Reggio. Studenti simulano un processo

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L’aula magna dell’istituto Galvani Iodi di Reggio Emilia ha ospitato nei giorni scorsi un processo penale simulato su un caso di revenge porn nell’ambito del percorso di legalità  nelle scuole promosso dalla sottosezione dell’Associazione nazionale magistrati di Reggio Emilia.
Hanno partecipato Silvia Guareschi, giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Reggio Emilia; gli avvocati del Foro di Reggio Emilia Vainer Burani, Mara Greco, Francesco Tirelli, Maurizio Trasatti, l’avvocato Stefano Catellani del Foro di Parma e giudice onorario presso il Tribunale di Reggio Emilia;  le tirocinanti Giada Agnello e Letizia Trasatti. Hanno inoltre preso parte alla mattinata l’assistente capo Antonio Pugliano e l’assistente scelto Alessandro D’Antonio, in forza presso il Comando della Polizia locale di Reggio Emilia.


Nel corso della mattinata sono stati inscenati i ruoli di imputato, vittima/parte civile, avvocati, giudici popolari e testimoni relativamente a un caso di diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite in applicazione dell’art. 612 ter codice penale, il cosiddetto revenge porn.
I ragazzi hanno sperimentato dal vivo cosa sia un processo e anche come si ricostruisce un reato e hanno ascoltato le spiegazioni, da parte dei professionisti presenti, relative alle regole che governano i ruoli di accusa e di difesa e le altre dinamiche che interessano un processo penale.
L’iniziativa rientra nei progetti di educazione civica dell’istituto portati avanti dai docenti, professoressa Laura Spallanzani e professor Salvatore Corcione, che hanno inserito questa giornata in un percorso più ampio iniziato con incontri preliminari e la cui finalità è di favorire l’acquisizione dell’importanza del rispetto delle norme giuridiche e, più in generale, delle regole che governano la convivenza democratica di una società civile. L’intento è di dare un contributo concreto per far fronte all’emergenza educativa che attanaglia la nostra società in cui la mancanza di paura con cui agiscono le nuove generazioni si accompagna troppo spesso a una sconcertante inconsapevolezza delle conseguenze che possono scaturire dalle loro azioni.