Peste suina, danni a export e allevamenti

cinghiali-città

Ridurre drasticamente il numero dei cinghiali eradicando il virus della peste suina africana per salvare gli allevamenti e le esportazioni di carne di maiale, perché il rischio di ricadute dell’epidemia sulle imprese e sull’occupazione è drammatico. Obiettivi che si possono raggiungere con uno salto di qualità dell’attività del commissario straordinario governativo che deve essere messo nelle condizioni di operare e utilizzare le risorse che ha a disposizione, a fronte di una Regione che ha già investito 13 milioni di euro.

E’ il quadro disegnato dall’assessore regionale all’Agricoltura, intervenuto nelle Commissioni Politiche per la salute e Politiche economiche che si sono riunite in seduta congiunta e dove sono state affrontate le misure di contrasto alla diffusione della peste suina africana (Psa), per le azioni a salvaguardia degli allevamenti suinicoli e della produzione, commercializzazione ed esportazione delle carni, oltre che l’audizione dei Gruppi operativi territoriali (Got) di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena, costituiti dal commissario straordinario per la Psa.

“L’emergenza della peste suina africana (Psa) è nazionale e non si può pensare di convivere con il virus, ma occorre puntare alla sua eradicazione perché la nostra produzione di salumeria è un’eccellenza conosciuta a livello mondiale. La Psa sta producendo danni economici con mercati chiusi in Estremo oriente e altri Paesi che minacciano il blocco dell’export. Ci sono problemi negli allevamenti, anche se finora non stati raggiunti dal virus, con la riduzione dei prezzi e la perdita di reddito. Ci sono conseguenze gravi sul piano economico che possono trasformarsi in problemi sociali, perché alcune aziende hanno già chiesto la cassa integrazione”, spiega la giunta che espone le misure adottate dal 2022 dalla Regione contro la Psa.

“Il 7 gennaio 2022 è stata certificata la presenza del virus e la prima strategia di contrasto, dopo i primi ritrovamenti, cioè la chiusura e la delimitazione delle aree infette, non è stata attuata dal commissario straordinario. Dal 2022 la Regione ha scritto, ai due governi che si sono succeduti da quella data, ben dieci lettere per chiedere interventi”, scandisce il titolare dell’Agricoltura che ricordato come “la seconda strategia prevedeva una barriera tra Emilia-Romagna, Liguria e Piemonte (con fondi governativi per 20 milioni destinati alle aziende in crisi) che non è stata realizzata dal commissario straordinario. La Regione aveva impegnato 2 milioni di euro per una barriera tra Piacenza e la Liguria, ma il commissario non era potuto intervenire perché non si consideravano zone infette. Fu un errore”. Secondo l’assessore, serve una strategia nazionale che imponga azioni a tutti i territori e che venga attuata: “Il commissario straordinario deve poter agire. Servono, poi, processi rapidi per gli appalti e derogare alle normative ordinarie. Le risorse in campo oggi sono poche, rispetto ai rischi che si corrono: il commissario ha stanziato 5 milioni di euro agli Atc per abbattere i cinghiali, ma il comparto vale miliardi di euro. Occorrono sospensione dei mutui, sostegno ai lavoratori, agevolazioni fiscali. Ho chiesto un incontro al governo: dobbiamo salvaguardare l’export, riaprire i mercati di Giappone e dell’Estremo oriente, avere un confronto con la Ue sui selvatici infetti (se viene trovata una carcassa a 15 chilometri da un salumificio, a quest’ultimo vengono imposte limitazioni)”, spiega l’assessore che sottolinea come viale Aldo Moro abbia stanziato 10 milioni di euro per la biosicurezza negli allevamenti (barriere di protezione e tecnologie per la sanificazione): “Se oggi il virus non è entrato in nessun allevamento è grazie alla prevenzione attuata con risorse e formazione. E sulla protezione, c’è stato un incontro con autostrade (A1 e A15) per bloccare il passaggio di cinghiali da una carreggiata all’altra, anche reti e gabbie di cattura”.

Dal canto suo il responsabile del settore Prevenzione collettiva e sanità pubblica ha fatto il punto sulla diffusione del virus ricordando come in regione siano state rinvenuta 150 carcasse di cinghiali positive al virus, con le province di Parma e Piacenza, e quali sono gli effetti della pandemia sull’economia: l’export è bloccato verso Giappone, Cina (“Era un settore in crescita e lo stop è una grossa perdita”), Corea del Sud e Taiwan, mentre in altri Paesi ci sono limiti e si esportano solo mortadella e prosciutto cotto o, come negli Usa, solo prosciutto crudo a lunga stagionatura che inattiva il virus.

Alla luce della relazione della giunta, la Lega spiega come “la Regione Emilia-Romagna doveva e deve fare di più, tocca alle Regioni intervenire e coinvolgere altre realtà attivando anche le Prefetture o fare autonome richieste al commissario come ha fatto la Liguria dove, non a caso, non si sta diffondendo il virus. Mi spiace che in Emilia-Romagna non ci sia stata la volontà politica di intervenire in modo strutturale contro la peste suina africana”.

Per il Partito democratico “bisogna risolvere il problema, che è molto serio, non ha senso cercare di dare colpe alla Regione o al commissario, il problema è intervenire per eradicare il virus portato da suini arrivati dalla Liguria e dal Piemonte: purtroppo nonostante le risorse messe a disposizione anche dalla Regione Emilia-Romagna non sono state fatte le recinzioni nei tempi necessari: ringraziamo tutti, bisogna fare di più perché ne va del nostro territorio e della nostra economia. Serve un tavolo comune con le altre Regioni interessate per affrontare insieme l’emergenza”.

Nel corso della commissione sono intervenuti rappresentanti delle polizie locali e altri rappresentanti delle parti sociali impegnate nel contrasto alla diffusione della peste suina africana.