La prima riunione di luglio della cabina di regia tra Ministero della salute, Istituto superiore di sanità e Regioni/Province autonome, convocata come di consueto per fare il punto della situazione sullo stato dell’epidemia di nuovo coronavirus, ha confermato la presenza anche in Italia di un’ondata estiva di contagi e ospedalizzazioni causata in particolare dalle sottovarianti Ba.4 e BA.5 della variante omicron.
Secondo i calcoli del ministero e della Protezione civile, il valore dell’indice di trasmissibilità medio dell’infezione da virus Sars-Cov-2 – calcolato sui casi sintomatici – è salito a quota 1,30 (range 1,06 – 1,56), al di sopra della cosiddetta “soglia epidemica” (Rt = 1), il valore che separa convenzionalmente una situazione di epidemia in avanzamento (quando Rt è maggiore di 1) da una situazione di epidemia in regressione (quando Rt è inferiore a 1).
In aumento anche l’Rt ospedaliero, ovvero l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi di pazienti con Covid-19 che necessitano di ricovero ospedaliero, il cui valore è passato da 1,16 a 1,22 (range 1,18 – 1,26), rimanendo anch’esso al di sopra della soglia epidemica.
Anche l’incidenza settimanale dei contagi ha fatto registrare un consistente balzo in avanti: negli ultimi sette giorni presi in considerazione il valore dell’indicatore è passato infatti da 504 a 763 nuovi casi di positività ogni centomila abitanti. Un valore che rimane per la trentacinquesima settimana consecutiva al di sopra della soglia di attenzione di cinquanta nuovi casi ogni centomila abitanti, quella che secondo le indicazioni dell’ormai disciolto Comitato tecnico-scientifico consentirebbe – se non fosse oltrepassata – il miglior controllo possibile della circolazione del virus grazie a un efficiente contenimento (identificazione dei casi + tracciamento dei relativi contatti).
Negativi, anche se non ancora particolarmente preoccupanti, i numeri riferiti alla pressione sulle strutture ospedaliere: stando alla rilevazione del Ministero della salute, il tasso di occupazione di posti letto nei reparti di terapia intensiva da parte di pazienti con Covid-19 è salito dal 2,2% del 23 giugno al 2,6% del 30 giugno; nello stesso intervallo di tempo è cresciuto anche il tasso di occupazione di posti letto in area medica, passato dal 7,9% del 23 giugno all’attuale 10,3%.
Per quanto riguarda la classificazione del rischio epidemico, secondo l’ultimo monitoraggio 13 tra regioni e province autonome sono considerate “a rischio moderato” (e tre di queste sono ritenute ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore), mentre le altre otto sono classificate “a rischio alto” per la presenza di molteplici allerte di resilienza (e tre di queste sono ritenute ad alta probabilità di progressione verso uno scenario peggiore). Sono venti le regioni e le province autonome che hanno riportato almeno una singola allerta di resilienza, mentre sono otto quelle che hanno registrato molteplici allerte.
È stabile (al 9%) la percentuale dei nuovi casi di positività rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti, mentre è leggermente aumentata (dal 44% al 45%) la quota di persone contagiate individuate attraverso la comparsa dei sintomi; stabile, infine, anche la percentuale (47%) dei nuovi casi diagnosticati attraverso le attività di screening.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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