Reggio. Coop sociali: “Il rimpatrio di Almasri è una vergogna”

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“Uno schiaffo verso i migranti e le loro sofferenze”, così i presidenti del Consorzio Oscar Romero e delle cooperative sociali Dimora d’Abramo, L’Ovile, Papa Giovanni XXIII, Madre Teresa, La Vigna e del Ceis, le realtà reggiane impegnate nell’accoglienza, commentano la scarcerazione e, soprattutto, l’immediato rimpatrio “con un volo di Stato” di Najeem Osama Almasri Habish, il libico sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità.

“E’ sconcertante – spiegano Valerio Maramotti, Ilaria Nasciuti, Fabio Salati, Lisa Vezzani, Luca Dosi e don Giuseppe Dossetti – la rapidità con la quale si è proceduto al rimpatrio di un uomo di cui è ben nota la pratica della tortura su donne, giovani e uomini spinti dalla disperazione in terra libica, in cerca di una via di fuga da guerre, persecuzioni e povertà estrema”

“Ne abbiamo testimonianza diretta da tante persone accolte nel nostro territorio, che in Libia hanno subito ogni forma di violenza, angheria e umiliazione ad opera di Almasri e dei suoi “collaboratori””.

In spregio alla Corte penale internazionale – che ora ha chiesto spiegazioni al nostro Governo – e, ancor più, in spregio a qualsiasi forma di minimo rispetto della dignità umana – proseguono i presidenti delle coop sociali reggiane aderenti a Confcooperative terre d’Emilia – alla scarcerazione (dovuta ad un vizio di forma nell’arresto) è seguito un vergognoso rimpatrio non dovuto e privo dei carattere d’urgenza cui fa appella il Governo, visto che Almasri era ed è pericoloso per i migranti, ma non risulta esserlo per i torinesi, la città nella quale è stato arrestato”. “In questo modo – sottolineano Maramotti, Nasciuti, Salati, Vezzani, Dosi e Dossetti – si è esclusivamente messo al riparo dalla giustizia un uomo accusato di crimini contro l’umanità”.

“Per chi, come noi, tutti i giorni è impegnato in percorsi di accoglienza e integrazione ed è chiamato ad aiutare tante persone a superare le conseguenze fisiche e mentali delle violenze subite in Libia – osservano i presidenti delle coop reggiane – è inaccettabile che un Paese la cui premier ha dichiarato guerra ai trafficanrti di uomini nell’intero “globo terracqueo” si renda ora complice di un Paese e di un uomo che fanno della più brutale violenza il perno del loro sistema di accoglienza di chi fugge da altre tragedie”.

“E’ una vergogna – concludono Maramotti, Nasciuti, Salati, Vezzani, Dosi e Dossetti– per un Paese democratico che sarebbe invece chiamato a contrastare e condannare quella violenza che, peraltro, anche i suoi cittadini hanno subito e ancora oggi subiscono in diverse parti del mondo”.

 



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