Presentato in commissione il bilancio della Regione Emilia-Romagna: manovra da 14,3 miliardi di euro

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È una manovra da 14,3 miliardi di euro il bilancio di previsione 2025-2027 della Regione Emilia-Romagna. Dopo quasi vent’anni di pressione fiscale invariata, sono state azionate le leve a disposizione delle Regioni per generare progressivamente 400 milioni di nuove entrate, derivanti da un incremento dell’addizionale Irpef per le persone che appartengono al terzo e al quarto scaglione di reddito –dai 28.000 ai 50.000 euro e sopra i 50.000 euro – (+200 milioni), dai ticket sanitari (+50 milioni) e, dal 2026, dall’Irap (+100 milioni) e dal bollo auto (+50 milioni).

Tali risorse saranno destinate alla sanità pubblica, a garantire maggiori investimenti in settori come i servizi per la non autosufficienza (+85 milioni già nel 2025, altri 25 milioni in più nel 2026 e nel 2027), la messa in sicurezza del territorio (+25 milioni a partire dal 2025), il trasporto pubblico locale (+15 milioni nel 2025 e 10 milioni ulteriori nel biennio successivo), il fondo per l’affitto (9 milioni nel 2025 ) e la riqualificazione del patrimonio residenziale pubblico (+30 milioni nel prossimo triennio).

“Non ci rassegniamo a tagliare la sanità pubblica”, ha detto l’assessore regionale al bilancio Davide Baruffi, “che è fortemente penalizzata dal disinvestimento nazionale; al contrario, riaffermiamo il valore del servizio sanitario, pubblico e universalistico, per garantire a tutte le persone il diritto alla salute. Al tempo stesso vogliamo realizzare il più grande investimento, a livello nazionale, sulla non-autosufficienza, per migliorare la qualità della vita delle persone più anziane e non autonome, che sono sempre più numerose, così come di quelle con disabilità. Occuparsi di non-autosufficienza significa anche non abbandonare le famiglie ma sostenerle per rendere più forte la nostra comunità. Sono le due scelte principali che compiamo con questo bilancio, mettendo al centro le persone e le famiglie”.

“È la ragione – ha aggiunto l’assessore – per cui anche sui servizi educativi, di conciliazione, di inclusione spingiamo ancora più avanti il sistema dei servizi dell’Emilia-Romagna, che è già tra i più solidi a livello nazionale ed europeo. Siamo anche consapevoli della necessità di investire di più nella cura del territorio: abbiamo chiesto al governo un cambio di passo e anche noi vogliamo fare la nostra parte fino in fondo, rafforzando le strutture e raddoppiando le risorse per la manutenzione dei fiumi. Non da ultimo la casa, il trasporto pubblico locale, le politiche di sostegno alla ricerca e all’innovazione, alla formazione e al diritto allo studio. A partire da queste priorità, abbiamo dovuto fare scelte in materia fiscale che avremmo voluto evitare. Una scelta impegnativa e coraggiosa. Chiediamo una mano ai cittadini ma proveremo a farlo col massimo di equità possibile, per rendere l’Emilia-Romagna ancora più forte e più giusta”.

L’assessore ha anche voluto ricordare la cornice di finanza pubblica in cui si muove da quest’anno la Regione, fortemente compressa dal nuovo Patto di stabilità europeo e dalle decisioni assunte dal governo circa le modalità per corrispondervi: per l’Emilia-Romagna il contributo richiesto dallo Stato, pari a 40,8 milioni nel 2024, sale ora a 68,5 milioni per il 2025, per poi arrivare a quota 101,3 milioni per il triennio 2026-2028 e, infine, a 111,5 milioni nel 2029.

Tra le priorità della manovra 2025 ci sono anche le risorse per dare attuazione alle leggi regionali per attrarre in Emilia-Romagna investimenti e talenti e il cofinanziamento dei programmi regionali dei fondi europei 2021-2027, considerati leva di investimento e motore di sviluppo economico e sociale dell’intero territorio regionale. Si tratta di 200 milioni di risorse regionali che, insieme ai 77 milioni del Fondo sviluppo e coesione, permettono di utilizzare appieno le risorse europee (Fse+, Fesr e Sviluppo rurale) e finanziare progetti per la buona occupazione e le competenze delle persone e l’inclusione sociale, la transizione ecologica e digitale delle imprese, la ricerca e l’innovazione, lo sviluppo dell’agricoltura e dell’agroalimentare e per il contrasto alle disparità territoriali, mettendo la montagna e le aree interne al centro delle politiche di sviluppo.



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