Sabato 15 e domenica 16 ottobre 2022 tornano, per l’undicesima edizione, le Giornate FAI d’Autunno, il grande evento di piazza che il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS dedica ogni anno, d’autunno, al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese, animato e promosso dai Gruppi FAI Giovani, con la partecipazione di tutte le Delegazioni, i Gruppi FAI e i Gruppi FAI Ponte tra culture diffusi e attivi in tutta Italia.
I Delegati e Volontari della Fondazione, come ogni anno, metteranno a disposizione energia, creatività ed entusiasmo per svelare agli italiani la ricchezza e la varietà del patrimonio di storia, arte e natura che è in ogni angolo di questo Paese, sorprendente e inaspettato, e che non consiste solo nei grandi monumenti o nei musei, ma anche in edifici e paesaggi inediti e sconosciuti, luoghi speciali che custodiscono e testimoniano piccole e grandi storie, culture e tradizioni, che sono a pieno titolo “il nostro patrimonio”, e che perciò tutti siamo chiamati a curare e a proteggere per le generazioni presenti e future, com’è nella missione del FAI, cominciando innanzitutto a conoscerli, per scoprirne il valore.
Sono oltre 700 le proposte in 350 città d’Italia, in tutte le regioni: meraviglie da scoprire, nascoste in luoghi poco conosciuti e solitamente inaccessibili, che raccontano storia e natura dell’Italia, spaziando dall’archeologia all’architettura, dall’arte all’artigianato, dalla tradizione alla memoria, dall’antico al moderno, dalla città alla campagna. Dai palazzi delle istituzioni alle architetture civili – ospedali, carceri, scuole e università, e perfino porti – da chiese e conventi a dimore private, ville e castelli, da siti archeologici a moderni centri di ricerca, dai borghi immersi nella natura a parchi, giardini e orti in città, dai villaggi operai ai laboratori artigianali e alle industrie del made in Italy: tutto questo, e molto altro, è il patrimonio culturale dell’Italia che il FAI svela al pubblico in due giorni di festa, di divertimento, ma anche di apprendimento e sensibilizzazione.
Ai partecipanti verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, che andrà a sostegno della missione e dell’attività del FAI (l’elenco dei luoghi aperti e le modalità di partecipazione all’evento sono consultabili sul sito www.giornatefai.it). Chi lo vorrà, potrà sostenere ulteriormente il FAI con contributi di importo maggiore oppure con l’iscrizione annuale, sottoscrivibile online o in piazza in occasione dell’evento (box sotto per dettagli).
Ecco alcune delle aperture più interessanti in Emilia Romagna:
BOLOGNA
Palazzo Lambertini Taruffi (Liceo Statale Minghetti)
Il Palazzo sorge nel centro di Bologna in quella che un tempo era Via del Poggiale e oggi è Via Nazario Sauro. Il Palazzo è stato una delle residenze della prestigiosa famiglia bolognese dei Lambertini che dal XII secolo ha legato le proprie vicende alla città di Bologna dando alla Chiesa di Roma anche un Papa noto per la grande cultura, il cardinale Prospero Lorenzo Lambertini, divenuto Benedetto XIV. L’edificio, di grande rilievo storico, è stato acquistato dal Comune di Bologna nel 1908 per farne la sede del Liceo Classico Marco Minghetti e ancora oggi ospita questa importante istituzione scolastica.
Durante le Giornate FAI i visitatori saranno accompagnati alla scoperta di questo Palazzo storico partendo dal grande loggiato al piano terreno per poi scoprire, una volta salito il grande scalone monumentale settecentesco, il bellissimo piano nobile dell’edificio. In questo percorso i visitatori avranno anche modo di ammirare alcuni importanti soffitti lignei decorati a testimonianza di un tratto tipico dell’edilizia aristocratica bolognese della seconda metà del 500, che ritroviamo in molte nobili dimore coeve, come Palazzo Fava o Palazzo Magnani.
