni giorno le medaglie d’oro della Provincia di Reggio Emilia posta all’ingresso della Sala del Tricolore per leggere nomi di partigiani, carabinieri, militari che credettero in un’Italia diversa.
Reggio Emilia fu infatti liberata dai partigiani della 284° Brigata Fiamme Verdi “Italo” e della 26° Brigata Garibaldi “Bagnoli”.
Saremo retorici, ma tutto è condensato nell’art. 3 della nostra Costituzione:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Ecco il testo più antifascista che i Costituenti ci potevano regalare”.
Ultimi commenti
buffon sei il numero uno del pianeta terra
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!