I materiali raccolti nella pubblicazione “Dal Giardino Langer al Sentiero Langer: percorsi e pensieri – Un anno di progetti su pace, ambiente e diritti” – a cura di Lorenzo Capitani e Ugo Pellini, realizzato da Libera università popolare (Lup) nell’ambito di Qua_Quartiere bene comune progetto del Comune di Reggio Emilia con il patociniuo della Fondazione Langer – provengono da un anno di lavoro su due progetti portati a termine nei Laboratori di quartiere: Primavera al Giardino Langer e Festa Parchi: dalle Querce rosse al parco della Mirandola.
In particolare negli anni più recenti, il Giardino dedicato all’ambientalista, pacifista e politico europeo Alexander Langer, all’interno del parco del Diamante nel quartiere Orologio, è divenuto sempre più luogo di ispirazione sui temi della pace e dell’ambiente, della valorizzazione di temi naturalistici e storico-culturali.
Riflessioni e contributi trovano ora spazio, senza alcuna pretesa di esaustività, nel nuovo libro, restituendo un profilo significativo dell’interesse suscitato e della partecipazione che i temi trattati hanno incontrato nei cittadini, nel corso dei diversi incontri di quartiere. Sin dall’inizio delle attività, le giornate sono state scandite dagli eventi tragici della rovinosa guerra in Ucraina, nel centro dell’Europa. Perciò i diversi incontri hanno rappresentato anche un’opportunità per alimentare una cultura della pace, di cui il volume tiene conto.
Il materiale proposto è stato ordinato in tre diverse sezioni:
la prima dedicata alla presenza di Alexander Langer e del suo lascito culturale, politico e valoriale nel mondo odierno;
la seconda sezione riporta l’illustrazione particolareggiata delle dieci principali stazioni del Sentiero ad anello di 5 chilometri, che parte e si conclude nel Giardino Lager ed entrerà a far parte del progetto Sentieri urbani, riconosciuti e segnalati dal Cai;
la terza parte offre contributi di autori, ricercatori e ecologisti di rilievo internazionale sulla cultura ambientalista, a partire da alcuni spunti e suggestioni emersi nelle conversazioni con i cittadini partecipanti agli incontri laboratoriali.
PERCHÉ QUESTO LIBRO? – La pubblicazione risponde a istanze concrete e crescenti nella comunità cittadina, a proposito di sostenibilità e ri-scoperta culturale e storica degli ambienti di vita.
“La collaborazione civica e la ‘conversione ecologica’ che, come diceva Alex Langer, è tale solo se ‘socialmente desiderabile’, sono ormai inscindibili nell’opinione pubblica e nell’attività amministrativa”, ha detto l’assessore alla Partecipazione Lanfraco De Franco, che ha presentato la pubblicazione ai media insieme con i curatori Lorenzo Capitani e Ugo Pellini ed ha sottolineato la collaborazione su questi temi e azioni con l’assessora alle Politiche per la Sostenibilità, Carlotta Bonvicini.
“Proprio per questo – ha aggiunto l’assessore De Franco – il mio lavoro si svolge su questi temi assieme a quello dell’assessora alla Sostenibilità Carlotta Bonvicini del La riqualificazione e il riuso delle aree verdi dei quartieri infatti – ha aggiunto l’assessore – sono tra le principali richieste che vengono poste nei tavoli dei Laboratori di cittadinanza e che trovano risposta, ad esempio, nell’emersione e tracciatura di centinaia di chilometri di sentieristica urbana ed extraurbana con la manutenzione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico”.
Sempre più pressanti si fanno ragionamenti su un bilancio carbonico che accompagni i decisori e i cittadini rispetto alle scelte amministrative, con lo stesso tipo di vincolo che storicamente richiede l’equilibrio contabile, e sulle innovazioni di progetti pubblico-privati in materia di sostenibilità, come il grande tema delle comunità energetiche da fonti rinnovabili.
“Ora che il messaggio culturale, politico e sociale della conversione ecologica pare acquisito – ha concluso De Franco – anche a causa della grande accelerazione dovuta alla recente crisi energetica, serve quanto mai un nuovo modello di società sostenibile e collaborativa, dunque pacifista”, che parta dai Comuni e dalla partecipazione attiva delle comunità locali. Anche questo è percorrere il sentiero già tracciato da Alex Langer.
