Nuova formazione e lavoro, inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate e ‘riaggancio’ dei giovani privi di motivazione (i cosiddetti Neet, ragazzi ‘né studio, né lavoro, né formazione) per contrastare e uscire dalle nuove povertà, che la pandemia ha accresciuto e reso più evidenti, con un nuovo modello di sviluppo inclusivo e un nuovo Welfare di comunità. Punta su questi temi il lavoro dei 27 fra associazioni datoriali, organizzazioni sindacali, servizi per il lavoro, enti di formazione e ricerca, aderenti al Patto per il contrasto alle nuove povertà di Reggio Emilia, promosso dall’Amministrazione comunale e firmato lo scorso maggio.
CHI SONO – Oltre al Comune di Reggio Emilia, hanno aderito: Forum Terzo Settore, Cgil, Cisl Emilia centrale, Cupla, Uil, Cna Reggio Emilia, Coldiretti Reggio Emilia, Confagricoltura Reggio Emilia, Cia–Agricoltori Italiani, Confapi Emilia, Confcommercio, Concooperative Reggio Emilia, Confesercenti Reggio Emilia, Lapam, Legacoop Emilia Ovest, Unindustria Reggio Emilia, Ciofs–Fp Emilia-Romagna, Csl La Cremeria, Demetra Formazione, Fondazione Enaip, Fondazione Simonini, Ial Emilia-Romagna, Ifoa, Irecoop Emilia-Romagna, Aidp Emilia-Romagna, Hub Giovani di Fondazione Hub del territorio Emilia-Romagna; Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
La volontà è di attivare percorsi di sviluppo locale sostenibile, inclusivo e generativo di nuove opportunità, con il contributo di proposte progettuali aperte al contributo degli altri, sulla base della propria competenza, esperienza, ideazione e capacità di cooperare.
I ‘cantieri’ ora sono aperti. La cabina di regia del Patto ha individuato i primi obiettivi e relativi ambiti di azione, a cui contribuire, nel corso di una riunione avvenuta in Sala del Tricolore.
LE PRIORITÀ – Sono stati definiti i primi 5 ‘cantieri’, ambiti di lavoro, che affrontano le prime priorità:
competenze del futuro in termini di formazione e lavoro;
nuovi dispositivi per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate;
orientamento e occupabilità dei giovani con un focus su Neet, persone con disabilità e persone con background migratorio;
economia sociale;
working poor (lavoratori che, pur percependo un salario, non riescono a superare la soglia di povertà).
Questi ‘cantieri’ stati definiti dopo settimane di confronto dei firmatari del Patto – accompagnati dagli esperti della Fondazione Ifel-Anci per la finanza locale e dal professor Paolo Pezzana dell’Università Cattolica di Milano – su temi quali l’impatto delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale su occupazione, competenze e formazione; l’attrattività e l’internazionalizzazione del territorio; le vecchie e nuove vulnerabilità; impatti sociali dell’emergenza climatica; nuovi modelli di governance.
HANNO DETTO – “Su queste prime proposte di lavoro si gioca una partita molto importante per la nostra comunità, da ora alla prospettiva del Patto che è il 2025, cioè dopodomani, e per un Welfare che necessita di una nuova dimensione, non solo istituzionale, ma diffusa, nuova e in grado di chiamare in causa con contributi di idee, lavoro e risorse economiche, i principali attori della città – ha detto l’assessore a Welfare e Bilancio, Daniele Marchi – Proviamo a metterci insieme per generare risposte concrete, nella visione di uno scenario condiviso. Chiedersi oggi, come stiamo facendo, come sarà il lavoro nel 2045 non è velleitario: immaginarlo e capirlo significa orientare la nostra azione già da oggi su lavoro, povertà e giustizia sociale. E’ una sorta di ‘Next Generation Reggio Emilia’: cerchiamo di dare un senso nuovo alla parola ‘sviluppo’, che comprenda nuove opportunità e inclusione sociale per tutti o comunque per un numero di persone maggiore rispetto ad oggi e a domani. Siamo tutti sulla stessa barca e la rotta è questione che riguarda tutti. Lavoro, occupazione, impresa, formazione sono imprescindibili leve di un Welfare sostenibile, soprattutto con e per i più vulnerabili: Innovazione e competitività a Reggio Emilia camminano insieme al Welfare”.
