E’ stato un fulmine a ciel sereno, per i 69 dipendenti della Comall di Sesso, l’annuncio della direzione di delocalizzare a Cattolica gran parte delle attività produttive già dai prossimi mesi, lasciando a Reggio Emilia lavoro per circa 13 persone.
“Ci hanno annunciato un trasferimento collettivo a Cattolica, ma in realtà è un licenziamento mascherato – dichiara Alessandro Malagoli della Fiom di Reggio Emilia – La Proprietà così facendo “ucciderebbe” l’azienda reggiana, gettando in mezzo alla strada circa 60 lavoratrici e lavoratori. Dicono di voler salvare l’azienda lasciando lavoro per 10 persone su 70, e utilizzano il trasferimento sapendo che nessuno è nelle condizioni di spostarsi in Romagna”.
“Abbiano almeno la dignità di chiamare l’operazione con il vero nome: stanno chiudendo un’azienda e licenziando decine di lavoratori” dichiarano le tute blu della Cgil reggiana.
Dopo un’assemblea molto sofferta in cui la Fiom di Reggio e le Rsu aziendali hanno riportato a tutte le maestranze i contenuti dell’incontro avvenuto ieri presso la sede di Unindustria Reggio Emilia, i lavoratori hanno deciso di uscire subito in sciopero e mettersi in presidio davanti ai cancelli dell’azienda. Non era mai accaduto nella lunga storia dell’azienda reggiana.
L’assemblea sindacale indetta dalla Fiom ha deciso di aprire una vertenza con l’obiettivo di mantenere a Sesso tutte le attività oggi presenti, votando un primo pacchetto di 40 ore di sciopero che verranno organizzate nella maniera più efficace, con l’obiettivo di condividere con l’azienda un piano di gestione della crisi differente da quello attuale.
Durante il presidio, che ha visto la partecipazione di quasi tutti i lavoratori presenti in azienda, tra la nebbia di Sesso e sotto una pioggia incessante, è proseguita l’assemblea sindacale in sciopero.
“I lavoratori sono preoccupati, delusi, indignati, ma non hanno paura di lottare” racconta Malagoli. L’azienda ha comunicato uno stato di crisi, legato anche ad un aumento dell’indebitamento e a una riduzione pesante delle commesse e ha finora deciso che la soluzione possa essere trasferire i lavoratori reggiani a Cattolica.
“L’incontro presso Unindustria è stato surreale perché non ci sono state spiegazioni sulle radici della crisi, non è stato comunicato nemmeno un dato oggettivo sulla condizione dell’azienda, ma soprattutto non è stato spiegato il piano industriale che dovrebbe salvare l’azienda. – si legge nella nota del sindacato – Non ci è stato spiegato per quale motivo, mantenendo gli stessi lavoratori a fare le stesse cose ma in un luogo diverso, l’azienda dovrebbe riprendersi dall’attuale situazione. Mai vista una cosa del genere”.
Nell’incontro tra sindacati e Direzione, riporta ancora la Fiom di Reggio, è stato affermato che “a Sesso dovrebbero restare solo le attività legate alla produzione e vendita delle punzonatrici, che attualmente vedono impiegate meno di quindici persone, ed è stato comunicato che il primo trasferimento collettivo riguarderà 20 persone, entro la fine dell’anno”.
“Sappiamo che la Proprietà non considera i lavoratori di Reggio come persone di serie B, e auspichiamo che nel prossimo incontro del 29 Ottobre si potranno trovare le soluzioni per evitare i trasferimenti e gestire la crisi in loco” dichiara Simone Vecchi Segretario della Fiom di Reggio che insieme a Malavasi ha incontrato i lavoratori in assemblea.
“L’attuale management ha ereditato una situazione difficile e ha preso una decisione affrettata, probabilmente non tenendo conto della reazione dei lavoratori – conclude Vecchi – ma i problemi dell’azienda si possono affrontare ritirando i trasferimenti e confrontandosi a Reggio, trovando soluzioni alternative: altrimenti il conflitto non potrà che aumentare, i lavoratori non staranno fermi.”
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