LA PRESENTAZIONE – La prossima inaugurazione del Sentiero Langer a Reggio Emilia – mercoledì 12 aprile alle ore 17.30 al Centro sociale Orologio, è prevista la presentazione pubblica del volume – potrà essere una preziosa occasione anche per rafforzare il rapporto tra Reggio Emilia e Sarajevo: dal 2021 infatti sulle colline intorno a Sarajevo – città definita ‘Gerusalemme europea’, simbolo di pace e fratellanza tra popoli e culture gemellata con Reggio Emilia dallo scorso anno – ha preso il via un analogo Sentiero, dedicato ad una personalità indimenticata, che tanto si è spesa per la pace e la convivenza.
DAL GIARDINO AL SENTIERO LANGER – Il percorso del Sentiero Alexander Lager, lungo 5,08 chilometri, è caratterizzato da un anello che inizia e termina al Giardino dedicato allo stesso Langer, nel quartiere Orologio.
Si sviluppa in un ambito urbano residenziale, su strade comunali e piste ciclabili che si diramano all’interno del verde pubblico con 5 parchi. Sono stati individuati inoltre 10 punti di interesse storico, botanico e sociale.
Ecco, dal volume, la descrizione delle 10 tappe storico-ambientali:
1 – Giardino Alexander Langer. Realizzato nel 2005 il Giardino, con la presenza di otto diverse piante, all’origine richiama l’immagine dell’arca, presente in diverse narrazioni mitiche come segno di fratellanza e di solidarietà degli esseri umani, vuole alludere alla necessaria convivenza tra le nazioni, le culture, le religioni, anche come condizione fondamentale per la profonda riconversione ecologica del nostro pianeta. Le specie tengono conto del limitato spazio dell’area per cui sono prevalentemente alberi che non raggiungono grandi dimensioni.
2 – Casino Ottavi. In una targa all’ingresso dell’edificio si legge Villa Ottavi, ma nel Catasto unitario del 1880 il luogo è indicato come Casino Ottavi. Una siepe di Bosso è testimone di un antico giardino all’italiana e imponenti cedri, querce e platani costituiscono il verde del Parco. Nel 1944 era di proprietà della contessa Lavinia Ottavi Brazzà; nel luglio ‘44 vi si stabilì il colonnello delle SS Eugen Dollmann, l’interprete tra i colloqui di Hitler e Mussolini, uno dei più importanti tedeschi presenti in Italia durante la seconda guerra mondiale. Era arrivato nella nostra città prima della caduta di Firenze e la scelta, per sua stessa ammissione, era strategica: Reggio Emilia si trovava tra il Quartier generale di Albert Kesserling a Sant’Andrea Bagni di Medesano (Parma), il lago di Garda, dove si erano insediati il governo di Mussolini e il generale delle SS Karl Wolff e Milano. Villa Roncina, come lui la definiva, era il punto di partenza di tanti suoi viaggi compreso quello che lo portò, nel febbraio ’45, a Lugano a trattare con Allen Dulles, dei Servizi segreti americani, la resa dei tedeschi. Nell’estate del ‘44 proprio qui avvenne un incontro militare segreto tra Mussolini, Kesserling e il generale Graziani per discutere sull’andamento della guerra; fu l’ultima volta che il duce venne a Reggio Emilia. Il complesso ora è di proprietà dell’Amministrazione provinciale ed è in vendita.
3 – Orti Orologio. Gli Orti dell’Orologio, all’interno del parco Nilde Iotti, sono nati nel 2016 grazie a una collaborazione tra il Comune di Reggio Emilia e il Centro sociale Orologio. Si tratta di un’ area dotata di percorsi, deposito attrezzi, approvvigionamento idrico da pozzo e allacciamento elettrico. I 53 orti sono stati assegnati, dopo un bando pubblico, ai cittadini che ne hanno fatto richiesta; alcuni sono riservati alla terza età, altri assegnati a gruppi di ragazzi. E’ in fase di sviluppo un progetto per realizzare alcuni orti utilizzabili da parte di persone con mobilità ridotta.
