«Se si è trattato di un crimine passionale, la collocazione del cadavere, nudo, nella sala del consiglio di amministrazione si spiega a fatica. Si tratta certamente di un messaggio. Ma per chi? E poi, ha senso rischiare tanto per trasmetterlo? Se invece il delitto è stato un avvertimento nell’ambito di una lotta tra fazioni Rai, la messinscena del corpo acquista un evidente valore simbolico».
Sono le domande che si pone Riccardo Ferri, il nuovo sostituto procuratore, titolare dell’inchiesta, davanti al cadavere di Caterina Belli «giovane e bella valletta “parlante” di vari programmi, già sperimentata in qualche prima serata estiva». O più precisamente, sono le domande che il giovane magistrato emiliano si pone dopo aver iniziato l’indagine, insieme al commissario Santino di Rienzo e l’ispettore Antonio Ramaccioni, ed essere entrato nella galassia Rai, dove spettacolo e politica si mescolano in un intreccio perverso. Un delitto commesso al settimo piano della sede Rai di Roma, dove si approva ciò che è stato concordato nelle stanze del potere politico. «La lottizzazione [della Rai] ha infatti, sempre puntualmente, nomi e cognomi, unisce viale Mazzini ai palazzi del potere politico», scrive nella postfazione Paolo Conti. Sì, perché il romanzo di Guarnieri è un giallo, costruito sugli intrecci lottizzati della Rai.
Il sostituto procuratore, scontando la sua inesperienza degli intrecci politico-televisivi romani, si trova davanti a un vero e proprio muro di gomma, costituito dal direttore generale, espressione della maggioranza politica di destra alla guida del Paese, dai direttori di Rete equamente suddivisi fra i partiti; dalla presidente, esponente della sinistra. Dai loro interrogatori il lettore viene a conoscere quali sono i meccanismi d’equilibrio che regolano il mondo Rai, che l’autore ben conosce avendo lavorato alle “Gazzette Mondadori, al “Resto del Carlino” e al ”Messaggero”, occupandosi in particolare proprio della Rai e dell’ambiente televisivo più in generale.
Ferri, per trovare il bandolo della matassa, cerca alleati fra i giornalisti che conoscono meglio quel mondo: Antonia Serrano, del combattivo “Il Globo”, e di Nicola Ricci, del più istituzionale “L’Informazione”. Quest’ultimo gli farà conoscere Ermete Reali, potente produttore di fiction, presidente della Oida Produzioni, di cui Caterina Belli aveva fatto parte. Nel corso di una festa notturna nella villa di Reali, organizzata per lancio di una nuova fiction, il magistrato si rende conto che i tacchi a spillo e i lustrini della aspiranti attrici e conduttrici, di programmi di intrattenimento, non solo riflettono il mondo in cui deve muoversi ma è il punto di equilibrio fra politica e spettacolo. È il luogo del potere.
Il romanzo, scritto con mano giornalistica, ha una sorta di fuori programma che ci porta in Emilia, dove il magistrato deve risolvere non questioni giudiziarie ma familiari.
È, potremmo dire, un “docu-romanzo noir” che non solo intrattiene ma informa, perché racconta della lottizzazione della Rai, sotto i nostri occhi anche in questi giorni in cui abbiamo recensito il volume di Guarnieri.
(Alberto Guarnieri, Omicidio alla Rai, Meridiano Zero, 2022, p. 304, 14 euro, recensione di Glauco Bertani).
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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