Peste suina africana, nuove restrizioni in provincia di Piacenza per prevenire la diffusione dell’infezione

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Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha firmato un’ordinanza per adottare immediate misure per controllare la diffusione della peste suina africana (Psa), una patologia di tipo virale che colpisce in particolare suini domestici e cinghiali e che si propaga tramite il contatto con altri animali infetti: è altamente letale per gli animali colpiti, anche perché ad oggi non esiste alcun trattamento possibile per contrastarla, ma non è trasmissibile all’uomo, essendo causata da un virus scarsamente soggetto a mutazioni e dunque inadatto al potenziale “salto di specie”.

Se non venisse fermata, in ogni caso, la malattia potrebbe rappresentare un grave danno economico per le aziende emiliano-romagnole che operano nel settore della zootecnia, rischiando di mettere in stallo la filiera suinicola territoriale: un comparto fondamentale per l’economia dell’Emilia-Romagna che conta circa 1.200 allevamenti, 1,2 milioni di capi e una produzione lorda vendibile stimata in 307 milioni di euro, nella quale sono ricomprese anche le varie Dop regionali (i prosciutti di Parma e di Modena e numerosi altri salumi).

Le misure adottate dalla Regione, previste da un provvedimento nazionale del commissario straordinario alla peste suina africana Angelo Ferrari, riguarda in prima istanza i territori comunali di Zerba e di Ottone, in provincia di Piacenza, che fanno parte della zona di restrizione istituita dal regolamento della Commissione europea.

Le attività venatorie potranno essere condotte esclusivamente in forma selettiva per l’attività di controllo della popolazione del cinghiale: nell’area a ovest del fiume Trebbia la caccia al cinghiale è limitata al prelievo selettivo e alle catture con gabbie-trappola (i cosiddetti “chiusini”), mentre nella parte di territorio a est del fiume può essere attuata anche con l’impiego del metodo della “girata”. L’attività di prelievo degli animali è vincolata alla presentazione e all’approvazione di un piano di biosicurezza, e le carni degli animali abbattuti potranno essere consumate solo all’interno della zona di restrizione. L’ordinanza prevede anche un rafforzamento della sorveglianza, con battute per la ricerca attiva di carcasse e altri resti di animali, che dopo i prelievi necessari per le analisi dovranno essere portati in un centro di raccolta per la loro distruzione.

Anche se finora sul territorio regionale non sono stati rinvenuti animali positivi, l’Emilia-Romagna ha deciso di adottare ugualmente queste misure urgenti per prevenire l’eventuale diffusione della malattia, essendo quell’area del piacentino a stretto contatto con una zona in cui invece sono emersi alcuni casi di positività: resta alta, infatti, l’attenzione per la situazione dell’infezione in Piemonte e in Liguria, dove dopo il primo caso confermato (registrato il 7 gennaio scorso a Ovada, in provincia di Alessandria) sono 124 i casi complessivamente accertati.

Secondo gli assessorati regionali alle politiche per la salute e all’agricoltura la comparsa di altri casi in provincia di Roma “ricorda che la malattia si può trasmettere anche a lunghe distanze”: avanzi di cibo prodotto da animali infetti o attrezzature, abbigliamento e calzature contaminate in ambienti infetti possono rappresentare infatti un veicolo di infezione per cinghiali selvatici o suini domestici dell’intero territorio nazionale.

Per aumentare la prevenzione rispetto al rischio di diffusione della Psa, la Regione Emilia-Romagna ha attivato da tempo un servizio telefonico (tel. 051-6092124) per consentire a chiunque – in particolare escursionisti, cacciatori, fungaioli e tartufai – di segnalare il ritrovamento di eventuali cinghiali morti o di resti degli stessi, comunicando anche la localizzazione geografica delle carcasse e fornendo ai servizi veterinari preposti un’adeguata documentazione fotografica.

La Regione, infine, ha messo a punto un piano regionale di interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina africana che prevede anche un dispositivo di emergenza da mettere in atto nel caso in cui l’infezione dovesse entrare nel territorio emiliano-romagnolo.