4 – Parco Nilde Iotti. Il progettato Parco Ottavi, che prevedeva la trasformazione di circa 53 ettari di terreno agricolo in un quartiere di circa 4.500 nuovi abitanti, non è mai stato realizzato. Il verde pubblico, ottenuto dal Comune come area di cessione, si estende per circa 16 ettari; al momento della sua realizzazione sono stati messi a dimora 2.100 alberi e 3.100 arbusti, di oltre 50 specie diverse. Un lungo viale alberato lungo un chilometro, costituito da pioppi cipressini, attraversa tutto il parco e riprende l’antico cannocchiale prospettico un tempo esistente. Al centro di questo spazio, con una caratteristica forma a mandorla, sono stati creati due laghetti di circa 7.000 metri quadrati; intorno ad essi sono stati collocati alberi ed arbusti tipici degli ambienti umidi: salici, pioppi, olmi e anche ontani neri, specie presenti un tempo nelle paludi padane. Nell’acqua sono state inserite la Canna di palude, la Tifa, il Giunco fiorito, la Salcerella e il Carice. I laghetti sono popolati da un abbondante numero di pesci di varie dimensioni: carassi e carpe; anche l’avifauna è abbondante: aironi cenerini, gallinelle, folaghe; singolare la presenza di tartarughe “aliene”, del genere Trachemis. Nel parco notevole è il numero delle piante ornamentali: soprattutto tigli, aceri, frassini e alberi di Giuda; non mancano le piante da frutta come il Mirabolano, il Ciliegio, l’Albicocco, il Sorbo, il Gelso e il Noce. Sono stati messi a dimora anche tanti arbusti, autoctoni e no: Nocciolo, Prugnolo, Corniolo, Sanguinello e anche Cotoneaster, Abelia e Lavandula dalle vistose fioriture.
5 – Parco Mirandola. Realizzato alla fine degli anni Ottanta, si estende su una superficie di 57.000 metri quadrati; include diversi edifici residenziali, un Centro sociale ed una Ludoteca, con accesso diretto all’area verde Il parco è attraversato in senso nord-sud da un doppio filare di pioppi cipressini e presenta numerosi nuclei alberati formati da Acero campestre, Frassino ossifillo e Tiglio. Il settore occidentale è contraddistinto da esemplari isolati, con sesto d’impianto non regolare, di diverse specie tra le quali Farnia, Cedro deodora, Ontano napoletano, Robinia, Frassino ossifillo, Noce nero, Catalpa, Ciliegio, Ginkgo, Tasso ed alcune siepi arbustive di Biancospino, Carpino bianco ed Ibisco. Il settore orientale è caratterizzato da alcuni filari ordinati prevalentemente di querce.
6 – Parco Terrachini. L’estesa area verde che i reggiani hanno sempre chiamato “Al bosch ed Terachin” non è proprio un bosco; è nato come Giardino all’inglese di Villa Ottavi. L’edificio, di ispirazione toscana, fa parte di un pregevole complesso che si trova vicino alla via Emilia; l’originario casino della famiglia Linari nel 1860 passò agli Ottavi, fu ristrutturato e dotato di un esteso parco, con pregevoli specie arboree, dall’illustre ingegnere Prospero Ottavi, il responsabile del traforo del Frejus. Nel 1912 fu acquistato da Eugenio Terrachini ed ora appartiene alla famiglia Ferri Ricchi. Nei pressi della villa sono presenti dei fabbricati rurali con caratteristiche di particolare interesse e un oratorio. Proprio in una di queste abitazioni nel 1913 è nato il tenore Ferruccio Tagliavini che, come scriveva nel 1948 un giornale di New York: “da bambino si divertiva a fare il Tarzan sugli alberi del bosco”. Il Giardino era di grande interesse nella soluzione dei percorsi e negli elementi formativi tra cui un laghetto. In asse con la villa, a meriggio, si impostava un lungo viale prospettico (ripristinato nel Parco Iotti) che la collegava alla strada per Cavriago, ove sono ancora collocati i pilastrini terminali; intorno non mancavano le coltivazioni. Nell’agosto del 1943 il complesso fu occupato dai tedeschi che, per non essere individuati dagli aerei alleati, avevano cercato di nascondere i loro carri armati sotto le fronde delle querce e di altri alberi secolari. I reparti della 1^ Divisione Panzer SS “Leibstandarte SS Adolf Hitler”, la più importante divisione delle Waffen-SS, avevano raggiunto Reggio Emilia trasportando i loro mezzi corazzati in treno. Avevano in dotazione dei cacciacarri e anche i famosi carri armati Tigre. Dopo la notizia dell’Armistizio, nella notte tra l’8 e il 9 settembre, reparti di questo reggimento corazzato occuparono la nostra città, con l’uccisione di cinque militari italiani. A Reggio in agosto aveva sfilato per le vie della città il famigerato Sturmbannführer, equivalente al grado di Maggiore, Joachim Peiper, che il 19 settembre sarà tra i responsabili dell’eccidio e della distruzione per rappresaglia di Boves, in provincia di Cuneo, dove furono uccisi 25 civili e incendiate 350 case. Il “Bosco di Terrachini” ha raggiunto grande notorietà quando, negli anni Cinquanta, ha ospitato le prime Feste dell’Unità, organizzate dal Partito comunista italiano. In questi ultimi anni il “bosco” si e notevolmente ridotto: ne sono rimasti alcuni lembi con la presenza di querce secolari nella parte dietro la villa; anche il ponticello è sopravvissuto. Nella parte anteriore della villa le piante sono più sparse, con la presenza di esemplari di buone dimensioni.
