Nei primi sei mesi del 2022 le imprese della provincia di Modena hanno dimostrato di saper resistere alla crisi, proseguendo sul sentiero della crescita avviata lo scorso anno, nonostante le gravi difficoltà che si trovano a fronteggiare: dalle tensioni sui prezzi dell’energia e delle materie prime alle difficoltà di approvvigionamento, fino alle preoccupazioni relative alle conseguenze della guerra della Russia in Ucraina.
È questa la sintesi dell’indagine congiunturale sull’andamento economico della provincia emiliana realizzata dal centro studi e statistica della Camera di commercio di Modena su un campione di imprese, in collaborazione con le associazioni imprenditoriali Confindustria Emilia, Cna Modena, Legacoop Estense, Ascom Confcommercio e Fam Modena.
Ne è uscito un quadro tutto sommato confortante. Il terziario è risultato il settore trainante dell’economia in questa prima metà dell’anno, con un incremento tendenziale di fatturato del 25% su base annua, anche se con differenti dinamiche al suo interno. Il comparto alloggio e ristorazione, che era stato tra i più colpiti dalla pandemia di nuovo coronavirus, ha fatto registrare un forte rimbalzo; sostenuta anche la crescita del commercio all’ingrosso (+14,7%) e soprattutto dei servizi alle persone (+21,3%). In positivo, ma meno dinamici, il commercio al dettaglio (+7,7%) e i servizi alle imprese (+4,8%). Nel complesso il settore terziario ha fatto segnare un forte incremento dell’occupazione: +16,7%.
L’industria manifatturiera, invece, ha fatto evidenziare un ridimensionamento del trend espansivo rispetto al primo semestre del 2021, ma ha comunque centrato un incremento di fatturato del 17%, mentre la produzione è cresciuta dell’11,9%. Tutti i settori hanno incrementato la produzione, ad eccezione della ceramica, che ha accusato una battuta d’arresto (-10,4%) dovuta al boom dei costi dei fattori produttivi, tra cui gas, imballaggi e noli marittimi.
Il portafoglio ordini del settore manifatturiero, nel complesso, lascia comunque presupporre una prosecuzione di questo trend anche nel breve periodo: le imprese, infatti, hanno certificato un incremento degli ordini dell’11,1%, soprattutto per quanto riguarda il mercato interno (+14,8%). In questo momento il mercato domestico appare più ricettivo: il fatturato dall’Italia è aumentato del 17,4%, mentre quello dall’estero “solo” dell’8,3%. Una circostanza che ha determinato una leggera riduzione della quota dell’export, che resta comunque elevata (39%).
Il tempo di incasso delle fatture attive è rimasto stabile, a quota 90 giorni. L’occupazione, invece, è in lieve crescita: da gennaio a giugno lavoratori e lavoratrici sono aumentati complessivamente dell’1,2%.
Per quanto riguarda le previsioni a breve termine, il 55% delle imprese intervistate ipotizza una sostanziale stabilità, anche se all’orizzonte emerge anche qualche segnale di pessimismo: è in calo, infatti, la percentuale di chi prospetta un aumento (28%), mentre è salita – pur restando minoritaria – la quota di imprese che si attende una flessione (17%). Soltanto un quarto delle imprese intervistate, inoltre, ha messo in conto di effettuare nuovi investimenti.
Si è consolidata, nel frattempo, la ripresa nel settore edile: i dati del primo semestre dell’anno hanno mostrato sul fronte produttivo una contrazione del trend espansivo, che si è mantenuto comunque soddisfacente (+9,7%). Anche la variazione tendenziale degli ordinativi si è ridotta a +11,4%. Le forti tensioni sui prezzi hanno portato tuttavia a un incremento del tasso di sviluppo del fatturato, che nel primo semestre del 2022 si è attestato a +19,1%. È continuata, infine, la crescita dell’occupazione: +6,6% tra gennaio e giugno.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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