Natale col Covid, governo stenta a decidere

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Ancora a ottobre scorso il governo prometteva restrizioni a novembre per rendere più sicuro e meno stressante il Natale. I fatti hanno dimostrato che si trattava di una delle tante previsioni sballate comminate al popolo nel segno di un paternalismo insostenibile per chiunque possieda coscienza dell’essere cittadino adulto e responsabile.

Il bilancio della seconda ondata di aggressione Covid colloca l’Italia all’ultimo posto tra gli stati capaci di elaborare una risposta almeno in parte efficace. In rapporto al numero di residenti, registriamo un tasso record di persone decedute. Se ne danno spiegazioni un tanto al braccio, del tipo che gli italiani sono più colpiti di altri a causa dell’elevata longevità media. Intanto però la pandemia continua a galoppare in alcune zone più che in altre e il governo, malgrado una relazione ormai consolidata con il Comitato tecnico-scientifico, non riesce più nemmeno a prendere decisioni con un minimo di programmazione.

Siamo all’ultimo weekend pre-natalizio e ancora attendiamo una definizione precisa delle scelte governative riguardo le restrizioni che ci attendono nelle imminenti festività. Il governo è nel caos: Conte e colleghi si riuniscono continuamente ma non riescono a mettersi d’accordo. Si litiga tra aperturisti e rigoristi. E se non bastasse la lotta continua nell’esecutivo, ci sono le regioni con una ventina di governatori (governatori si fa per dire, sono presidenti di giunte regionali e basta), ciascuno con una propria opinione su come ordinare uscite e spostamenti.

Chiunque abbia cercato di seguire l’evolversi della risposta del governo all’emergenza perdurante ha potuto cogliere l’immensa distanza tra palazzi del potere e Paese reale. I ministri discutono e discutono mentre le imprese vanno a rotoli, le professioni sono alle prese con il crollo dei redditi, i microimprenditori dei servizi e le società familiari boccheggiano. Inconcepibile è il ritardo con cui le misure restrittive di qui all’Epifania verranno comunicate.

C’è un mondo che sta per soccombere definitivamente al quale sin dall’inizio non è stata data risposta. A parte qualche bonus perfino tragicomico del tipo bonus-vacanze, e il fallimento dell’app di tracciamento Immuni, finita ormai nel dimenticatoio, il governo ha fatto del suo meglio inventandosi il cashback, molto piaciuto agli italiani ma di fatto azzoppato anch’esso a causa delle chiusure natalizie.

Le code davanti a negozi e uffici pubblici rivelano un vasto senso di disponibilità dei cittadini a compiere qualche piccolo sacrificio pur di continuare a sentirsi vivi. Non ha senso gridare allo scandalo se molti escono contemporaneamente per lo shopping: glielo hai permesso riportando le zone in giallo, cosa ti aspetti che facciano?

Il problema vero è che non esiste una strategia, salvo quella di puntare tutto sui vaccini. I quali arriveranno nel corso del 2021 e non saranno per tutti – e ammesso che tutti accettino di farseli iniettare.

Pensare al dopo, a un mondo senza Covid, è un’ottima attitudine per costruire una via d’uscita nel futuro. Ma l’auspicato ritorno alla normalità richiederà prezzi esosi. Il 2021 sarà probabilmente l’anno in cui si torneranno a pagare le rate dei mutui, i prestiti, le tasse addizionali. Aumenteranno i disoccupati, le pensioni saranno sempre più lontane e molte aziende saranno costrette a chiudere. La crisi della pandemia verrà accompagnata da una nuova e pesante crisi economica. Anche per questo non possiamo permetterci una politica debole, concentrata su se stessa, incapace di solidità e di visione. Ossia quella che abbiamo.




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  1. MICHELE

    “A LA CHEZ” DICEVA TOTO’ PROFONDO CONSCITORE DI NAPOLI E LECCE E DEL REGNO DELLE DUE SICILIE-
    “ALLEZ” DICEVA NAPOLEONE IMPERATORE FONDATORE DELLA REPUBBLICA CISPADANA
    “ANDE’ A CA’ ” DICIAMO NOI POPOLO SOVRANO AI SENSI DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
    SAN FRANCESCO E SANTA CATERINA SALVATECI DAI NUOVI MALACODA


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