Radiovasca. Selfie, Moro e Berlinguer

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Vacanze-premio in America organizzate da Prudencio per visitare qualche asilo ispirato al Reggio Approach e visitare la città gemella texana di Fort Worth. Qualificata come “missione”, la gita è stata ampiamente documentata da social media e dalla fedele tv di regime, embedded al seguito del sindaco dai tempi della Spaggiari. Il climax del racconto della “missione” e stato raggiunto con il filmato della visita del sindaco a Dallas, nel luogo in cui sessant’anni fa venne assassinato John Fitzgerald Kennedy. Prudencio si sente vicino a JFK, o almeno alla sua memoria. Mancavano solo Christian De Sica e Jerry Calà.

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Tornato a Reggio, il sindaco ha ripreso la quotidiana attività delle conferenze stampa, la cui effettiva utilità non si comprende nell’era digitale se non con una delirante concezione narcisistica dell’impegno politico e amministrativo.

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Molto interessante la presentazione del prossimo inizio dei lavori per la cosiddetta riqualificazione dell’altrettanto cosiddetta piazza del Popol Giòst. Si noti bene: conferenza stampa per annunciare l’inizio dei lavori che dovrebbe avvenire nel gennaio 2024 e terminare oltre la scadenza del mandato.

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Il progetto della piazza promette bene, con la totale pedonalizzazione dell’area che rende disponibili i veloci spostamenti in monopattino o in bicicletta. È prevista anche la posa di una lunga panchina a disposizione degli utenti, molto indicata come servizio al quartiere dello spaccio e della fattanza urbana. Del resto: bisogna pure dare una mano a questi pusher multietnici.

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Prosegue frattanto senza scosse l’interminabile tentativo dei molti dirigenti-si-fa-per-dire del Pd alla ricerca di un assetto politico e soprattutto di un candidato sindaco.

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Scalpita metaforicamente Lanfranco De Franco e spinge al massimo Frangetta Rabitti. Ambedue partecipano a tutto e organizzano di tutto, di norma cosiddetti eventi di mera campagna elettorale. Stefania Bondavalli, che sogna la candidatura benedetta da Bonaccio, presenzia e presenta ovunque perfino le sagre del tartufo. Meglio di lei solo Stefanio, infaticabile prezzemolone con il bottone della camicia sempre aperto causa ciccia debordante, che posta selfie dai lidi ravennati alla gara di bocce in Val di Nure.

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Chi volesse comprendere a quale livello si presenti oggi la classe politica, e in essa il carrierismo spinto che la caratterizza, occorre semplicemente seguire gli account Instagram di codesti personaggi, inconsapevoli corresponsabili della decadenza non solo dei costumi ma financo da un minimo senso di decoro. Ve lo immaginate un Moro o un Berlinguer pubblicare selfie in rete?

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Chiacchieri, chiacchieri, non sai far altro, ripeteva il pappagallo Laverdure nella “Zazie nel metrò” del grande Raymond Queneau. Sarebbe una lettura utile a questa manica di rampantelli appassionati alla propaganda di sé stessi, immersi nella nullità di una burocrazia opprimente, incapace di un’idea, un pensiero, una visione. Corrono come ciechi verso traguardi di soddisfazione personale privi di significato, aspetti egoici ed economici a parte. Usano le poche parole che conoscono immersi nella decadenza non solo etica ma del linguaggio. Non studiano, non leggono, inseguono like e follower come bambini capricciosi in cerca di caramelle. Appunto, torna utile Queneau: chiacchierano, chiacchierano, non sanno far altro.

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Segnalazioni: allo Spazio Gerra, luogo teoricamente dedicato alla cultura movimentato solo dalla sottostante pizzeria, è stata allestita una mostra-marchetta dedicata ai 50 anni di Telereggio. A parte la tristezza del contesto, la cosa si è fatta notare per lo stile degli organizzatori, i quali hanno scelto di non invitare storici giornalisti della testata e perfino colui che ne fu direttore per una trentina d’anni, Paolo Bonacini. La tradizione stalinista reggiana rimane nella memoria degli avi e si conferma oggi: la storia va negata, dannata, cancellata con il bianchetto. Come quando il Pci rinnegò per eresia il grande poeta Corrado Costa, il direttore e fautore del trionfo del Teatro Municipale Guido Zannoni, molti tra i migliori protagonisti della Reggio novecentesca.

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C’è solo la Resistenza da ricordare. Come se i partigiani avessero sconfitto i nazisti e il mondo fosse stato creato il 25 aprile del 1945. Per costoro Ariosto è il nome di un centro commerciale e non un poeta di rilevanza enorme nella storia della letteratura. Questi stanno acquattati accanto alla politica della cancel culture. Infatti, Reggio a parte e poco più, in Italia governano i nipotini del fascismo.