Nel periodo da gennaio a luglio 437 persone, con un aumento significativo rispetto agli anni scorsi, hanno potuto usufruire del Sad, il Servizio di assistenza domiciliare in grado di sostenere con un accompagnamento qualificato il rientro a casa dopo un ricovero ospedaliero, ma anche in casi di emergenza, come nell’ambito del piano Estate sicura.
All’assistenza a domicilio in urgenza si può ricorrere, infatti, nel caso di persone non autosufficienti rispetto alle normali attività della vita quotidiana in relazione all’età avanzata oppure a causa degli esiti di una malattia. Un caso tipico è quello di anziani che sono state ricoverati, curati e dimessi secondo i protocolli sanitari, ma per i quali l’uscita dall’ospedale non significa un automatico recupero delle capacità e del livello di autonomia precedente alla malattia ed è qui che entrano in azione gli operatori dell’assistenza domiciliare.
Il Sad viene attivato dal Puass, Punto Unico di Accesso Socio Sanitario, un progetto integrato gestito da Comune di Modena e Distretto 3 dell’Azienda Usl, al pari delle altre forme di dimissioni ospedaliere. Anzi, se nella maggior parte dei casi le dimissioni protette (3.100 nel 2020 e già 1.980 nell’anno in corso) di persone non autosufficienti, in particolare anziane, da uno dei due ospedali cittadini prevedono programmi d’inserimento temporaneo in Cra o interventi a domicilio di assistenza infermieristica o assistenti familiari in grado di fornire assistenza continua, d’altra parte aumentano i casi in cui viene attivato appunto il Servizio di assistenza domiciliare. Nel 2018 gli utenti del Sad furono 483, passarono a 584 nel 2019 e a 595 nel 2020. E nei primi sette mesi del 2021 hanno già raggiunto quota 437 ricevendo anche parecchie attestazioni di gratitudine da parte dei pazienti e dei loro familiari. Nello stesso arco di tempo furono 291 nel 2018 contro i 345 nel 2019 e i 298 del 2020 quando però determinante è stato l’effetto della pandemia).
“La maggior parte degli anziani, dopo un periodo di malattia, preferisce ritornare al proprio domicilio, anziché in una struttura assistenziale”, spiegano all’assessorato alle Politiche sociali del Comune, la cui delega è affidata a Roberta Pinelli, aggiungendo: “Tornare a casa significa tornare alla propria dimensione di vita, ai luoghi noti e alle persone care, un sistema di relazioni fondamentale per il benessere dell’anziano, che contribuisce al mantenimento della migliore qualità di vita possibile e il più a lungo possibile. L’incremento di persone assistite dal Sad nella fase delle dimissioni ospedaliere risponde a questa logica e a un preciso impegno di Comune e del Distretto di Modena dell’Ausl nell’investire risorse professionali ed economiche a tal fine”.
L’utente medio del Sad è ultraottantenne, spesso donna, perché sopravvive statisticamente più del compagno; non è in condizioni di difficoltà economiche e non è conosciuto al Servizio sociale territoriale; abita in una casa di proprietà assieme o molto vicino a un congiunto, un figlio o un nipote, quindi, con familiari caregiver presenti e attenti. Gli esiti di una malattia ingravescente, come un ictus cerebrale o un infarto a miocardio, o cronica in peggioramento, come il peggioramento della condizione dementigena, determinano, però, la necessità di un sostegno. Il Servizio di assistenza domiciliare, attraverso gli operatori addetti all’assistenza di base forniti dalla cooperativa sociale Gulliver, con la supervisione di responsabili assistenziali e assistenti sociali, aiuta i familiari che accudiscono il congiunto o le assistenti familiari a domicilio, insegnando le tecniche e le pratiche di accudimento assistenziale di base. L’obiettivo è garantire a chi desidera tornare a casa un percorso di accompagnamento nella fase di rientro nella propria dimensione di vita.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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