Si chiamerà “Re-Spawning”, il nuovo lavoro discografico del chitarrista siciliano Bruno Pitruzzella in uscita il 9 novembre.
5 brani strumentali dall’andamento ipnotico, registrati allo Zeit Studio di Palermo da Luca Rinaudo.
“Re-Spawning”, come a voler indicare una sorta di secondo volume rispetto al primo “Spawning” (uscito per Almendra Music nel 2019) e, altrettanto, per rimandare al gergo e all’immaginario videoludico, sottolineato dalle grafiche 8 bit che caratterizzano tutto il progetto.
“Il “respawn” – racconta Pitruzzella – consiste nella riapparizione di un personaggio o di un nemico dopo la sua morte o distruzione. Il concetto si sposa con le cinque tracce strumentali del progetto, in cui l’uso creativo del multieffetti e dei loop spesso “maschera” o nasconde totalmente la chitarra acustica, utilizzata con un’accordatura alternativa. In tutti e cinque i brani la scrittura musicale vera e propria cede spesso il passo all’improvvisazione, che si fa nuovamente scrittura e fissa le idee in maniera definitiva”.
Una chiara connotazione di “rinascita” a partire dalla stessa tracklist, che ricalca – per volerlo translare in qualcosa di più famigliare – il processo di vita dalla schiusa dell’uovo fino al primo volo.
E’ come se dal caos del “venire al mondo”, si arrivasse in cinque fasi alla consapevolezza dell’esserne parte integrante: uova, larva, pupa, metamorfosi, ape adulta.
Il magnetico brano di apertura “Shift” – eseguito “live in studio” con la sola chitarra acustica, utilizzata nella sua accezione più “elettrica” – è costruito con la loop station e caratterizzato da un massiccio uso del modulatore di frequenza; richiamando in qualche modo un immaginario da colonna sonora dei primi videogame anni ’80.
Consiglio di asoltarlo guardando il videoclip.
Si passa poi, dal multiforme “Clay Riff”, caratterizzato da un riff di chitarra in stile rock/funky che viene poi modellato per divenire sognante e malinconico rispetto a quanto promesso dall’incipit – con un lungo fade out sul “reverse play” della loop station – a “Bug 1”, il più “sperimentale” tra i brani dell’EP, dove tutto nasce da una cellula ritmico/melodica arpeggiata leggermente dissonante, che funge da base per la stratificazione dei loop.
Con l’arpeggio dal tipico andamento in “4” che si sviluppa in modo decisamente consonante si arriva a “Depicted”, eseguito su chitarra acustica “preparata”, dove la naturale vibrazione delle corde viene smorzata dall’inserimento del plettro in posizione (anche qui) inconsueta.
Ci si libra in volo – e non a caso – con “Bees”, unico pezzo acustico di questo nuovo lavoro discografico, nonché l’unico in ensemble; eseguito in quartetto accompagnato da Francesco Incandela (violino), Martino Giordano (mandolino) e Luca La Russa (basso elettrico).
Il tema del brano, affidato a violino e mandolino, si sviluppa via via con variazioni sempre più rilevanti sia sul piano melodico che armonico e, dopo un enigmatico silenzio a metà pezzo, sul finale cede il passo alla libera improvvisazione melodica, caratterizzata da un veemente assolo di violino dai tratti folk/pop.
Complesso. Costruito con scrupolosa attitudine e contorta ingegnosità.
Decisamente di nicchia.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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