Dopo i primi casi di peste suina africana (Psa) segnalati nelle scorse settimane in Piemonte e in Liguria, in Emilia-Romagna prosegue la mappatura delle zone a rischio per individuare eventuali cinghiali morti, anche se finora sul territorio regionale non sono stati rinvenuti animali positivi.
Sull’Appennino bolognese e modenese sono stati utilizzati droni dotati di termocamere per rilevare la presenza di eventuali carcasse sospette. La zona sarà poi cartografata e georeferenziata grazie al Gis (Geographic information system), un sistema informativo computerizzato che permette l’acquisizione, la registrazione e l’analisi di informazioni derivanti da dati geografici.
Nella giornata di mercoledì 26 gennaio l’operazione di monitoraggio, che ha visto impegnate una ventina di persone, ha riguardato le zone montane di Iola di Montese (in provincia di Modena) e Ronchidoso, nel territorio comunale di Gaggio Montano (che fa parte della città metropolitana di Bologna). I servizi territoriali della Regione Emilia-Romagna, coadiuvati dalle polizie provinciali di Modena e Bologna, hanno coordinato l’operazione di controllo sul crinale appenninico, assieme al personale del Corpo forestale e ai cacciatori locali.
L’iniziativa di prevenzione è simile a quelle già organizzate in provincia di Piacenza e di Parma (dove resta sospesa la caccia collettiva ai cinghiali e la caccia con l’ausilio dei cani) e in procinto di partire anche in provincia di Reggio.
“Quello effettuato – ha commentato l’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi – è un esempio pratico e significativo di operazioni di ricerca di carcasse di cinghiali nel territorio appenninico. I miei complimenti alla polizia provinciale di Modena e a quella di Bologna per il lavoro svolto, e un grazie anche ai volontari. La Regione, assieme alle altre istituzioni del territorio, alle associazioni di volontari e a tutti gli enti coinvolti, sta coordinando le operazioni di controllo, a tutela degli allevamenti suinicoli e del comparto zootecnico”.
La peste suina africana è una patologia di tipo virale che colpisce suini domestici e cinghiali (ma non è trasmissibile all’uomo) e che si trasmette tramite il contatto con altri animali infetti: è altamente letale per gli animali colpiti, anche perché ad oggi non esiste alcun trattamento.
Se non venisse fermata, la malattia potrebbe rappresentare un grave danno economico per le aziende emiliano-romagnole che operano nel settore della zootecnia, rischiando di mettere in stallo la filiera suinicola territoriale: un comparto fondamentale per l’economia dell’Emilia-Romagna, che conta circa 1.200 allevamenti, 1,2 milioni di capi e una produzione lorda vendibile stimata in 307 milioni di euro, nella quale sono ricomprese le varie Dop regionali (i prosciutti di Parma e di Modena e numerosi salumi).
Per fare prevenzione rispetto al rischio di diffusione della Psa, la Regione ha attivato da tempo un servizio telefonico (tel. 051-6092124) per consentire a chiunque – in particolare escursionisti, cacciatori, fungaioli e tartufai – di segnalare il ritrovamento di eventuali cinghiali morti o di resti degli stessi, comunicando anche la localizzazione geografica delle carcasse e fornendo ai servizi preposti l’eventuale documentazione fotografica.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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