Nuovi contratti di lavoro in calo a Reggio Emilia: -5,6% a settembre, -7,5% in tre mesi

artigianato occupazione lavoro blu

Secondo le prime stime, si sono rivelati in calo, nel mese di settembre, i nuovi contratti di lavoro in provincia di Reggio Emilia. Dall’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia emerge, infatti, che si sarebbe registrata una flessione del 5,6% rispetto al settembre 2023, con 320 nuovi contratti in meno su un totale di 5.360.
L’andamento negativo – in base all’analisi dei dati forniti da Unioncamere-Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Sistema Informativo Excelsior, si conferma anche per il trimestre settembre – novembre, in cui è prevista una flessione del 7,5% rispetto al 2023, con i nuovi contratti attestati a quota 13.530.

In attesa di conferme sulle prime stime, le previsioni per il mese di settembre indicavano una quota del 63% di nuovi contratti nel settore dei servizi, con 3.380 attivazioni (-2,9% rispetto al settembre 2023) e del 37% nell’industria, con un -9,5% e 1.990 contratti.

Relativamente al trimestre settembre-novembre, le previsioni per il comparto dei servizi, rispetto al medesimo trimestre nel 2023, rilevano 1.550 contratti per quelli rivolti alla persona (in calo dell’8,8%), 2.380 nel settore servizi turistici di alloggio e ristorazione (in aumento del 5,8%), 1.810 nel commercio (in aumento del 6,5%) e, infine, 2.590 nei servizi alle imprese (in calo del 19%).
Nell’ambito dell’industria, per il trimestre settembre–novembre sono previsti 4.210 contratti nel comparto manifatturiero e public utilities (in calo del 10% rispetto al corrispettivo periodo nel 2023) e 990 nelle costruzioni, in calo anch’esse del 10%.

Le imprese che prevedono di assumere sono pari al 20% del totale. I contratti stabili (cioè a tempo indeterminato e/o di apprendistato) copriranno una quota del 24% del totale, mentre nel 76% dei casi si prevedono contratti a tempo determinato (50%) o altri contratti con durata predefinita.
Le attivazioni interesseranno per una quota del 35% giovani con meno di trent’anni; per una quota pari al 66% dei contratti viene richiesta esperienza professionale specifica o nello stesso settore. Il 22% sarà destinato a dirigenti, specialisti e tecnici.

Come ormai accade puntualmente, le aziende incontreranno difficoltà in 50 casi su 100 nel reperire le figure professionali di cui hanno bisogno.
Nell’ambito dirigenziale e con elevata specializzazione tecnica, è considerato di difficile reperimento il 54,3% delle risorse. All’interno di questo valore, ad esempio, la domanda di tecnici in campo ingegneristico è infruttuosa nel 70,5%.

Relativamente ai tecnici della salute, invece, è considerato di difficile reperimento il 71,4% delle risorse. Profili di difficile reperimento in quest’ambito risultano essere anche i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (72,1%), i tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni (72,9%) e gli specialisti nelle scienze della vita (76,9%).
Relativamente agli impiegati e alle professioni commerciali e nei servizi è di difficile reperimento il 38,6% delle risorse ricercate. Tra le figure di difficile reperimento spiccano quelle qualificate nei servizi sanitari e sociali (73,3%), nella cura estetica (60,7%) e gli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione (41,6%).

Per quanto riguarda gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine, è di difficile reperimento il 63,4% delle risorse richieste. Di difficile reperimento in quest’ambito gli operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (nel 93,8% dei casi), i meccanici artigianali, montatori, riparatori di macchine utensili (70,7% dei casi), fonditori, calderai, lattonieri (nel 70,4% dei casi).

 



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