Parte da 500.000 euro, con la possibilità di arrivare sino ad un milione in base alle richieste, l’investimento promosso da Confcooperative per potenziare la rete delle cooperative che gestiscono centri antiviolenza e servizi d’accoglienza, protezione, tutela e accompagnamento per donne vittime di maltrattamenti e abusi.
I contributi, a fondo perduto e fino a 20.000 euro per ciascuna cooperativa, sono resi disponibili dalla centrale cooperativa attraverso Fondosviluppo, il fondo mutualistico nazionale in cui annualmente confluisce il 3% degli utili realizzati dalle cooperative aderenti all’organizzazione).
“A Reggio Emilia – sottolinea il presidente di Confcooperative Terre d’Emilia, Matteo Caramaschi – vi sono diverse realtà fortemente impegnate in queste azioni di sostegno a donne che non possono essere lasciate sole di fronte alla violenza, spesso associata all’aggravante della povertà o della dipendenza economica, che le rende doppiamente vittime e diventa un freno alla denuncia e a percorsi di autonomia”.
Tra le realtà reggiane che operano con servizi di accoglienza e sostegno per donne che vivono situazioni di estremo disagio a causa della violenza, spiccano le cooperative sociali Madre Teresa, Dimora d’Abramo e L’Ovile; “esperienze – sottolinea Caramaschi – che si connotano come punti di riferimento anche per i servizi pubblici in campo sociale, sanitario ed educativo, sostenendo percorsi che si estendono dall’ascolto all’accoglienza, alla formazione, all’inclusione lavorativa”.
“L’investimento che si realizzerà con Fondosviluppo – prosegue Caramaschi – rappresenta uno degli elementi di traduzione concreta della campagna di informazione e sensibilizzazione (#Fattisentirecontrolaviolenza) che il nostro sistema ha avviato nel 2021 e si affianca al lavoro che le cooperative (diverse delle quali già certificate per la parità di genere) conducono abitualmente per contrastare la violenza di genere e promuovere la cultura delle pari opportunità”.
I contributi a fondo perduto sono destinati al potenziamento dei servizi dei centri antiviolenza (sportello di ascolto, sostegno psicologico, avvio di percorsi percorsi professionali/lavorativi), della loro gestione (potenziamento e affiancamento delle figure professionali specialistiche della cooperativa, percorsi di formazione e aggiornamento degli operatori impegnati, gestione case/rifugio) e, inoltre, a campagne di sensibilizzazione presso scuole e agenzie educative, purchè siano in affiancamento ai servizi dei centri antiviolenza.
Per accedere al bando (le domande sono già aperte), le cooperative che gestiscono centri antiviolenza e case per donne maltrattate debbono avere un’esperienza di almeno cinque anni nella gestione di questi servizi.
“A questa azione di Confcooperative/Fondosviluppo – conclude Caramaschi – si affianca anche un’importante azione delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali che, tra l’altro, sono impegnate nel progetto “Microcredito di Libertà”, nato nel 2020 dall’intesa con l’allora Ministero per le Pari Opportunità e la Famiglia, l’ABI, l’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM) e la Caritas Italiana per contrastare il fenomeno sempre più diffuso della violenza economica di genere”.
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