Non arrivano buone notizie dall’ultima riunione di marzo della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni/Province autonome, convocata come di consueto per fare il punto della situazione sullo stato dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia.
Secondo i numeri del ministero e della Protezione civile, infatti, il valore dell’indice di trasmissibilità medio dell’infezione da virus Sars-Cov-2 – calcolato sui casi sintomatici – è salito ulteriormente passando da quota 0,94 a 1,12 (range 0,87 – 1,44) e superando dunque la cosiddetta “soglia epidemica” (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).
In salita anche il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero: un valore cresciuto dallo 0,90 della rilevazione precedente fino a quota 1,08, quindi arrivando anch’esso al di sopra della soglia epidemica.
Il trend dell’incidenza settimanale dei contagi, inoltre, continua a salire stabilmente: negli ultimi sette giorni l’indicatore ha fatto registrare un altro balzo in avanti, passando da 725 a 848 nuovi casi di positività ogni centomila abitanti. Un valore che rimane per la ventunesima settimana consecutiva molto al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo possibile della circolazione del virus grazie a un efficiente contenimento (identificazione dei casi + tracciamento dei relativi contatti).
Ci sono luci e ombre, invece, sul fronte della pressione delle persone malate di Covid-19 sulle strutture ospedaliere: il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è infatti sceso per la decima settimana consecutiva, passando dal 4,8% del 17 marzo al 4,5% del 24 marzo; nello stesso intervallo di tempo, tuttavia, il tasso di occupazione in aree mediche è risalito dal 12,9% al 13,9%.
Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico, secondo l’ultima rilevazione quattro regioni e province autonome italiane sono considerate “a rischio alto”, a causa di molteplici allerte di resilienza; tutte le altre, invece, sono valutate “a rischio moderato”, anche se tre di queste sono ritenute ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore.
In Italia è in leggero aumento (dal 14% al 15%) la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti, mentre è stabile (al 37%) la quota di casi individuati attraverso la comparsa dei sintomi; in lieve discesa, infine, la percentuale dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening (dal 49% al 48%).
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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