Infatti, secondo uno studio recente del World Economic Forum, nel 2025 l’automazione del lavoro potrebbe cancellare nel mondo oltre 85 milioni di posti di lavoro, mentre potrebbero nascere 97 milioni di nuovi posti in nuovi lavori: una trasformazione che chiede un veloce aggiornamento dei sistemi di formazione e che rischia di penalizzare soprattutto le persone più vulnerabili già duramente colpite dalla crisi economica prima e da quella sanitaria ora, aumentando ulteriormente diseguaglianze e costi sociali.
All’incontro in Sala del Tricolore hanno partecipato anche lo stesso professor Pezzana e Riccardo Della Valle componente del Segretariato dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile-ASviS e del Comitato scientifico della Fondazione Symbola.
“Una comunità, che attraverso i soggetti che si occupano di lavoro sul territorio, si interroga su quale sarà il mondo tra vent’anni – ha detto Della Valle – è una comunità responsabile. Già nel 1979 il filosofo Hans Jonas introdusse il principio di responsabilità secondo il quale l’uomo deve prendere in considerazione le conseguenze delle sue scelte sul futuro delle prossime generazioni. Oggi gli attori di questo territorio stanno esprimendo la volontà forte del prendersi cura di quello che accadrà e di quello che oggi viene generato, con il desiderio di far accadere qualcosa di nuovo, che ancora non c’è, ma che sarà indispensabile per il domani”.
“Siamo oggi di fronte ad una sfida che ci chiama all’applicazione di una responsabilità transitiva degli attori territoriali. C’è bisogno di riconoscere il valore del contributo degli altri alla realizzazione dei propri progetti – ha detto il professor Pezzana – presupposto per affrontare la complessità del presente che richiede collaborazione, solidarietà, resilienza e nuova conoscenza”.
BASE DI PARTENZA – Il Bilancio 2021 del Comune di Reggio Emilia sviluppa, quale risposta primaria per il Welfare e le povertà, un incremento delle risorse destinate alle politiche per le famiglie, le fasce più fragili e le politiche educative:
16,3 milioni di euro (più 2,4% rispetto al 2020) per Sanità e Welfare;
1,74 milioni di euro (più 76,2% rispetto al 2020) per il Fondo povertà;
21,5 milioni di euro per il Fondo non autosufficienza;
consolidamento del trend per il Welfare, con 60 milioni di euro;
28,5 milioni di euro per le Politiche educative (più 10,5% sul 2020).
Un impegno massiccio, che non può essere sostenibile oltre misura.
Reggio Emilia, sugli obiettivi del Patto, non parte da zero: dispone già di 4,5 milioni di euro nel triennio 2021-23, quale dotazione iniziale di risorse (comunali, regionali ed europee) connesse agli obiettivi del Patto. Le linee progettuali, che saranno condivise nell’ambito degli strumenti di governance del Patto, valorizzeranno fra l’altro azioni in cantiere quali: Sportello Lavoro, lo Sportello Famiglie insieme (badanti e baby sitter), il Protocollo Inps e Inail, il Social Net-Distretto di Economia sociale, il Progetto per l’inserimento lavorativo di persone disabili (legge regionale 17 del 2005) nelle strutture del Parco Innovazione.
Si tratta ora di implementare e sviluppare le azioni, e di crearne di nuove.
INFO – Tutte i dettagli relativi ai primi Cantieri contributivi avviati saranno pubblicati sul sito del Patto di contrasto alle nuove povertà:
https://www.comune.re.it/retecivica/urp/pes.nsf/web/PttdcntrstllnvpvrtNNPBBLCRFRNCY?opendocument
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]