7 – Parco Davoli. Realizzato negli anni Settanta con la messa a dimora di specie varie (Albizzia, Nocciolo, Ippocastano, cedri) e cespugli da fiore, si estende su una superficie di 8.100 metri quadrati. È dotato di vialetto pedonale, area gioco bimbi, illuminazione e panchine; in questo spazio è stata costruita una piazzetta con fontanella e cippo monumentale dedicato al partigiano Paolo Davoli. Originariamente era stato denominato Parco Nocciolo rosso per la presenza di una varietà a foglia rossa del nostrano Nocciolo.
8 – Parco Querce rosse. Realizzato alla fine degli anni Ottanta si estende per 12.500 metri quadrati; prende il nome da un filare di querce rosse (Quercus rubra) che costituisce il fondale del parco sul lato sud. È dotato di aree sportive polifunzionali come una pista da calcetto con tribuna coperta ed una pista più piccola, inserite in un contesto a verde che alterna zone alberate a prati. È all’interno del sistema di percorso ciclabile che, attraversando diverse aree verdi, permette di collegare il centro storico cittadino al quartiere Peep di Pieve Modolena. Oltre alle querce rosse sono presenti un nucleo di sofore, diverse specie di latifoglie (Bagolaro, Frassino, Tiglio) e di conifere (Cedro dell’Atlante, Libocedro, Pino nero e Pino strobo).
9 – Parco del Gelso / Orologio.
Realizzato nel 1989 ha un’estensione di 45.600 metri quadrati; prende il nome da uno storico albero che da oltre sessanta anni vegeta all’interno del complesso denominato un tempo Casino dell’Orologio ed ora sede del Teatro dell’Orologio, della Ludoteca, della Biblioteca e del Centro sociale Orologio. L’albero, alto quasi 10 metri ha una circonferenza di circa 270 centimetri. Piantato intorno agli anni Quaranta, dicono gli anziani del posto, per tenere all’ombra l’automobile del custode della vecchia corte, aveva una chioma ampia che gli consentiva di mantenere l’ombra per i frequentatori del Casino. Il Casino dell’Orologio è un elegante fabbricato settecentesco che sviluppa un impianto a “U” articolato su tre livelli; l’ala disposta a sud era adibita a rustico con porta morta. Annesso al complesso si trovava anche un oratorio dedicato a San Francesco d’Assisi e un lungo viale di accesso collegava il complesso alla Via Emilia. Nel 1772 il Casino era di proprietà della famiglia dei conti Cassoli, che lo avevano acquistato dal conte Giulio Grimaldi. Nel 1871 la proprietà passò ad Antonio Spaggiari e nel 1886 a Prospero Ottavi, successivamente alla contessa Lavinia Brazzà Ottavi. Nel 1954 il proprietario risultava essere il signor Lombardini e dal 1978 l’Amministrazione comunale. Su pressione del Consiglio di quartiere e della gente che rivendicava spazi collettivi il Casino venne “occupato” da un gruppo di cittadini. Fu modificata la soluzione urbanistica del Prg che prevedeva 150mila metri quadrati di costruzioni e iniziò il recupero della struttura, la diminuzione delle aree da costruire, e la conservazione del verde. Il Parco è diviso in due settori collegati tra loro da un sottopasso ciclopedonale che unisce il settore del quartiere dell’Orologio con via Puccini. Tra gli alberi oltre al Gelso, sono presenti filari di Querce rosse, di Carpini bianchi, Frassini, Tigli: da segnalare, vicino al gioco da bocce, un monumentale esemplare di Frassino.
10 – Parco Diamante. Realizzato alla fine degli anni Ottanta, si estende su una superficie di 17.900 metri quadrati. Un tempo nell’area dove sorge era presente un complesso agricolo con villa padronale (Casino Ottavi). Di questo impianto rimangono un lungo vialone contornato da un doppio filare di platani centenari, ora denominato viale Martiri di Lhasa Tibet e interessanti memorie dell’antico sistema idraulico di irrigazione. All’interno del Parco vi è un percorso ciclo-pedonale e un’antica cisterna utilizzata come piccolo palcoscenico all’aperto: il suo fondale semicircolare è stato dipinto da alcuni artisti di strada/writers di “Unità di Strada”. Al centro spicca un grande roseto a forma di cuore; la vasca, la pista del roseto e il Giardino Langer costituiscono un geoglifo (disegno realizzato sul suolo), visibile solo a grande altezza, che forma la parola “amo”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]