I dati sui nuovi contratti di lavoro che saranno stipulati nel trimestre giugno-agosto in provincia di Reggio, analizzati dall’ufficio studi della Camera di commercio reggiana, hanno evidenziato una flessione del 7,8% rispetto allo stesso periodo del 2021, che era stato caratterizzato da una forte ripresa dopo lo shock causato dalla crisi pandemica del 2020.
Le previsioni trimestrali riguardano complessivamente 11.150 nuovi contratti: pur con una crescita sensibile rispetto a maggio (+28,1%), sarà il mese di giugno a far registrare le maggiori differenze (-14,4%) rispetto allo stesso mese del 2021, con un calo quasi del tutto addebitabile all’industria (-18%), a fronte invece di una sostanziale stabilità del comparto dei servizi (-0,3%).
Rimanendo invece al 2022, nel passaggio da maggio a giugno si è verificata una crescita piuttosto rilevante, con un aumento dei nuovi contratti del 28,1% e un incremento complessivo del 5% nel trimestre giugno-agosto rispetto al trimestre precedente. Le entrate previste si concentreranno per il 62% nel settore dei servizi, e riguarderanno nel 56% dei casi imprese con meno di 50 dipendenti.
Le previsioni per il corrente mese di giugno anticipano anche un rilevante incremento nell’industria (+34% rispetto a maggio), principalmente grazie alle industrie meccaniche ed elettroniche (470 nuove assunzioni) e alle industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo (340 nuovi ingressi). Buona anche la crescita dei servizi, con un incremento dei nuovi contratti del 24,5%; in quest’ambito primeggiano i servizi di alloggio/ristorazione e servizi turistici, con 780 nuovi ingressi, seguiti dai servizi alle persone (490 assunzioni). Nel 21% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato, mentre nel restante 79% dei casi saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita).
Analizzando l’area funzionale di inserimento, il 48,8% dei profili ricercati a giugno sarà destinato alla produzione di beni e all’erogazione di servizi, il 15% si occuperà di aspetti inerenti la logistica, il 13,3% sarà afferente all’area tecnica e di progettazione, il 13,1% assumerà un ruolo nelle funzioni commerciali e di vendita, mentre il 5,6% sarà coinvolto nell’amministrazione e il 4,3% entrerà nell’area direzione e servizi generali.
Continua a manifestarsi, nel frattempo, il gap tra offerta e domanda di lavoro: nel 47% dei casi le imprese hanno messo in conto la possibilità di incontrare difficoltà nel trovare i profili professionali desiderati. Tra quelli ad alta specializzazione, i più complicati da individuare sono considerati: farmacisti, biologi e altri specialisti delle scienze della vita (difficoltà di reperimento nell’84,6% dei casi), tecnici della sanità, dei servizi sociali e dell’istruzione (64,4%), specialisti in scienze informatiche, fisiche e chimiche (60,6%), tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione (56,9%).
Nell’ambito dei servizi, invece, figurano gli operatori della cura estetica (difficoltà di reperimento nel 52,4% dei casi) e gli operatori dell’assistenza sociale, in istituzioni o domiciliari (51,4%). Per quanto riguarda gli operai, invece, le criticità si concentrano nella ricerca di conduttori di mezzi di trasporto (80%), operai specializzati nelle industrie del legno e della carta (68%) e operai specializzati nelle attività metalmeccaniche ed elettromeccaniche (62,1%).
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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