In merito al tema del cosiddetto “payback sanitario”, il meccanismo che introduce un tetto alla spesa sostenuta a livello nazionale e regionale per acquisti di beni e servizi in ambito sanitario, in particolare per i dispositivi medici, chiamando a concorrere al ripiano dell’eventuale superamento del tetto le imprese fornitrici in misura pari all’incidenza percentuale del proprio fatturato sul totale della spesa a carico del Servizio Sanitario regionale, il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Valter Caiumi, dichiara: “Siamo stupiti dalla recente doppia sentenza della Corte Costituzionale che dichiara legittima la norma del payback. Precisiamo che, solo per la nostra Emilia Centro, per il triennio 2015-2018 le imprese dovranno versare decine e decine di milioni di euro.
Ma il tema qui va oltre l’entità. È il principio base che sta nelle regole del mercato e dell’economia che è palesemente leso. Inconsapevolmente ci siamo ritrovati azionisti di un ente pubblico e compartecipiamo ai risultati solo negativi della sua gestione, senza aver avuto voce in capitolo.
Questa norma va abrogata immediatamente e con effetto retroattivo. Non dimentichiamoci che molte delle nostre imprese, che generano occupazione sul territorio, lo fanno con headquarters fuori dal paese Italia e in molti casi anche fuori dall’Europa. Questa pesante manovra a loro discapito manda in fumo, in un solo attimo, anni di sforzi per attrarre investitori esteri e convincerli della credibilità del nostro territorio e del sistema Italia.
Non c’è peggior danno che si possa fare al nostro Paese in questo momento, seguendo per altro una norma concepita e varata quasi 10 anni fa e di cui oggi cogliamo tutti e solo gli effetti negativi.
Chiediamo al governo uno sforzo distintivo per difendere i principi della nostra economia”.
Il pronunciamento della Consulta sul payback sanitario tiene col fiato sospeso un comparto che in Emilia-Romagna conta 507 aziende e 14.113 dipendenti: rispettivamente, l’11% delle imprese e il 12% dei lavoratori italiani.
Il cuore del settore pulsa nel Modenese, dove si trova il distretto biomedicale di Mirandola: un mondo che vale un miliardo di fatturato, con un centinaio di aziende e circa cinquemila lavoratori, che già guarda con apprensione alla crisi della Bellco.
Il tema non preoccupa solo le imprese più strutturate, ma anche le realtà artigiane. A segnalarlo sono Lapam Confartigianato e Cna: “Le sentenze della Corte Costituzionale sul meccanismo del payback sanitario non hanno risolto il problema fondamentale per il settore, ossia la retroattività delle norme in materia di ripiano degli sforamenti dei servizi sanitari regionali e non hanno valutato l’incostituzionalità della norma come richiesto dalle imprese e da noi”. Le associazioni si rivolgono alle forze politiche del territorio e chiedono “l’avvio di un’azione legislativa che porti alla modifica sostanziale di questa norma che riteniamo tuttora inaccettabile”.
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