BOLOGNA
Palazzo Vassé
Palazzo Vassé sorge in Via Farini n. 14, cuore del centro di Bologna e crocevia di quell’area dove, nel Medioevo, sorse una delle più antiche Università del Mondo, a un passo da San Petronio e Piazza Maggiore. Il Palazzo, di grande importanza storica, ha subito numerosi danni a causa dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale e per tale ragione all’originale nucleo storico dell’edificio (oggetto delle visite in Giornate FAI) si affianca oggi l’attuale Galleria Cavour. L’attuale proprietà ha avviato numerosi e importanti interventi di valorizzazione e restauro della porzione storica dell’edificio oggetto di visita.
Durante la visita sarete accompagnati alla scoperta degli spazi più prestigiosi del Palazzo che comprendono il cortile interno, il grande scalone decorato e le meravigliose sale affrescate del piano nobile. Punto focale della visita è la suggestiva galleria della Meridiana, dotata appunto di un’insolita meridiana (un calendario solare) e di due fori per le osservazioni del cielo notturno. La suggestione di questi spazi unici sarà peraltro accompagnata dal racconto delle vicende storiche della famiglia Vassé Pietramellara.
FERRARA
Palazzo Tassoni
La particolarità di Palazzo Tassoni sta nella sua storia, prima residenza in un contesto storico-urbanistico significativo, poi ospedale psichiatrico, poi sede della facoltà di architettura; molti cittadini ferraresi ricordano questo grande contenitore nella sua versione di nosocomio, con le sbarre alle finestre, le piccole e anguste stanze contrapposte a grandi cameroni, il passaggio aereo tra i due corpi di fabbrica prospicienti via della Ghiara, le urla dei malati alle finestre con le braccia tese oltre le sbarre. Un luogo stravolto dalla destinazione d’uso diversa da quella per cui era stato concepito, che, fortunatamente, ha mantenuto le tracce del suo antico splendore di dimora cinquecentesca sotto strati di pittura, pareti leggere e controsoffittature. Poi, la trasformazione da ospedale a sede di università ha permesso a quei cittadini, di conoscere il palazzo nella sua versione originale, se non al suo interno, passandoci semplicemente davanti e percependo nelle sue facciate una rinnovata veste. Durante i recenti lavori di restauro tutte le tracce, lacerti, strutture, emerse durante la demolizione delle superfetazioni dovute alla fase ospedaliera, sono state messe in luce, nella loro posizione originale ove possibile, ma anche rivisitate e riadattate dove le gravi condizioni di degrado o perdita non l’hanno consentito. C’è un ulteriore motivo per conoscere Palazzo Tassoni che è quello di essere esso stesso oggetto di studio per gli studenti che frequentano la facoltà, che direttamente sul posto, possono misurare, fotografare, studiare i diversi corpi di fabbrica, anche in quelle parti non ancora oggetto di intervento, ricercare negli archivi dati e documenti storici, studiare i segni sulle murature, e mettere come atto finale “in fila i dati”.
Il tema che la delegazione Fai Ferrara in questa edizione delle Giornate di Autunno propone, raccogliendo le suggestioni del Fai Nazionale, riguarda i luoghi dell’istruzione, quelli destinati allo scopo fin dalle origini ed anche quelli che lo sono diventati. Il dipartimento di Architettura ha fatto di questo luogo un modello per studiare l’architettura, la storia e la cultura. Durante la visita negli ambienti di Palazzo Tassoni, sarà possibile inoltre vedere le mostre sull’attività didattica e di ricerca organizzate in occasione del Trentennale del Dipartimento di Architettura di Ferrara.
MODIGLIANA (FORLÌ-CESENA)
Palazzo Borghi
Palazzo Borghi sorge nel “borgo vecchio”, cioè la parte più antica e più piccola di Modigliana. Si pensa che il Palazzo possa essere stato la residenza principale dei Conti Guidi fino al 1377 quando gli abitanti di Modigliana si ribellarono alla loro tirannia, ottenendo la protezione dell’allora Signoria di Firenze. Successivamente divenne l’abitazione principale della famiglia Borghi. Nel sec, XVIII i Borghi si trasferirono a Faenza dove, imparentandosi con la nobiltà faentina, si inserirono nella vita della città. Si ricorda in particolare il Conte Pompeo, uomo d’ingegno e d’iniziative che fece rivivere l’Accademia degli Incamminati a Modigliana ed in Faenza fu promotore di varie attività culturali.
