L’Inps ha pubblicato i dati dell’Osservatorio sulla cassa integrazione guadagni e sui fondi di solidarietà relativi all’anno 2021, permettendo così di tracciare un primo bilancio degli effetti generati dall’emergenza pandemica sul mercato del lavoro italiano.
Lo scorso anno in Emilia-Romagna sono state autorizzate complessivamente 134 milioni di ore di cassa integrazione (tra ordinaria, straordinaria e in deroga), più oltre 77 milioni di ore di assegni dei fondi di solidarietà, per un totale di circa 211 milioni di ore. Un dato dimezzato rispetto all’anno precedente (quando le ore autorizzate di Cigo, Cigs e Cigd erano state pari a 294,7 milioni), ma che – se si esclude il 2020 – risulta comunque essere il livello più alto dal 2008, anno che segnò l’inizio della grande crisi economica globale.
Le ore di cassa integrazione autorizzate in Emilia-Romagna sono state così suddivise: 83.533.516 ore di cassa integrazione ordinaria, in grande calo rispetto alle 216.876.424 ore del 2020 (-61,5%) ma ancora molto superiori alle 8.980.082 ore autorizzate nel 2019; 8.230.091 ore di cassa integrazione straordinaria, in diminuzione rispetto alle 11.776.894 ore del 2020 (-30,1%); 42.249.312 ore di cassa integrazione in deroga, in calo rispetto alle 66.054.819 ore del 2020 (-36%).
Questa, invece, la suddivisione a livello provinciale: Bologna: 38.065.969 ore, rispetto alle 80.192.361 ore del 2020 (-52,5%); Ferrara: 6.951.528 ore, rispetto alle 15.382.074 ore del 2020 (-54,8%); Forlì-Cesena: 10.292.104 ore, rispetto alle 22.422.483 ore del 2020 (54,1%); Modena: 25.327.016 ore, rispetto alle 62.774.372 ore del 2020 (-59,7%); Parma: 12.451.837 ore, rispetto alle 22.205.410 ore del 2020 (-43,9%); Piacenza: 6.918.354 ore, rispetto alle 14.879.973 ore del 2020 (-53,5%); Ravenna: 8.128.907 ore, rispetto alle 20.212.104 ore del 2020 (-59,8%); Reggio Emilia: 14.590.619 ore, rispetto alle 36.692.508 ore del 2020 (-60,2%); Rimini: 11.286.585 ore, rispetto alle 19.946.852 ore del 2020 (-43,4%).
Per quanto riguarda i fondi di solidarietà, infine, la suddivisione è stata la seguente: 76.910.360 ore di Fis (fondo d’integrazione salariale), in calo rispetto alle 118.815.159 ore del 2020 (-35,3%); 934.334 ore di altri fondi, in calo rispetto alle 4.258.577 ore del 2020 (-70,1%).
“I dati rilasciati dall’Inps sono molto utili a comprendere quello che è accaduto nel 2021”, ha commentato la Cgil dell’Emilia-Romagna: “Dopo un anno drammatico come è stato il 2020, il 2021 ha rappresentato il tentativo di agganciare la ripresa economica, ma anche in Emilia-Romagna le conseguenze dell’emergenza Covid-19 hanno continuato a pesare sia dal punto di vista sanitario che da quello sociale ed economico”.
Analizzando i dati, per il sindacato c’è una prima osservazione da fare: “Rispetto al 2020 l’utilizzo degli ammortizzatori sociali è sostanzialmente dimezzato, ma rimane il dato più alto dal 2008 a oggi e resta lontanissimo dai dati del 2019. Osserviamo inoltre che l’evidente ripresa nei settori manifatturieri è testimoniata dal robusto calo nell’utilizzo della cassa integrazione ordinaria, mentre diminuisce molto più lentamente l’utilizzo della cassa in deroga e del Fis, ovvero degli strumenti a disposizione delle imprese dei settori (commercio, turismo, ristorazione, cultura, spettacolo, moda, etc.) ancora maggiormente esposti alle conseguenze della pandemia”.
Dal primo gennaio 2022, inoltre, sono scaduti tutti gli ammortizzatori straordinari per l’emergenza Covid-19 ed è entrata in vigore la riforma degli ammortizzatori sociali: non ci sarà più la cassa integrazione in deroga Covid-19 per questi settori, che dovranno utilizzare gli ammortizzatori ordinari.
“È in grado il sistema di assorbire queste trasformazioni così importanti in una fase in cui la diffusione del contagio è così pressante? Per questo, come organizzazioni sindacali riteniamo necessario che il governo si assuma la responsabilità di dare risposte a questa fase dell’emergenza, rifinanziando la copertura della malattia in caso di quarantena e mettendo in campo la proroga degli ammortizzatori straordinari Covid-19 per i lavoratori e le lavoratrici che operano nei settori maggiormente in sofferenza”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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