Ha preso il via nel primo pomeriggio di lunedì 24 gennaio l’interrogatorio di garanzia di Danish Hasnain, zio (del ramo paterno) e principale indiziato della sparizione di Saman Abbas, la ragazza di 18 anni di origine pakistana svanita nel nulla nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio dell’anno scorso dalla sua casa di Novellara, in provincia di Reggio, dopo essersi opposta a un matrimonio combinato in patria organizzato per lei dalla famiglia, che la voleva dare in sposa a un cugino.
Hasnain, 34 anni, anch’egli di nazionalità pakistana, era stato arrestato il 22 settembre scorso in Francia, in una zona a nord della capitale Parigi: dopo aver trascorso tre mesi in carcere nel paese transalpino, lo scorso 20 gennaio è stato estradato in Italia, arrivando con un volo militare all’aeroporto di Bologna per essere poi trasferito nel carcere di Reggio.
Proprio da qui l’uomo si è collegato in videoconferenza con il tribunale per l’interrogatorio davanti al giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi (che ha firmato l’ordine di custodia cautelare), al pubblico ministero Laura Galli e al maggiore Maurizio Pallante, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio. Nelle circa due ore e mezza di interrogatorio Hasnain ha negato ogni addebito, dicendosi estraneo a qualsiasi coinvolgimento nella scomparsa della nipote e sostenendo di essere stato “incastrato”.
Nonostante il corpo della diciottenne non sia mai stato ritrovato, gli inquirenti stanno trattando la scomparsa di Saman Abbas come un caso di omicidio: sono convinti che sia stata assassinata da uno o più membri della sua stessa famiglia e che il suo cadavere sia stato successivamente sepolto da qualche parte nella Bassa Reggiana.
Sono cinque, al momento, le persone indagate a vario titolo con l’accusa di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Oltre allo stesso Hasnain, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, la lista comprende anche i genitori della ragazza, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen (ancora latitanti dopo essere fuggiti in Pakistan all’indomani della scomparsa della figlia, ed entrambi destinatari di un mandato di cattura internazionale), il cugino Nomanhulaq Nomanhulaq (ancora latitante) e un altro cugino, Ijaz Ikram, fermato e arrestato nel mese di giugno del 2021 in Francia mentre tentava di raggiungere la Spagna, e attualmente detenuto nel carcere di Reggio.







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