Palazzo Borghi verrà eccezionalmente aperto nelle G.F.A al pubblico che, durante la visita potrà ammirare l’ampio ingresso con volta lunettata a doppio ombrello con peducci configurati in gesso e lo stemma di famiglia nonché le sale al pianterreno e al primo piano con soffitti dipinti a grottesche tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. Secondo tradizione, nel 1773 il palazzo fu teatro di un misterioso ‘baratto”: verrà raccontato lo scambio di un figlio di un carceriere con la figlia di una nobile coppia straniera e quello che avvenne in seguito.
MODENA
Palazzo Ducale
Sede della rinnovata corte estense dopo la devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio e in seguito della Scuola Militare voluta da Napoleone sul modello dell’École Politecnique di Parigi, divenne poi la più importante Accademia del nuovo Stato italiano unitario. Inizialmente castello situato in una posizione periferica, poi mutata con l’ampliamento cinquecentesco della città verso nord, fino a divenire con la trasformazione del castello in sontuoso palazzo baricentro monumentale della città di Modena e una delle regge più imponenti del nord Italia.
Il Palazzo è normalmente chiuso al pubblico in quanto sede dell’Accademia Militare. Il nostro percorso inizia dal Cortile d’Onore, prosegue nello scenografico scalone al termine del quale si giunge al loggiato del piano nobile. A seguire le quattro ‘camere da parata’ volute dal duca Francesco I d’Este come sede della quadreria, oggi occupate dal Museo Storico dell’Accademia Militare con i suoi cimeli. In questa parte del Palazzo si visiterà anche la Galleria Sacra affrescata dal pittore di corte Francesco Stringa (1635-1709) per proseguire nel l’Appartamento di rappresentanza che si estende dal Salone d’onore che il duca Rinaldo, in occasione del suo matrimonio con Carlotta Felicita di Brunswich (1696), aveva fatto affrescare dal bolognese Marcantonio Franceschini (1648-1729), continua nella sala successiva affrescata nella volta da Francesco Stringa fino al torrione est . Perduti gli arredi originali resta a testimoniare il gusto dell’epoca il Gabinetto Nobile, noto come Salottino d’oro, realizzato a metà Settecento in pannelli interamente smontabili.
SASSUOLO (MODENA
Palazzina Ducale del Belvedere di San Michele
Posta sui primi rilievi collinari alle spalle di Sassuolo in un’area ancora intatta, la villa situata in mezzo a un boschetto e circondata da giardini all’italiana al termine della lunga prospettiva alberata che un tempo la univa al Palazzo ducale di Sassuolo, delizia estiva ed autunnale dei duchi d’Este, caratterizzando in tal modo l’organizzazione a sud del grande parco ducale. Tale prospettiva ottenuta a metà 700 s’intersecava con la grande Strada ducale Vandelli che univa il ducato di Modena alle terre toscane. La villa al centro di una piazza rotonda circondata da un bosco e da un giardino formale con labirinto, vasche e parterre. Straordinaria la sala centrale a forma di cubo dove sulle quattro pareti sono raffigurate tutte le residenze ducali, alcune delle quali distrutte. Eseguite dal maggiore decoratore e scenografo di corte Lodovico Bosellini con l’aiuto di Giovan Battista Menabue, entrambi protagonisti del gusto di fine ‘700 che caratterizzò larga parte dei lavori promossi sul finire del secolo proprio dal duca, Ercole III ed essere autore di opere a Milano e a Varese. Un pittore poco noto che questa visita permetterà di conoscere ed apprezzarne le qualità. Inoltre, la visita permettere, data l’ubicazione, di ammirare un paesaggio, quello della Valle del fiume Secchia, non normalmente visibile.
