Casa delle streghe, c’era una volta la villa più bella di viale Monte Grappa

Una Villa. Una famiglia. Una storia importante per Reggio Emilia. La villa aristocratica al n. 26 di viale Monte Grappa, oggi in stato di abbandono, circondata da un giardino selvatico, vede la luce nei primi anni Quaranta del secolo scorso. L’Italia è in guerra e al potere c’è Benito Mussolini, il Duce.

A costruire l’imponente villa, e casa del custode, è un imprenditore vinicolo reggiano Alfredo Gallinari, che insieme al fratello Durante, residente nello stesso viale al n. 22 (tuttora esistente), conduce l’azienda “Fratelli Gallinari”, fondata dal padre Grimaldo, agli inizi del Novecento. I due fratelli hanno anche un ruolo nella nascita della Banca Agricola (Credem). Non solo, Alfredo e Durante, nel secondo dopoguerra, sono tra gli artefici e promotori del progetto dell’Arcispedale Santa Maria Nuova, opera dell’architetto Enea Manfredini. Un progetto non privo di ostacoli, pensato subito dopo la fine della guerra, interrotto nel 1947, e ripreso nel 1954 e inaugurato, finalmente, il 15 maggio del 1965.

Alla morte di Alfredo Gallinari, avvenuta nel 1952 a 64 anni, la villa è ereditata dai figli Arnoldo, Paola e Alberto che la donano a un ente religioso, che a sua volta la vende all’industriale delle ceramiche Zannoni e ora di proprietà dei figli. Informazioni che abbiamo avuto da Laura Gasparini che, insieme a Luisa Bosi, ha ricostruito la vita del nonno nel libro “Durante Gallinari. Storia di una vita borghese in una città di provincia. Reggio Emilia, 1895-1972” (Istoreco, 2012), deceduto nel giugno di quell’anno.

Dopo la morte di Alfredo, in seguito a contrasti ereditari, l’azienda passa ad Arnoldo, figlio di Alfredo, e viene divisa in due rami, quello vinicolo e quello di riparazione vagoni ferroviari. A condurre quest’ultima Alberto, la “Gallinari” di via Ramazzini – di cui oggi non rimane traccia e anche l’archivio è andato perduto –un’azienda che «negli anni ’70 impiegava più di 300 operai e fu una delle più importanti aziende meccaniche del reggiano fino alla chiusura nel 1992»; mentre «la storia dell’azienda “Fratelli Gallinari” ebbe termine nel corso degli anni ’60, quando fu venduta … alla Federconsorzi» (Bosi, Gasparini, 2012).

Fino agli anni Sessanta l’azienda vinicola “Fratelli Gallinari” ha rivestito – in una realtà economica essenzialmente agricola come quella della provincia reggiana – «un ruolo di primo piano, per la diffusione dei suoi stabilimenti sul territorio nazionale e la dimensione internazionale raggiunta dall’attività di esportazione dei suoi prodotti» (Bosi, Gasparini, 2012).

La guerra – e facciamo un passo indietro – investe in pieno la famiglia Gallinari, che era diventata la principale fornitrice di vino dell’esercito italiano. Infatti, lo scalo merci di Rubiera, era «divenuto di proprietà dei Gallinari, affollato di immense botti che di lì partivano per raggiungere tutte le caserme d’Italia» (Bosi, Gasparini, 2012). Il bombardamento dell’8 gennaio 1944 non solo colpisce l’azienda materialmente, che vedrà distrutta l’abitazione e gli stabili aziendali situati in viale 4 novembre a Reggio Emilia, ma Durante perde tragicamente anche la moglie, Amabile Catellani, sfollata con la famiglia a Montericco, che, proprio quel giorno, decide di tornare a Reggio, con la figlia Emma «a recuperare “le ultime cose di famiglia” nell’abitazione cittadina». Amabile muore nell’esplosione mentre è in automobile «con la figlia e l’autista Erminio Lodesani, che rimangono gravemente feriti, di fronte allo stabilimento vinicolo di viale 4 Novembre» (Bosi, Gasparini, 2012).

In piena guerra di Liberazione, poi, Alfredo e Durante, il 29 novembre 1944, sono arrestati dai militi fascisti della Guardia nazionale repubblicana. Vengono rinchiusi nel carcere di San Tommaso. Nei confronti di Alfredo non emerge nulla. Rilasciato, interviene «presso il comandante in capo dei tedeschi con una cospicua somma di denaro e Durante fu rilasciato; a Villa Cucchi, [Durante] raccontò ai familiari, [che] era stato legato ad una sedia e duramente picchiato, ma non torturato. Cadendo, aveva riportato una ferita alla testa, sbattendo contro lo spigolo di un tavolo». Durante aveva collaborato coi partigiani con denaro e nascondendo alcuni di loro nella sua casa di Montericco, requisita «dal comando tedesco per il controllo della prima collina reggiana e la famiglia di Durante fu costretta ad alloggiare con la servitù».

Il “palinsesto” della città sorprende sempre. Occorre grattare la superficie, sotto la quale spesso si nascondono storie importanti che raccontano della città e delle persone che l’hanno abitata. Una villa imponente come quella di viale Monte Grappa nasconde una storia. Noi l’abbiamo sinteticamente raccontata. Per chi, invece, volesse approfondire la storia dei fratelli Gallinari c’è il libro di Luisa Bosi e Laura Gasparini che abbiamo segnalato.




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