Si parla tanto di parità di genere, ma nei libri scolastici non esiste.
A maggio i docenti di ogni ordine e grado si confrontano per scegliere i testi scolastici dell’anno successivo. E salta all’occhio sempre una grande mancanza: non solo si tratta di testi – generalmente – di autori morti, tanto che la letteratura sembra quasi necrofilia; ma i contemporanei, che per i nuovi lettori dovrebbero essere i primi, perché propongono opere e lingue più vicine a quelle dei ragazzi di oggi, come accade in altre scuole del mondo, sono banditi. E questo, beninteso, neppure per colpa dei professori, ma perché in Italia si fa storia della letteratura, più che letteratura, a differenza di altri Paesi del mondo.
Un’altra vistosa e costante lacuna è la mancanza di letterate e scrittrici donne. Anna Banti (1895-1985) e Sibilla Aleramo (1876-1960) sono due delle più importanti e prolifiche autrici italiane, spesso dimenticate dalle antologie e dal programma scolastico. Insomma, nei libri di scuola mancano le donne. Mentre scienziate e letterate dovrebbero essere presenti nei testi come i colleghi maschi.
Siamo cresciuti in una narrazione culturale a metà dell’umanità, ma nessuno sembra farci caso. Nei libri scientifici non è citata Marie Curie, Nobel nel 1903 e nel 1911. Stesso discorso per Grazie Deledda, vincitrice del Nobel nel 1926. Nei libri adottati dalle scuole le donne sono pressoché assenti: e, quando sono presenti, vengono relegate in un box, in opuscoli aggiuntivi, in pagine che anche graficamente sottolineano la loro eccezionalità, eccezioni che confermano la regola.
Ma come si fa, oggi, a concludere un serio ciclo di studi senza sapere dell’esistenza, in passato come oggi, di donne letterate, scienziate, artiste e protagoniste di ogni disciplina? Anche nei temi degli esami di maturità, i temi che riguardano le opere delle donne non esistono. Se queste non vengono neppure nominate, ci si chiede, esistono? Possono esistere nella testa di chi studia? E questo cosa vuol dire?
Nei volumi di astronomia non compare Samantha Cristoforetti, la prima donna italiana a entrare nell’equipaggio dell’Agenzia spaziale europea. E nemmeno l’astrofisica Margherita Hack. Nonostante si sia parlato ampiamente di loro sui giornali. E ciò dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, l’arretratezza dei nostri libri di testo e della formazione nelle nostre scuole nella realtà di oggi.
La magra consolazione: almeno le donne che studiano non sono uccise. Ma sui libri di testo di oggi si omette accuratamente di dire che l’antica Ipazia, scienzata del quarto secolo dopo Cristo, donna libera che anticipò il pensiero di Galileo, oltre a scegliere di non sposarsi e di rifiutare il battesimo, dava tanto fastidio a una società fortemente patriarcale che finì per essere linciata dalla folla.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]