La suggestiva villa è oggi residenza privata sempre chiusa al pubblico se non in casi eccezionali. La visita riserva uno straordinario panorama nonché l’opportunità di conoscere le reali dimensioni e forme del grande parco ducale di Sassuolo.
PARMA
Palazzo Ducale del Giardino
Il palazzo venne costruito a partire dal 1561 per ordine del duca di Parma Ottavio Farne-se e fu sede della corte ducale fino alla seconda metà del Seicento (quando la sede del ducato fu trasferita in altri palazzi situati a fianco della Pilotta). Per la sua costruzione venne scelta un’area nei pressi di una torretta ideata dagli Sforza e il progetto fu affidato a Jacopo Barozzi detto il Vignola. I lavori furono diretti da Giovanni Francesco Testa. La tipologia era quella delle dimore fiorentine e romane che gli stessi Farnese stavano edificando in quegli anni, si pensi al Palazzo Farnese di Roma e a quello di Caprarola. Il Palazzo, dal 1953, è sede del Comando Provinciale dell’Arma Carabinieri di Parma.
La visita comincerà dal grandioso ingresso nel Parco Ducale. Al piano terra si trovano opere di Cesare Baglioni, dipinte nei primi anni del Seicento. Un monumentale scalone settecentesco porta a un grande salone al primo piano, detto Sala degli Uccelli per il soffitto ornato con decorazioni a stucco e a fresco di Benigno Bossi, rappresentanti 224 specie di uccelli. Da questo salone si accede alle stanze che conservano opere d’arte realizzate nel periodo dei Farnese: Sala di Alcina, la più antica del Palazzo, la Sala dell’Aetas Felicior (o “Sala del Bacio”), la Sala d’Orfeo, la Sala di Erminia, la Sala dell’Amore, la Sala delle leggende. L’apertura nelle Giornate FAI è una splendida occasione ‘ grazie alla virtuosa collaborazione con il Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri – per riportare l’attenzione sulle Residenze Ducali di Parma.
REGGIO EMILIA
Palazzina Malaspina
Palazzo Malaspina si trova sulla strada più importante di Reggio, la via Emilia, e si colloca quasi di rimpetto all’imponente chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Prospero, e in prossimità di altre dimore di rilievo, appartenute a diverse famiglie patrizie reggiane. Unisce tre unità immobiliari già esistenti nel Medioevo, edifici ancora distinti da due accessi e relativi androni e cortili. Il piano terra mantiene ad uso pubblico i portici, elemento tipico dell’architettura padana. L’edificio, storico e di pregio, appartenente ai conti Cassoli sin dal Seicento e dal 1942 di pertinenza dei Fontanesi, venne ristrutturato a partire dal 1852 dall’allora proprietario, Francesco Malaspina, di famiglia originaria e feudataria di Pontebosio (provincia di Massa Carrara). Nel 1842, Francesco Malaspina ereditò i beni dei prozii materni e fu autorizzato ad aggiungere al proprio i loro cognomi Torello d’Aragona e Scotti; fra questi beni, il palazzo in via Emilia (proprietà Torello dal 1800) ed i vasti possedimenti con la magnifica villa/parco di Gualtieri, della famiglia Torello sin dal Seicento.
Il complesso principale ha un cortile di forme neoclassiche che risulta porticato su tre lati. In fondo al triportico si accede all’altro nucleo, meno nobile, che svolge il ruolo di servizio al principale. Il terzo nucleo, acquistato nel 1852, è collegato tramite alcune sale ed alla vista è unito effettivamente solo dalla lunga facciata. Lo stemma di Francesco campeggia al centro del notevole balcone, tra i più belli della città e ricamato in ghisa fusa (lega metallica costituita dall’ unione di ferro e carbonio), che orna la facciata neoclassica senza soluzione di continuità, costruita su 13 arcate. La facciata è stata totalmente ridisegnata nel 1859 dall’architetto reggiano Luigi Croppi (Como, 1781 – Reggio Emilia, 1865) insieme alle paraste ioniche e a 6 mascheroni che riprendono il vicino palazzo Ruini (civ. 39).
