Sono diminuite dell’8,1%, nel primo trimestre dell’anno, le vendite al dettaglio delle aziende reggiane.
L’emergenza sanitaria sul settore commerciale ha portato, quindi, ad una riduzione dei consumi che ha coinvolto pesantemente ed esclusivamente – come era prevedibile – la vendita dei prodotti non alimentari, con una flessione del 17,5%.
Sono questi alcuni dei dati emersi dall’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio sui risultati dell’indagine congiunturale del sistema camerale che ha effettuato le interviste presso le aziende del settore nel corso del mese di maggio.
La tendenza negativa del commercio al dettaglio è ovviamente mitigata dall’andamento in controtendenza rilevato dalle vendite di prodotti alimentari, cresciute dell’1,7% rispetto al gennaio-marzo del 2019, mentre quelle effettuate dalla grande distribuzione organizzata (ipermercati, supermercati e grandi magazzini) si sono attestate al +9,5% su base annua.
Ma quale è stato l’impatto del Covid-19 sulla produzione diretta di beni e la vendita delle aziende commerciali? E quali sono state le modifiche e le strategie adottate dagli imprenditori reggiani del commercio per far fronte alla pandemia?
Più di quattro imprese su dieci hanno dichiarato di aver modificato le modalità di approvvigionamento o di produzione o il sistema di distribuzione dei prodotti, e poco più di un terzo ha modificato la struttura organizzativa o del personale.
Per far fronte all’impatto della pandemia, pur in presenza di una prevalenza di coloro che sono stati costretti ad una riduzione della produzione o dell’attività, il 16% degli intervistati ha affermato di aver dovuto invece aumentarle per rispondere ai cambiamenti intervenuti, mentre il 14% ha riconvertito la produzione o modificato la propria attività.
Anche la catena di fornitura delle aziende ha dovuto fare i conti con l’emergenza sanitaria: se due imprese su tre hanno registrato un rallentamento di alcune forniture, per l’11% l’interruzione è stata totale. Di fronte a queste difficoltà, il 20% delle aziende si è trovata nella condizione di dover sostituire i propri fornitori per poter proseguire l’attività.
Per affrontare il nuovo contesto economico le imprese, sul fronte occupazionale, sono ricorse, nel 43% dei casi, alla Cassa integrazione o ad ammortizzatori sociali o ad altri strumenti di sostegno d’emergenza, mentre il 5% delle aziende intervistate ha previsto di ridurre l’organico.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]