Radiovasca. Impantanati

gazza

Politica reggiana congelata a causa delle lotte intestine nei due principali schieramenti in vista di elezioni europee e, soprattutto, amministrative.

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Il Pd è nel caos assoluto. Non sono bastati mesi di incontri aperti e riservati, feste di partito, caminetti fuori stagione, consultazioni più o meno popolari, promesse e tranelli. Loro sono ancora qua, eh già.

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Spiace dirlo, ma il ceto in teoria dirigente del Pd reggiano non è in grado di dirigere alcunché. I vertici del partito, segretario Gazza e vice Cavallaro, tentano invano di far valere la propria autorità di mandato, che tuttavia viene bellamente ignorata dai competitori in campo.

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Prudencio tiene fermi i giochi, per quanto possibile, perché vorrebbe un successore a sé vicino. Certamente non vuole quel Lanfranco De Franco, pure suo assessore, da cui si considera tradito e del quale non apprezza la campagna elettorale ad personam che sta spingendo da oltre un anno in città.

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De Franco, diciamolo in francese, ha rotto i maroni a tutti. L’ostinazione con cui pretende la candidatura a sindaco ha raggiunto vette quasi patologiche. Concorre con lo stesso Prudencio e con il coalizzato civico Dario De Lucia per apparizioni costanti nella melensaggine quotidiana propinata nei social e dal vivo (tra i migliori taglianastri, peraltro, non possiamo dimenticare Giammaria Manghi).

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Stante lo stop al pingue Lanfranco, ci sarebbe il medico infettivologo Marco Massari, che ha un passato da figiciotto fine anni Settanta e che da allora si è chiuso in ospedale dalla mattina alla sera senza uscirne praticamente più. Ne deriva una visione per così dire ingenua della città. Massari non vuole sottoporsi alle primarie – e avrebbe tutte le ragioni – perché non si compete ad armi dispari tra chi vive di politica e chi invece lavora davvero. Ma non sembra il nome che spacchi, non ha amici forti nel partito, sembra essere stato nominato apposta per far scatenare le tensioni correntizie e finire impallinato per primo.

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Altri nomi? A bizzeffe, ma quando ci si ritrova a litigare di nascosto tutti contro tutti la situazione non può che prendere una brutta piega. Aldilà delle apparenze e del mare di propaganda su come sia bella e grande la città, il Pd si muove come un corpaccione senza controllo, in un clima da liberi tutti, dove le divisioni non si misurano in pensiero politico ma in fameliche rincorse di un qualche minimo spazio di potere, di emolumenti e di visibilità. Tutto molto triste.

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Ma dall’altra parte, non si creda che vada meglio. Nel destracentro non ce n’è uno, dicasi uno, che creda sinceramente di poter vincere a Reggio Emilia. Manca il leader, la figura politica o civica ammirevole e rispettata dalla città, colui o colei che ci credano davvero. I dirigenti locali guardano al proprio interno e soprattutto alle proprie carriere. Il fratello Aragona punta sul voto di lista per correre alle regionali nel 2025. Tarquini, di cui si parla parecchio, non disdegnerebbe in cambio di una disponibilità alla candidatura un’alternativa di governo o sottogoverno nazionale. Ma in questo accordo non esiste ancora il via libera di Vinci, pure non amato dai meloniani romani, che metterà lo zampino.

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In appoggio al destracentro ci saranno un paio di liste civiche dalle scarse possibilità di consenso, mentre nel centrosinistra è tuttora in ballo il ruolo di Claudio Guidetti, fresco presidente di Azione Emilia-Romagna, tentato di candidarsi in solitudine in assenza di garanzie certe da un Pd che non decide. Guidetti candidato sindaco avrebbe molto più appeal nelle urne di un simbolo di Azione imboscato tra gli alleati non sempre presentabili dell’ex gigante dem. Per questo il neo-presidente tiene aperti i due forni: ticket col Pd o corsa solitaria, poi al ballottaggio si vedrà. Ma ora è Natale, tutto slitta a dopo le feste. Sempre che qualcuno la muova, questa slitta impantanata.



Ci sono 2 commenti

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  1. Fausto Poli

    Quelli sono scaduti. Ma a distanziare il popolo dalla politica ci hanno pensato pure i mass media di zona. Decisionismo uguale, ma con zero influenza degli elettori
    Che basti farsi vedere fighi, non ci credo

  2. Lanfranco

    Lanfranco – già noto ai tempi del liceo classico (e quei 45kg di meno) per il suo arrivismo politico e lo squallido desiderio di potere – sta cercando di primeggiare in una battaglia fra poveri ignorando le semplice regole del gioco della politica. Appartiene al partito sbagliato, è troppo giovane, non sta simpatico a nessuno. Non è presenziando agli eventi che riuscirà a far breccia in un elettorato da tendone di Festareggio, ormai ottuagenario e totalmente inebetito da una ecosistema sociale in cui non si ritrova più.


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