Ho divorato le oltre ottocento pagine del libro del momento – “M – Il figlio del secolo”, di Antonio Scurati, da settimane in testa alle classifiche di vendita, e mi sono goduto la spietata stroncatura che ne ha reso Ernesto Galli della Loggia sul “Corriere”, evidenziandone errori marchiani e strafalcioni di nomi, date e citazioni.
Il successo editoriale del romanzo di Scurati ha ingolosito la pubblicistica di destra, al solito un po’ invidiosa delle copie vendute altrui. Se un libro su Mussolini vende tanto, tantissimo, significa forse che la figura del Duce, a un secolo dai fatti narrati, è quasi pronta per una postuma almeno parziale riabilitazione.
Ma pubblicistica dal fiato corto a parte, e al netto delle corrette bacchettate di Galli della Loggia, la risposta che ho dato a me stesso scorrendo senza interruzioni il magnifico affresco di Scurati non ha niente a che vedere con seduzioni revansciste o tentazioni comparative con il presente.
Ne sono altresì uscito un poco consolato: la storia, la grande storia torna a far discutere e a vendere. Nell’anno in cui il governo ha abolito via circolare la traccia storica per i maturandi, questo fenomeno anticiclico mi ha messo di buon umore.
L’insicurezza è l’ombra perenne degli sfigati
C’è insicurezza, si chiede più stato e allora il cittadino si rifugia nel ‘papà’ Duce! Sopratutto nei giovani disorientati del 2000 incapaci di gestirsi la libertà come facevano quelli del 68′ , ci si rassicura dietro al ‘capo’ cattivo in cui trasferiscono le loro debolezze.
Una sbrodolata del genere vende tanto perchè il personaggio in questione è l’archetipo del vero idagliano: sbruffone, arrogante, analfabeta e pieno di sè: in sintesi, uno sfigato.