Sono emerse alcune buone notizie dalla terza riunione di aprile della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni/Province autonome, convocata come di consueto per fare il punto della situazione sullo stato dell’epidemia di nuovo coronavirus in Italia.
Secondo i calcoli del ministero e della Protezione civile, infatti, il valore dell’indice di trasmissibilità medio dell’infezione da virus Sars-Cov-2 – calcolato sui casi sintomatici – è sceso per la seconda settimana consecutiva, passando da quota 1,15 a quota 1 (range 0,94 – 1,09) e assestandosi esattamente sulla linea della cosiddetta “soglia epidemica” (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).
In discesa, invece, il cosiddetto “Rt ospedaliero”, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di pazienti con Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero, il cui valore questa settimana è calato da 1,03 a 0,92, tornando dunque al di sotto della soglia epidemica.
Il trend dell’incidenza settimanale dei contagi, invece, ha confermato per la terza settimana consecutiva un andamento al ribasso: negli ultimi sette giorni presi in considerazione l’indicatore ha fatto registrare un ulteriore arretramento, passando da 766 a 717 nuovi casi di positività ogni centomila abitanti. Un valore che rimane comunque per la ventiquattresima settimana consecutiva molto al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo il Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo possibile della circolazione del virus grazie a un efficiente contenimento (identificazione dei casi + tracciamento dei relativi contatti).
A due facce, invece, i dati che riguardano la pressione sulle strutture ospedaliere: il tasso di occupazione di posti letto nei reparti di terapia intensiva a livello nazionale è sceso dal 4,7% del 7 aprile al 4,2% del 14 aprile, mentre nello stesso intervallo di tempo il tasso di occupazione di posti letto in area medica è lievemente salito, passando dal 15,5% del 7 aprile all’attuale 15,6%.
Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico, secondo l’ultima rilevazione una sola regione è considerata “a rischio alto”, a causa di molteplici allerte di resilienza; otto regioni e province autonome sono valutate “a rischio moderato”, anche se una di queste è ritenuta ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore; le restanti regioni e province autonome, invece, sono classificate “a rischio basso”. Ben sedici regioni e province autonome hanno riportato almeno una singola allerta di resilienza, tre invece hanno riportato molteplici allerte.
In Italia è in lieve diminuzione (dal 13% al 12%) la percentuale dei nuovi casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti, mentre è in aumento (dal 38% al 41%) la quota di persone contagiate individuate attraverso la comparsa dei sintomi; in diminuzione, seppur di poco (dal 48% al 47%), la percentuale dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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