CORIANO (RIMINI)
Comunità di San Patrignano
La sede della Comunità di San Patrignano si trova nel territorio del Comune di Coriano, situato sulle dolci colline dell’entroterra riminese da cui si può godere la vista del mare. San Patrignano dal 1978 salva vite che sembravano senza speranza. Da allora offre a chi le chiede aiuto, gli strumenti per ripartire, spingendo i ragazzi e le ragazze a ritrovare valori e dignità perduti e a scoprire nuove passioni. Lo fa da sempre in maniera gratuita, perché l’amore per il prossimo lo si può solo regalare. La Comunità di San Patrignano è composta da numerosi edifici che includono gli uffici, i laboratori artigianali, un centro studi, una palestra, una piscina, le case alloggio dei residenti della comunità, la mensa, le sale conferenze, il centro medico, le scuderie, la fattoria, la cantina, gli stabilimenti per la produzione dei prodotti locali alimentari, e molto altro, tutto quello che è necessario per far funzionare e sostenere in modo autosufficiente una comunità di persone. Le costruzioni, funzionali alle necessità, sono immerse nel verde e circondate delle vigne e dalle coltivazioni biologiche che rendono il luogo un’oasi di pace e riflessione.
Il percorso che verrà proposto durante le Giornate FAI di Autunno, sarà alla scoperta di questa artigianalità e creatività ritrovata attraverso la visita dei laboratori dei filati, del cuoio e delle carte da parati, accompagnati dai ragazzi che ci lavorano, così da poter visitare questi ambienti in modo esclusivo, osservando le antiche tecniche, rivisitate anche in chiave moderna che conducono ad articoli originali ed unici, molto apprezzati e richiesti anche all’estero dai grandi marchi della moda italiana ed internazionale e del designer. Un’occasione da non perdere per capire meglio come l’impegno e l’ingegno umano nel lavoro creativo può sollevare l’animo e far riconquistare la propria libertà
CASTEL D’AIANO (BOLOGNA)
Le grotte di Labante
Nel cuore dell’Appennino Bolognese, nella Valle del torrente Aneva si conserva un prezioso gioiello della natura: Labante, la grotta primaria nei travertini più grande in Italia. Una bellissima cascata e il suo laghetto che nascondono 2 grotte: la “Grotta dei Tedeschi” e la “Grotta di Labante”.In questo luogo è possibile assistere ad uno spettacolo unico, non ripetibile perché cambia sempre e si presenta diverso in ogni momento. Queste grotte sono state denominate anche “Grotte Viventi” e il suo travertino, qui chiamato “spunga” venne usato dagli etruschi per la necropoli di Misa a Marzabotto e negli anni ‘60 per ricostruire il Santuario di Brasa. Le Grotte di Labante sono un sito di importanza comunitaria (SIC) e si trovano nel comune di Castel D’Aiano. Probabilmente è la grotta primaria di travertini più grande del mondo, infatti, le cavità naturali di questo tipo non superano i 4-5 m di lunghezza mentre quelle di Labante raggiungono i 51 m con un dislivello di 12.
In occasione delle giornate FAI avrai la possibilità di visitare degli angoli solitamente chiusi al pubblico. Innanzitutto, entreremo all’interno della piccola Grotta dei Tedeschi, un mondo sotterraneo fatto di oscurità, di profumo di terra e di silenzio interrotto solamente dallo scrosciare delle acque. Ma da dove arriva l’acqua della cascata? dal prato sovrastante che appartiene alla Chiesa di San Cristoforo. La storia di questa antica chiesa parrocchiale è indissolubilmente legata alla grotta, da cui è stato preso il travertino per costruirla. Grazie al FAI entrerai nella sua sacrestia, un posto che custodisce al suo interno numerosi manufatti, foto storiche e documenti della sua storia e del territorio su cui sorge. Da qui, con una facile passeggiata su sentiero CAI raggiungeremo la chiesa di Santa Maria di Labante all’interno della quale scoprirai un’altra caratteristica labantese: i presepi di travertino o ‘spunga’.
