Il tetris delle liste elettorali per le elezioni politiche del 25 settembre ha mietuto un’altra vittima. È l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che ha annunciato che la sua partecipazione alla competizione elettorale “finisce qui, cioè non inizia”.
Il motivo? “Non ci sono stati spazi seri nel progetto del Terzo Polo per candidature non direttamente collegate ad Azione e Italia Viva. La scelta “conservativa” e poco coraggiosa è stata quella di salvare l’attuale dirigenza, senza aprirsi a rappresentanti dei territori e di persone che potessero far crescere questo nuovo soggetto”, ha spiegato Pizzarotti, che per quanto riguarda l’Emilia-Romagna era stato inserito in terza posizione nel listino del collegio plurinominale Emilia-Romagna P02, dietro il capolista Carlo Calenda e Lisa Noja.
“Non c’è stato posto per Gabriele Albertini, non c’è stato posto per Federico Pizzarotti e per altre figure che pure avrebbero a mio parere offerto un importante contributo e un messaggio di apertura e pluralità. Non è stato così, purtroppo le fusioni a freddo realizzate in due settimane hanno queste conseguenze”.
Dal lancio della Lista Civica Nazionale, “che da una proposta di costruzione di uno spazio per territori e amministratori aveva già prodotto più di 200 candidati”, Pizzarotti si era messo alla ricerca di un’area politica “che ci desse la possibilità di dare voce almeno a parte di questi candidati”, ma senza fortuna: anche nel campo del centrosinistra il soggetto di Di Maio e Tabacci “ha prima usato poi escluso chi li aveva seguiti, a dimostrazione che ovunque sono prevalse le logiche di palazzo e non di allargamento”.
“Qualcuno – ha sottolineato l’ex sindaco di Parma – pensa che io abbia sbagliato ad aprire con generosità e senza “garanzie preliminari” al Terzo Polo. Io ho compiuto una scelta parlando con i suoi promotori, dai quali ho ricevuto un caloroso benvenuto. Oltre alla parola e a una stretta di mano, non mi sembrava servissero altre rassicurazioni. Avevano specificato che una parte delle candidature sarebbe stata aperta, un 10% avevano riportato i giornali: l’effetto reale è stato avere solo due proposte”.
“Non avevo chiesto e non mi aspettavo una candidatura “blindata” (da sindaco ho sempre faticato per guadagnarmi le cose), ma solo di essere messo nelle condizioni di poter gareggiare seriamente e di poter concretizzare una rappresentanza adeguata della Lista civica nazionale. Non sono stati in grado di fare proposte serie e ho dovuto a malincuore ritirare la mia candidatura.
Credo ancora fermamente che per l’Italia serva un programma serio e pragmatico, fuori da contraddizioni e populismi. Che sappia dare risposte concrete ai territori e alle famiglie, a cui interessa avere servizi pubblici migliori, soluzioni sui rincari dell’energia e prospettive migliori sui salari, non promesse da imbonitori tv”.
“In dieci anni da amministratore locale libero – ha ricordato Pizzarotti – ho imparato che il buon governo si regge anzitutto sulla capacità di fare bene quel che si può e si deve, non affannarsi a fare male l’impossibile solo per compiacere il populismo. Ma un ottimo programma si deve accompagnare con un allargamento sociale e politico nelle liste, mentre nel Terzo Polo hanno scelto (legittimamente o meno, non spetta a me giudicare) di limitarsi alle classi dirigenti di Azione e Italia Viva”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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