Nel secondo trimestre dell’anno è proseguito il trend di crescita delle imprese femminili iscritte al Registro delle imprese della provincia di Reggio: secondo l’Ufficio studi e statistica della Camera di commercio reggiana, infatti, al 30 giugno le aziende capitanate da donne sono arrivate a quota 10.221 unità, 56 in più rispetto al totale del 31 marzo scorso, per un incremento trimestrale dello 0,5%.
Anche il confronto su base annuale è positivo, con 103 imprese in più rispetto al giugno del 2021 (+1%); è stabile al 18,6%, invece, la quota di imprese femminili sul totale delle imprese della provincia emiliana.
La suddivisione per settori è rimasta sostanzialmente invariata rispetto agli anni precedenti. La maggioranza delle imprese femminili reggiane continua a operare nel commercio, settore in cui si concentra il 23,9% delle aziende guidate da donne: 2.467 imprese, con una prevalenza (1.691) di quelle attive nel commercio al dettaglio.
Al secondo posto c’è il comparto dei servizi alle imprese, con 2.043 aziende femminili (+3,8% rispetto al 30 giugno del 2021): la maggioranza di queste è nell’ambito immobiliare (675 imprese), ma si segnalano anche 167 imprese che svolgono attività ausiliarie dei servizi finanziari, 153 imprese impegnate in attività di supporto per le funzioni d’ufficio e 150 imprese che sviluppano altre attività professionali scientifiche e tecniche.
Al terzo posto, invece, c’è il comparto dei servizi alla persona, dove sono 1.466 le imprese femminili reggiane attive: una componente determinante, dal momento che rappresentano il 43,6% del totale delle aziende attive nel settore. Un’incidenza rilevante che sale al 50,9% nell’ambito della sanità e dell’assistenza sociale e al 54% per quanto riguarda l’area degli “altri servizi alla persona” (un settore misto che comprende dalle lavanderie ai saloni da parrucchieri).
Sono stabili le imprese femminili attive nell’ambito dei servizi di alloggio e ristorazione: poco più di mille unità, concentrate soprattutto nei servizi di ristorazione (942 aziende). Nel segno della stabilità anche il comparto dell’agricoltura (con 1.292 aziende guidate da donne) e quello delle attività manifatturiere, nel quale sono presenti 1.255 imprese femminili: 450 di queste (il 35,8%) nel tessile-abbigliamento, 194 (il 15,4%) nella fabbricazione di prodotti in metallo e 113 (il 9%) nell’industria alimentare.
È in crescita, invece, l’imprenditoria femminile straniera: al 30 giugno di quest’anno la componente delle imprenditrici non nate in Italia ha guadagnato il 3,3% rispetto all’anno precedente (passando da 1.382 a 1.428 imprese registrate), confermando il trend al rialzo degli ultimi anni. Analizzando le cariche femminili iscritte nel Registro delle imprese, e limitandosi alle imprese individuali (le sole per le quali è possibile identificare con precisione lo stato di nascita dell’imprenditrice), i principali paesi di origine sono Cina, Nigeria, Marocco e Romania.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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