PAVULLO NEL FRIGNANO (MODENA)
Montebonello
Montebonello è un piccolo borgo del comune di Pavullo nel Frignano non distante da un distretto ceramico che tuttavia non ne deturpa immediatamente il paesaggio. Il borgo, costruito su un colle, è tutto raccolto intorno alla piccola piazza su cui si affacciano la torre medievale, la facciata della chiesa e le case, che nell’insieme formano quasi una cinta muraria. Il contesto in cui sorge il paese è quello rurale del medio Appennino modenese, caratterizzato dalle tipiche attività agricole mirate all’allevamento di animali e alla produzione del Parmigiano Reggiano.
I beni architettonici e artistici di Montebonello sono il borgo urbanisticamente strutturato intorno alla piazza, la torre che riflette la tipologia matildica con due caratteristici portali sopraelevati e soprattutto la chiesa. L’edificio sacro risalente al tardo periodo medioevale è costituito da un’unica aula terminante con un presbiterio rettangolare e abside rettilinea. Si entra attraverso due portali, il più antico in stile romanico e un altro, gotico, datato 1446, ora tamponato. L’interno è in gran parte affrescato con immagini di diversi santi nell’aula dei fedeli e con le storie dell’infanzia della Beata Vergine Maria nel presbiterio. Gli affreschi di autori anonimi sono quattrocenteschi.
Durante la visita si passeggia per il borgo sostando ai piedi della torre per coglierne le caratteristiche della struttura e del sito su cui sorge. La chiesa poi offre un’occasione rara, almeno nel Frignano, di osservare un edificio sacro medioevale, giunto fino a noi integro nella struttura e nell’apparato iconografico. I due cicli di affreschi dell’aula dei fedeli e del presbiterio, coperti all’inizio del secolo XVII, furono rinvenuti casualmente dall’attuale parroco e fatti restaurare dalle mani esperte di Marta Galvan. La chiesa in genere è aperta solo nell’orario della Messa domenicale, abitando il parroco a Pavullo
FAENZA (RAVENNA)
Galleria di Palazzo Laderchi
Palazzo Laderchi è uno degli edifici più significativi del centro storico di Faenza per la felice posizione in angolo con la piazza, il valore dell’architettura e delle decorazioni interne. L’edificio è il risultato di un trasformazione da un primo nucleo di case poi nel tempo comprese in una residenza articolata; in seguito, con una sistemazione razionale successiva al 1780 per volontà del conte Ludovico Laderchi e per opera dell’arch. bolognese Francesco Tadolini, furono assemblati gli edifici preesistenti e l’area della demolita chiesa di San Biagio in angolo con la piazza in un edificio organico caratterizzato da una nobile facciata e uno scalone di sobrio classicismo, già aggiornato agli orientamenti della nuova architettura. Dopo una prima fase di interventi decorativi databili ai primi anni ‘80 del XVIII secolo (atrio e ambienti della Società Torricelliana di Scienze e Lettere) nel 1794 prende l’avvio la decorazione della Galleria o Sala delle Feste, la più ampia sala decorata di un palazzo faentino, attualmente compresa tra gli ambienti del Museo del Risorgimento: destinazione appropriata proprio per il ruolo di primo piano che i conti Laderchi ebbero prima in età giacobina poi durante il Risorgimento.
L’apertura nelle Giornate FAI prevede la visita guidata all’interno delle sale decorate di palazzo Laderchi, ora sede del Museo del Risorgimento, con particolare attenzione ad un bozzetto della collezione Baroni, opera di Felice Giani. Alquanto raro è il bozzetto sicuramente autografo dell’artista che viene esposto in questa occasione grazie alla sensibilità del proprietario, dott. Sergio Baroni: si tratta di una tempera su carta riportata su tela (mm.290×350) con Psiche che riceve da Proserpina l’ampolla con l’unguento della bellezza, un autentico progetto esecutivo per la presenza di tracce di riquadratura e numerazione.
