Mobilitazione in Emilia contro il dl Pillon

no_pillon

Sabato la mobilitazione nazionale contro le misure liberticide contenute nel Disegno di legge del senatore leghista Pillon sulla separazione e l’affido condiviso, scaturita dall’appello della rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re, interesserà migliaia di donne e di soggettività insubordinate in tutto il territorio nazionale. Anche a Reggio Emilia il totale e irrevocabile dissenso delle donne si riverserà nelle piazze e nelle vie cittadine dove, per ribadire il nostro secco “no” non soltanto al ddl della vergogna ma all’intero disegno di una società che si vorrebbe marchiare a fuoco con i segni del patriarcato e dell’autoritarismo, daremo vita a una giornata di informazione, comunicazione e lotta per e con la comunità cittadina.

Il programma della giornata prevede la mattina un volantinaggio itinerante per le vie della città, con ritrovo in Piazza Fontanesi alle 10. Il pomeriggio, a partire dalle 17, Piazza Martiri del 7 Luglio sarà teatro di un’animata e determinata protesta: presidi informativi con distribuzione e condivisione di materiali e riflessioni aperta alla cittadinanza e, evento clou della giornata, flash mob creativo per rappresentare i pericoli insiti nell’irricevibile ddl.

Il Disegno di legge Pillon è una proposta intrisa di violenza, non emendabile e da respingere senza condizioni. Ne ricordiamo alcuni elementi di particolare pericolosità. Il tentativo di imporre un ordine sociale fondato sul contratto matrimoniale, sulla famiglia e sulle gerarchie sessuali e di ristabilire l’autorità gerarchica maschile, attaccando direttamente l’autodeterminazione delle donne che tale autorità mettono in discussione. La scarsa considerazione dei figli/delle figlie, “trattati” come valigie trasportabili tra le case dei genitori, senza tenere in alcuna considerazione il loro benessere psicologico e il concreto rischio che diventino, sempre di più, armi da usare nella contesa tra i genitori. La volontà di usare la dipendenza economica come leva del comando patriarcale, ponendosi in continuità con le politiche del governo grillo-leghista, che fanno del “reddito di cittadinanza” uno strumento per obbligare al lavoro gratuito, abbassare i salari e irrigidire le gerarchie razziste della società. La considerazione della violenza come un modo legittimo di garantire l’ “equilibrio familiare”, in perfetta continuità con il Decreto Salvini, secondo cui gli stupri subiti dalle donne migranti durante il viaggio non sono più considerati ragione sufficiente per concedere un permesso di soggiorno e la violenza maschile e di genere è un modo legittimo per impedire la libertà di movimento.

Il ddl Pillon è in sostanza di uno strumento violento di disciplinamento e di imposizione di ruoli e modelli relazionali univoci, che rivela l’intento – dichiarato peraltro dallo stesso senatore Pillon in occasione della presentazione del ddl – di svuotare di efficacia gli istituti della separazione e del divorzio, attraverso dispositivi di discriminazione economica e un’inaccettabile “normatività” della sfera affettiva che risponde a un modello culturale autoritario, sessista e discriminatorio.

Manifestazioni in tutta l’Emilia. Il 10 novembre in tutta Italia si svolgeranno manifestazioni contro il ddl Pillon che intende riformare “affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità”. Il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna aderisce alla giornata di protesta con una serie di manifestazioni ed eventi organizzati dai centri antiviolenza del Coordinamento nei territori.

I punti cardine del decreto Pillon non solo sembrano ignorare la pervasività, nel nostro Paese, della violenza maschile contro le donne, ma addirittura la rinforzano, rendendo più difficile per le donne chiedere la separazione e uscire dalla situazione violenta.

Il decreto prevede la mediazione civile obbligatoria e a pagamento in tutte le separazioni in cui siano coinvolti i figli minorenni. Nella realtà tale misura si tradurrà in un rallentamento dei tempi del processo di separazione, che diventerà più difficile e costoso.

La sbandierata salvaguardia della «bigenitorialità», ossia affidamento congiunto e doppio domicilio per i minori, si basa su un principio formale astratto che non tiene conto della concreta situazione su cui si va a intervenire e ignora completamente le esigenze del minore, a cui non viene riconosciuto alcun diritto di espressione.

L’eliminazione dell’assegno di mantenimento costituisce un grave passo indietro in una società, quella italiana, dove la disparità di potere e risorse economiche è ancora molto forte e le donne vivono situazioni di maggiore povertà e precarietà rispetto agli uomini. Con il decreto Pillon, la scelta della separazione diverrebbe ancora più difficile per le donne in situazione di dipendenza economica. Quelle che subiscono violenza vivrebbero un vero e proprio ricatto economico e sarebbero scoraggiate a intraprendere un percorso di uscita dalla violenza.

Come se non bastasse, il ddl Pillon prevede misure di contrasto alla alienazione parentale, una supposta “sindrome” non fondata scientificamente e usata spesso come arma di ricatto contro le donne in casi di violenza.

Dichiara Angela Romanin, Presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza della Emilia-Romagna: “Uguaglianza non significa equità. In nome di una presupposta uguaglianza a livello formale e astratto, il ddl Pillon prevede misure inique che svantaggerebbero in modo chiaro e inequivocabile un soggetto: le donne, e, fra loro, in modo particolare, quelle che subiscono violenza”.

Per questi motivi i centri aderenti al Coordinamento saranno nelle piazze, sui territori, a manifestare contro il ddl Pillon. Di seguito tutte le iniziative organizzate per sabato 10 novembre.

Per tutto questo saremo in piazza con la rete dei Centri antiviolenza e con la forza globale delle donne, delle e dei migranti, delle soggettività LGBTQI+ che rifiutano la violenza patriarcale e l’oppressione familiare e praticano la libertà sessuale e di movimento contro i ruoli e le gerarchie di genere. Una scintilla di insubordinazione accenderà un fuoco di rivolta, verso la manifestazione nazionale del 24 novembre a Roma e verso lo sciopero femminista globale dell’8 marzo.