Con una mossa che ha sopreso il mondo intero lunedì sera, in oltre un’ora di diretta video, il presidente russo Vladimir Putin ha dapprima annunciato il riconoscimento dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, per poi ordinare l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, è la versione del Cremlino, di “assicurare la pace”.
E ricorda gli aiuti dati all’Ucraina in cambio di alcune rinunce mai ratificate. Ma perché si parla di Donbass? Questa regione si può considerare come la madre di tutte le battaglie per Vladimir Putin, anche per porre un argine al progressivo allargamento della Nato in Europa orientale. La ricca regione carbonifera nel sud-est del Paese, dove vive una consistente comunità russofona, è per lo zar il cuscinetto ideale, anche per rosicchiare territorio a Kiev ed indebolirne le pretese di entrare nell’orbita occidentale.
“Non abbiamo paura della Russia”, è stata poi la replica del presidente ucraino, Volodimyr Zelensky, che in un discorso alla nazione ha ribadito che gli ucraini non cederanno “un solo pezzo” del Paese. Gli Usa hanno spostato per la notte i propri diplomatici in Polonia per motivi di sicurezza.
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov è ancora pronto a incontrarsi con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, dopo la decisione del presidente russo Vladimir Putin di inviare truppe nelle due regioni separatiste ucraine: lo ha reso noto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova. “Anche nei momenti più difficili… noi diciamo: siamo pronti alle trattative”, ha detto Zakharova in dichiarazioni trasmesse su Youtube. Come è noto, un incontro tra Blinken e Lavrov è previsto per giovedì a a Ginevra.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]