CORTEMAGGIORE (PIACENZA)
Complesso dell’Annunziata
Il complesso dell’Annunziata comprende la Chiesa ed il convento dei Frati Francescani Minori Osservanti e costituisce un importante punto di riferimento per il borgo di Cortemaggiore, sia dal punto di vista storico, sia dal punto di vista artistico-culturale, con diversi elementi pittorici e d’arredo di notevole pregio. Sia l’importanza storica, sia l’importanza culturale sono strettamente legate ai fondatori di Cortemaggiore: la Famiglia Pallavicino, che volle all’interno della chiesa una Cappella gentilizia, chiamando ad affrescarla i migliori artisti dell’epoca, tra cui anche Giovanni Antonio de Sacchis, detto il Pordenone.
La visita al Complesso dell’Annunziata permetterà al visitatore di apprezzare la struttura architettonica, la storia e le decorazioni pittoriche di questo imponente edificio religioso. La visita agli interni della Chiesa si focalizzerà prevalentemente sul suo legame con la famiglia Pallavicino, che trova la sua massima espressione nella meravigliosa cappella gentilizia affrescata da Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto il Pordenone. Sarà inoltre possibile accedere a spazi inediti e beneficiare di affacci privilegiati su altri ambienti del complesso, solitamente chiusi al pubblico. Non mancherà un momento introduttivo sulla storia di Cortemaggiore, che permetterà al visitatore di iniziare un viaggio attraverso i secoli, che qui comincia, per poi continuare negli altri beni aperti per l’occasione delle Giornate FAI d’Autunno. Il Complesso dell’Annunziata, infatti, è parte di un itinerario volto ad immergere il visitatore a tutto tondo nel borgo di Cortemaggiore, portandolo a conoscere storia, peculiarità, cultura e tradizioni a partire dalla storia antica e sua fondazione, fino ai giorni nostri. L’organizzazione suggerisce di inserire il Complesso dell’Annunziata come prima tappa di visita, in un percorso che attraverso l’apertura di 4 beni, vuole ripercorrere i momenti salienti della storia di Cortemaggiore. L’itinerario di visita consigliato prevede: Complesso dell’Annunziata, Palazzo Pallavicino, Teatro Eleonora Duse ed infine Museo POGaM.
MEDICINA (BOLOGNA)
Le antenne della stazione Radiostronomica di Medicina
La storia dell’Istituto di Radioastronomia (IRA) inizia nel 1970, quando venne fondato grazie all’iniziativa del Professor Marcello Ceccarelli e del gruppo di scienziati, ingegneri e tecnici che progettarono e realizzarono il radiotelescopio Croce del Nord a Medicina. L’IRA fa parte dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) dal 2005, ed è dislocato in tre sedi: la sede centrale a Bologna e due ulteriori sedi presso le stazioni radioastronomiche di Medicina e Noto. L’IRA è uno dei poli fondamentali in cui si svolge la ricerca radioastronomica in Italia e riveste un ruolo di primo piano anche in ambito internazionale. La principale area di interesse per lo staff di ricerca dell’IRA è l’astrofisica extragalattica, ma si dedica anche all’astrofisica galattica, dalla formazione stellare all’astrofisica stellare.
Durante le Giornate FAI d’Autunno, grazie alla disponibilità di INAF IRA, conosceremo la storia di questo luogo, dove studenti, famiglie e appassionati vengono a contatto con i radioastronomi, i tecnologi e i loro strumenti, e impareremo alcune curiosità: lo sapete che in questo contesto unico nel suo genere, sono stati girati video e film? La Stazione Radioastronomica di Medicina è un vero e proprio set cinematografico! E come si conciliano queste strumentazioni con il contesto naturalistico circostante? Vi aspettiamo per parlarvene!
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]