La Corte di Cassazione ha definitivamente prosciolto l’ex consigliere provinciale e comunale reggiano di Forza Italia e Popolo della Libertà Giuseppe Pagliani, che era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito del processo Aemilia contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’economia e nella politica locale emiliana.
Pagliani fu arrestato il 28 gennaio del 2015 e trascorse tre settimane in carcere prima che il tribunale del Riesame lo liberasse. Avvalsosi del rito abbreviato, fu assolto in primo grado dal giudice per l’udienza preliminare; dopo il ricorso dell’accusa, fu condannato a quattro anni di reclusione dalla Corte di appello, ma in seguito la Cassazione annullò la sentenza con rinvio, sostenendo che dovevano essere risentiti alcuni testimoni e disponendo dunque un nuovo processo di appello.
Lo scorso dicembre il processo di appello-bis si era concluso in modo opposto rispetto al primo, con una pronuncia di assoluzione per l’avvocato reggiano “per non aver commesso il fatto”; ma la sentenza, anche in questo caso, era stata impugnata, questa volta dalla procura generale d’appello, che aveva deciso di portare il processo fino alla Corte di Cassazione. La Cassazione, tuttavia, ha messo la parola “fine” alla battaglia giudiziaria, ritenendo inammissibile quest’ultimo ricorso e rendendo così l’assoluzione definitiva.
“Termina con la quinta e ultima vittoria giudiziaria in Cassazione una vicenda processuale vergognosa che ha visto me, i miei familiari, i miei colleghi e i tantissimi amici che mi sono stati vicini soffrire per un’accusa tanto ridicola, impossibile e incredibile quanto grave”, ha commentato lo stesso Pagliani: “L’inammissibilità dell’ultimo e inutile ricorso della procura in Corte di Cassazione è la firma manifesta di una persecuzione insensata che ha colpito me, da sempre appassionato ed esponente della politica locale, cercando di coinvolgere il centrodestra che ai tempi rappresentavo, un’opposizione priva di alcun potere, in una vicenda di mafia lontana da me anni luce. Una parola per rappresentare lo sdegno infinito che ho provato nel vedere istituzioni per le quali ho investito tante idee, tanto impegno e tanto tempo costituirsi nei vari gradi di un processo politico costruito sapendo di perseguire un innocente: Regione Emilia-Romagna, Comune di Reggio Emilia e sindacato Cgil”.
A Pagliani è arrivato anche un messaggio del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: “Voglio esprimere grande soddisfazione per la definitiva assoluzione dell’avvocato Pagliani da parte delle Cassazione. Ma ci sono voluti purtroppo quasi otto anni per stabilire quello che era chiaro a chiunque lo conosca. Il suo impegno politico e civile è sempre stato coraggioso e trasparente, in zone dove forse contrastare la sinistra dà più fastidio che altrove. In Emilia sono semmai gli esponenti di quello schieramento che dovrebbero spiegare alcune commistioni. Pagliani ha sempre condotto una battaglia politica a viso aperto e anche in questi anni di ingiusta persecuzione giudiziaria ha continuato a svolgere, stimato da tutti, la sua brillante attività professionale come capace e saggio avvocato”.
“Apprezzato da tanti cittadini e da tanti imprenditori”, secondo Gasparri “Pagliani meriterebbe un enorme risarcimento per le ingiustizie patite. Che questa sua definitiva assoluzione arrivi alla vigilia del referendum dimostra una volta di più come sia necessaria una riforma generale della giustizia che ponga fine all’uso politico che troppi togati hanno fatto del loro ruolo. Giuseppe Pagliani è stato una vittima di questi meccanismi e lo abbraccio, insieme alla sua famiglia, con grande gioia, avendo sempre mantenuto con lui un rapporto di amicizia all’insegna della fiducia e della stima che non sono mai venute meno”.
Sulla vicenda si è espresso anche Gianluca Nicolini, attuale coordinatore provinciale di Forza Italia a Reggio: “È dagli anni di Tangentopoli che in Italia si pratica il perverso gioco della “caccia al politico”, in un mix di indignazione e rabbia sociale in cui al tritacarne politico-mediatico poco importa stabilire la verità dei fatti, quanto più fornire al pubblico ludibrio l’onorabilità delle persone. Ci sono voluti sette anni per veder messa la parola “fine” a una vicenda che oggi possiamo definire surreale e grottesca. Un politico durante la sua attività incontra persone e quando lo fa non chiede loro lo stato di famiglia, e per quanto prudente sia non può divenire diffidente e malpensante al punto da temere che dietro ogni persona incontrata si possa celare un delinquente. Quello che fa la differenza sono le azioni che il politico mette in campo, ovvero se nel suo agire ha fatto cose illecite commettendo reati”.
“La Corte di Cassazione ha stabilito una volta per tutte che l’avvocato Giuseppe Pagliani, da politico di centrodestra, non ha commesso reati e che pertanto anche per la giustizia è un uomo onesto, come lo hanno sempre creduto in questi sette anni i suoi amici e quanti lo conoscono e lo stimano anche professionalmente. A noi per oggi basta questo. Tuttavia presto verrà il tempo di chiedere conto politico di quanto è stato scritto e detto in questi anni, in particolare da ambienti anche giornalistici vicini al centrosinistra reggiano, o di chiedere spiegazione alle giunte alla guida del Comune di Reggio o della Regione Emilia-Romagna sul perché si siano pervicacemente costituite parte civile contro l’avvocato Pagliani, anche dopo i primi verdetti di innocenza (la sentenza di scarcerazione del tribunale della libertà aveva infatti fin da subito escluso ogni addebito a suo carico), il tutto a spese dei contribuenti. Confidiamo che la Corte dei Conti chieda a quanti hanno amministrato questi enti conto di queste ingiustificabili spese. Certamente i consiglieri di Forza Italia che siedono in Comune e in Regione non faranno mancare la loro azione politica e amministrativa in merito”.
La sentenza definitiva, infine, secondo Nicolini “getta una pesante ombra sull’indagine Aemilia. Se oggi sappiamo con certezza che Giovanni Paolo Bernini e Giuseppe Pagliani non erano la longa manus politica delle cosche ‘ndranghetiste in Emilia (come altrettanto corretta fu l’attività parlamentare svolta dell’ex ministro del PdL Carlo Giovanardi), ora una domanda sorge spontanea: se a far da sponda politica non fu il centrodestra (PdL e Forza Italia in particolare), chi favorì il radicarsi nel nostro territorio delle attività economiche criminali (in particolare nel settore edile) delle ‘ndrine, aprendo le porte dei comuni reggiani, modenesi e parmensi? Domenica 12 giugno Forza Italia voterà 5 “sì” convinti ai quesiti referendari sulla giustizia: lo dobbiamo tra l’altro anche in onore alle ingiuste sofferenze patite da chi ha sperimentato sulla sua pelle la malagiustizia politicizzata italiana”.
IL VERO SCONFITTO E’ EBOLI IL MISSINO
GRAZIE DON CARLO