‘Ndrangheta a Reggio: arrestato il boss Gualtieri, legato al clan dei Grande Aracri

Aveva terminato di scontare da appena venti giorni la pena carceraria di 12 anni per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, ricettazione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, comminata all’esito del processo Aemilia, per Antonio Gualtieri, esponente di spicco della ‘ndrangheta in Emilia, è di nuovo recluso

Martedì sera la Squadra Mobile della Questura di Reggio Emilia, al termine di un’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia, lo hanno condotto in carcere in esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dall’Autorità giudiziaria, in quanto ritenuto gravemente indiziato per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Dalle indagini è emerso infatti un quadro grave che ha indotto la Procura reggiana, in pieno coordinamento con la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ad adottare d’urgenza il provvedimento restrittivo. Il 63enne, nonostante i gravi problemi di salute in virtù dei quali aveva espiato parte della pena ai domiciliari, dopo aver riacquistato la libertà nei primi giorni di novembre, si era rimesso all’opera per riscuotere un credito di circa 190.000 euro vantato da un familiare nei confronti di un agente immobiliare.

Gualtieri infatti, nelle ultime settimane, avrebbe agito con metodo intimidatorio e minaccioso da ‘ndranghetista per costringere il debitore a pagare, formulando minacce di morte rivolte anche ai familiari della parte offesa. Dal suo arresto risalente all’operazione Aemilia, Gualtieri non si è mai dissociato dalla ‘ndrangheta.

Antonio Gualtieri è stato uno dei vertici della cosca di ‘ndrangheta emiliana incaricato a coordinare e ad organizzare i principali affari illeciti e le principali operazioni finanziarie, dove venivano riversati i proventi illeciti della consorteria, dalla “vocazione spiccatamente imprenditoriale. Era il soggetto preposto a tenere rapporti con la cosca Grande Aracri di Cutro, storicamente legata a quella emiliana, e in particolare con il boss Nicolino Grande Aracri.

Dovrà rispondere del reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.



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