La stagione dell’irrigazione sta volgendo al termine, e i dati tecnici sulle acque prelevate dal Canale Emiliano-Romagnolo (290 milioni di metri cubi in totale) e redistribuite ai consorzi di bonifica per essere utilizzate in agricoltura ne hanno rivelato l’importanza per il mantenimento dei livelli produttivi anche nel momento più impegnativo di sempre.
La siccità di questo 2022, infatti, si iscrive di diritto al primo posto delle annate più aride dall’inizio delle rilevazioni idro-meteo-climatiche in Italia. Il Cer ha rivestito, in questi mesi così critici, un ruolo centrale negli equilibri idrici nell’intera area del comprensorio servito: 336.000 ettari di superficie complessiva, di cui 227.000 ettari di superficie agraria nelle province di Ravenna, Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini, rappresentando al contempo un elemento rilevante anche nel composito scenario idrologico nell’intera Pianura Padana all’interno del distretto del fiume Po.
La perdurante richiesta dell’Autorità di bacino del fiume Po di rilasciare acqua dalle regioni di monte verso quelle di valle (anche nei periodi in cui i livelli avevano toccato record negativi storici) ha avuto come obiettivo da una parte la diminuzione della risalita del cuneo salino nel delta del fiume e dall’altra l’approvvigionamento costante proprio del Canale Emiliano-Romagnolo, che oltre a sostenere il comparto agricolo alimenta il potabilizzatore di Ravenna, fornendo acqua alla comunità ravennate e della costa adriatica in un periodo di grande affluenza turistica.
In questo contesto sono risultate fondamentali le manovre idrauliche emergenziali e straordinarie eseguite dalle maestranze consortili sette giorni su sette. Le azioni hanno riguardato soprattutto l’impianto idrovoro Palantone a Bondeno, in provincia di Ferrara, ma anche tutte le stazioni del Cer a Sant’Agostino est e ovest, Crevenzosa, Pieve di Cento, Savio e Volta Scirocco hanno consentito una gestione razionale della risorsa idrica a disposizione.
In vista del consiglio di amministrazione, in programma lunedì 5 settembre nella sede del Cer a Bologna, il presidente Nicola Dalmonte ha anticipato cosa si potrà fare a livello sistemico per migliorare un contesto sottoposto periodicamente a stress stagionali, ormai troppo frequenti da sostenere senza nuovi e ulteriori investimenti mirati: “L’esperienza di quest’anno ci obbliga a mettere in campo tutte le azioni possibili per garantire la risorsa idrica, alla luce di questi cambiamenti climatici; il Cer è l’infrastruttura principale della nostra regione a servizio del mondo agricolo”.
“Un contributo di rilievo che va considerato in un’ottica di complessiva sostenibilità ambientale è senza dubbio l’apporto che il Canale Emiliano-Romagnolo ha assicurato alle oasi ambientali del territorio, che svolgono una funzione rigenerante per habitat e biodiversità”, ha aggiunto la direttrice generale del Cer Raffaella Zucaro riferendosi in particolare alle oasi di Valle della Canna e Punta Alberete.
Fino al termine effettivo della stagione irrigua, previsto per ottobre, gli studi approfonditi dei laboratori del Cer si concentreranno anche sull’analisi capillare dell’aspetto agronomico colturale generato e garantito in questa stagione critica, per comprendere le percentuali di utilizzo di risorsa idrica da parte delle singole colture: un lavoro che servirà per comporre un bilancio idrico di sistema che risulterà di fondamentale importanza per la pianificazione futura.
Ultimi commenti
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]
Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]