La Sala Verdi del teatro Ariosto di Reggio, chiusa da anni, aprirà nuovamente al pubblico: è stato infatti presentato il progetto di riqualificazione e ristrutturazione che restituirà un pezzo importante della storia reggiana ai suoi cittadini e, allo stesso tempo, risponderà al bisogno di dotare la città di un altro spazio di medie dimensioni in cui svolgere attività culturali, incontri, piccole rappresentazioni, concerti e proiezioni. Uno spazio pensato, in modo particolare, per la nuova creatività e per i giovani.
La riapertura è prevista per il mese di settembre 2020.
La Sala Verdi sarà un ambiente semplice, ma attrezzato per spettacoli ed eventi grazie a uno spazio non rigidamente impostato a priori, ma di volta in volta modulabile a seconda delle esigenze e accessibile a tutti. Sarà autonomo, ma potrà essere anche di supporto ad attività di spettacolo al teatro Ariosto, nella sua funzione più naturale di “ridotto”.
L’ingresso sarà sul lato nord dell’edificio: i circa 240 metri quadrati della sala potranno accogliere tra le 150 e le 200 persone, secondo le norme di sicurezza vigenti. Il progetto esecutivo è stato realizzato dagli architetti Ivan Sacchetti e Giuliana Allegri, che hanno seguito negli anni l’intero progetto di riqualificazione del teatro Ariosto.
Dal punto di vista funzionale, l’intervento prevede aggiornamenti legati a criteri di sicurezza, accessibilità e impiantistica, oltre alla riqualificazione degli aspetti legati all’acustica, alla tecnica di spettacolo e alla proposta di spazi di servizio più funzionali.
Un pavimento di legno renderà la sala utilizzabile in tutta la sua ampiezza, sia per gli spettacoli che le per prove: successivamente sarà realizzata una controsoffittatura acustica costituita da un sistema di pannelli appesi, posti a bandiera, intercalati dall’illuminazione – realizzata con spot a led.
Saranno completamente rifatti i camerini, collocati a sud della sala, e i servizi igienici del pubblico sul lato nord. Il progetto dell’atrio di ingresso si baserà su elementi contemporanei, soprattutto luce e materiali pregiati. Il luogo sarà inoltre caratterizzato con un pavimento in seminato alla veneziana chiaro, una parete di fondo che racchiude l’uscita dell’ascensore e le porte laterali color oro, una controsoffittatura orizzontale staccata dai muri da cui scenderà una lama di luce e due grandi lampadari che interpreteranno in chiave moderna gli antichi candelieri.
Sarà la Fondazione I Teatri di Reggio, in accordo con l’amministrazione comunale, ad affidare – tramite bando – l’appalto dei lavori per circa un milione di euro, di cui 500mila euro finanziati dalla Regione Emilia-Romagna e 450mila euro dal Comune di Reggio. Una raccolta fondi permetterà, nel frattempo, di apportare ulteriori piccole migliorie a una sala che è stata per tanti anni testimone di momenti significativi della vita sociale, politica e culturale della città.
La storia
Di pianta rettangolare, la Sala Verdi faceva già parte dell’antico Teatro di Cittadella e fu ripristinata nel corso dei lavori del 1878.
Fu, nel contempo, sala di “appoggio” per le attività di spettacolo del teatro, ma visse anche di vita propria, come luogo in cui si svolgevano attività di tipo sociale, che nulla avevano a che fare con gli spettacoli.
Con il passaggio del teatro Ariosto alla gestione pubblica, nel gennaio del 1981, iniziò un triennio di lavori di sistemazione e, nell’occasione, anche la Sala Verdi fu ristrutturata e modificata in modo sostanziale. In particolare fu resa autonoma dal teatro attraverso l’inserimento nel corpo dell’edificio di nuove scale (per le uscite di sicurezza).
La destinazione d’uso immaginata dai lavori di ristrutturazione della Sala Verdi prevedeva un suo uso civico, insieme ad attività teatrali e cinematografiche. Per anni la sala fu sede di buona parte della vasta e diversificata attività destinata alle scuole.
Inoltre, per alcune stagioni, la Sala Verdi fu la sede stabile dei cicli di concerti dell’Ora della musica, in collaborazione con l’istituto Peri, e di una specifica programmazione di prosa, che affiancava quella “ufficiale” del teatro Ariosto proponendo lavori di taglio contemporaneo e “cameristico”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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