Da inizio aprile è online il nuovo sito del Centro di solidarietà di Reggio: completamente rinnovato nell’aspetto grafico, e ampliato nei contenuti, è stato pensato per rendere più efficace e immediata la comunicazione dei servizi offerti e per facilitare la navigazione degli utenti.
“Da tempo – ha spiegato il presidente don Giuseppe Dossetti – l’informazione che esce dal Ceis non era adeguata all’attività che il centro produce su vari servizi. Può essere, addirittura, che la sigla che lo identifica restasse misteriosa per parecchi, soprattutto per i più giovani. Per questo abbiamo deciso di riorganizzare gli strumenti di informazione del centro”.
Sono cambiate molte cose dal 1982, quando – con l’aiuto di un gruppo di genitori di ragazzi tossicodipendenti – don Dossetti creò un percorso di uscita dalla dipendenza dalla droga: “Ci siamo chiamati Centro di solidarietà di Reggio Emilia, abbreviato in Ceis, ispirandoci al Ceis di Roma fondato da don Mario Picchi”, ha ricordato don Dossetti. Negli anni Ottanta e Novanta il percorso ha rappresentato l’attività pressoché esclusiva del centro, anche se si sono sviluppate anche attività di sostegno come il volontariato e i percorsi di mutuo aiuto per i familiari, con sollecitazioni a rispondere a nuove emergenze come quella dell’Aids.
La consapevolezza che il disagio sociale fosse molto più articolato, però, è arrivata all’inizio degli anni Duemila: “La nostra esperienza, i concetti che guidavano il nostro operare, potevano servire in altri campi”, ha sottolineato don Dossetti. “A questo siamo stati sollecitati anche dai nostri interlocutori pubblici e sono nate comunità di accoglienza per minori, appartamenti per il reinserimento, lo Sportello per le assistenti familiari (“badanti”), l’attività di accoglienza e accompagnamento dei migranti”.
Il simbolo di questo fervore è la sede di via Codro, a Reggio: “Casa Aperta, che è consapevolmente collocata nel tessuto urbano, per dare visivamente il messaggio che lo scopo del nostro lavoro è il reinserimento della persona in difficoltà, non la sua estraniazione, e che la solidarietà può trasformare le persone portatrici di sofferenza in risorsa per la comunità”.
Tornando all’attività originaria del centro, il recupero dalla tossicodipendenza, don Dossetti allarga il discorso: “Quando una famiglia entra in questa grande sofferenza, è come se su di lei calasse una campana di vetro, si interrompono le relazioni più care, si cercano soluzioni spesso destinate al fallimento, vengono trascurate le occasioni che sono disponibili nel territorio vicino a noi. Per questa ragione è stato predisposto un percorso di accoglienza e di informazione non solo per chi usa le droghe ma per tutti coloro, prima di tutto i genitori, che sono coinvolti dalle dipendenze del familiare”. “Dipendenze”, al plurale, perché non c’è solo quella dalla droga, ma anche quelle dal gioco, dai social, dall’alcool.
L’ultima espansione del Ceis è stata quella verso gli anziani e i bambini, con la gestione della casa di riposo “San Pellegrino” e dell’omonima scuola per l’infanzia, che ha portato il centro all’interno di una geografia complessa che richiede una comunicazione efficace, semplice, in grado di trasmettere informazioni e aggiornamenti puntuali. Il rinnovamento, inoltre, è passato anche attraverso la pagina Facebook del Ceis e l’apertura di una pagina sul portale Linkedin.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]