La prima metà di settembre non ha portato novità rilevanti sul fronte climatico nel bacino del fiume Po, con la situazione generale di stress idrico diffuso – già evidenziatasi ad agosto – che prosegue senza decise inversioni di tendenza all’orizzonte. Dall’inizio del mese le precipitazioni sono state infatti quasi del tutto inesistenti, o comunque non significative visti i livelli registrati, drasticamente scarsi o addirittura nulli: in media, nell’area considerata, è caduto un solo millilitro di acqua.
L’area a sud del fiume, in costante sofferenza per tutto il periodo estivo, con zone di forte criticità a macchia di leopardo, ha ulteriormente patito le alte temperature registrate nell’ultimo mese; la pressoché totale assenza di precipitazioni significative, ormai assenti da più di due mesi, hanno inoltre reso il territorio del tutto arido. Le zone che ad oggi hanno manifestato la criticità più marcata sono quelle del Piemonte Meridionale, dell’Emilia-Romagna e dell’Alto Marchigiano. Le portate del fiume si sono mantenute invece costanti, ma comunque sotto la media a Pontelagoscuro – che, in queste ultimissime ore, risulta pari a 760 m3/s (-30% rispetto alle medie).
Data l’evidente scarsità di precipitazioni nelle prime due settimane di settembre, se il trend fosse confermato anche per il resto del mese (quindi in assenza di consistenti piogge) si prefigurerebbe uno dei mesi di settembre più secchi di sempre; la forte variabilità del mese, tuttavia, fa sperare in un aumento delle precipitazioni a lungo termine.
In Emilia-Romagna, per esempio, calcolando le piogge cadute dall’inizio di marzo alla metà di settembre si registra un deficit medio regionale – rispetto ai dati 2001-2020 – di circa 178 mm (-47,5%); su vaste aree del settore orientale, e particolarmente in Romagna, sui rilievi del Bolognese e in altre aree più ristrette dei rilievi occidentali, il deficit di pioggia raggiunge i valori massimi con una percentuale superiore al 60% rispetto al periodo preso in considerazione.
Considerando la pioggia complessiva caduta dal primo marzo al 2 settembre, sono appena trascorsi i mesi più aridi dal 1961. Seppur in discesa, rispetto al clima torrido di agosto, anche le temperature nei primi giorni di settembre sono rimaste allineate con il mese precedente, con medie superiori di 2/3 gradi.
“In queste condizioni penalizzanti in continuo mutamento”, come ha sottolineato il segretario generale dell’Autorità distrettuale del fiume Po-MiTE Meuccio Berselli, “è chiaro che la nuova normativa comunitaria che l’Unione Europea ha deciso di introdurre a breve e che prevede misure ancor più stringenti riguardo ai deflussi ecologici (pur ponendosi importanti obiettivi sotto l’aspetto della conservazione dell’ecosistema acquatico e degli utilizzi) va rivista in tempo utile. Serve un calcolo ad hoc per ogni area geografica, che tenga conto delle medie reali e delle condizioni locali; è comprensibile che Italia, Spagna o Grecia non possano e non debbano essere comparate a Danimarca o Olanda, presentando condizioni climatiche e ambientali completamente differenti. Sotto questo profilo, non trascurabile in prospettiva, occorre agire prima che sia tardi”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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