Michael Katakis, Hemingway l’uomo e il mito

Cop Hemingway l’uomo e il mito
7.2

Il solo titolo Di là dal fiume e tra gli alberi, romanzo pubblicato nel 1950, così poetico, suggestivo, evocativo, dovrebbe far amare al primo colpo il più grande scrittore del Novecento. Ma è con Fiesta (Il sole sorge ancora), il suo primo romanzo, uscito nel 1926, che Ernest Hemingway diventerà… Hemingway lo scrittore.

È un giovane cronista per il “Kansas City Star” – modello di linguaggio moderno da cui il giovane Ernest Miller imparerà molto – poi per il “Toronto Star”. È un reduce della prima guerra mondiale, ferito sul fronte italiano, rimpatriato, ritorna in Europa e si stabilisce a Parigi, dove frequenta il salotto degli “artisti espatriati” di Gertrude Stein quali Ezra Pound, Sherwood Anderson, Georges Braque, Francis Scott Fitzgerald, James Joyce e altri. Va in Spagna, a Pamplona per la fiestas de San Fermín da cui nascerà Fiesta e la corsa dei tori per le strade della città sarà conosciuta in tutto il mondo (con il disappunto degli attuali animalisti). Mentre dalla prima guerra mondiale prenderà forma, nel 1929, Addio alle armi.

Tutto quanto detto fin qui e la sua vita dal 21 luglio 1899, anno di nascita, al 2 luglio 1961, quando si tolse la vita (come il padre tanti anni prima), sono raccontati attraverso lettere, documenti, fotografie, testimonianze nel bel volume uscito, con la curatela di Katakis, in occasione del 120° anno della nascita dello scrittore di Oak Park, Illinois. Una ricca documentazione raccolta, completata da quadri di importanti artisti come Joan Mirò, nella Sala Hemingway, allestita presso la John F. Kennedy Presidential Library di Boston.
Quando si guardano i manoscritti «quei primi abbozzi – scrive Tom Putman, il direttore della Kennedy – su carta della Western Union o della Croce Rossa è come essere lì, “presenti alla creazione”, a sbirciare da dietro le spalle di Hemingway mentre scrive parole che rimarranno per sempre. Il vero gioiello della Ernest Hemingway Collection sono questi manoscritti originali, perché è con la sua narrativa che Hemingway ha rivoluzionato il mondo della letteratura…». E nel corso della sua vita ha incontrato altri grandi scrittori, oltre a quelli già ricordati, come Dos Passos, Faulkner, e poeti come TS Elliot.

Il libro – aperto da una nota del figlio “mezzano” Patrick, dall’introduzione del curatore e chiuso da un saggio del direttore della Biblioteca Kennedy, dalle testimonianze della sorella Carol e del nipote Sean – è suddiviso in capitoli: “L’inizio”, “Key West, Cuba e la Spagna”, “Reperti di una vita”, “La fine”. Ogni fase significativa della sua vita da quella sentimentale, piuttosto vivace e tormentata, a quella di scrittore e corrispondente di guerra è contestualizzata storicamente. La produzione letteraria di Hemingway, lo diciamo di corsa, è sostanzialmente “semiautobiografica”.
Su tante episodi della vita di Hemingway potremmo soffermarci, ma scegliamo la Spagna devastata dalla guerra civile (trattata nel secondo capitolo), perché rivela la passione democratica di Hemingway. Nel 1940 esce Per chi suona la campana, il romanzo nato dalla partecipazione dello scrittore americano alla guerra civile spagnola, e non solo come inviato di guerra, al fianco dei repubblicani antifranchisti.
Nel volume che stiamo recensendo, alle pagine 59 e 60 sono pubblicate diverse fotografie che lo ritraggono in alcuni momenti del conflitto. In particolare, in una di esse si legge sulla prima pagina di un giornale “Teruel!”, una città dell’Aragona in cui fu combattuta, tra la fine del 1937 e l’inizio del 1938, una battaglia dove le forze franchisti ebbero la meglio. Un episodio decisivo per le sorti della guerra.

«Bé adesso è finita – scrive a un amico il 23 marzo 1939 – ma questa gente che non ha fatto nulla per difendere la Repubblica spagnola adesso sente un grande bisogno di attaccare noi che invece abbiamo cercato di fare qualcosa per farci sentire degli stupidi e giustificare il proprio egoismo e la propria vigliaccheria. E siccome noi abbiamo combattuto al nostro meglio e senza egoismo, e abbiamo perso, adesso dicono che combattere è stata di per sé una sciocchezza».

Ancora, nel 1941, modifica la sua amata barca, Pilar, per adattarla alla caccia dei sottomarini tedeschi al largo di Cuba; poi abbandona senza remore Finca Vigia (oggi museo nazionale), la sua casa all’Avana, e come corrispondente di guerra va prima sul fronte della guerra sino-giapponense, poi partecipa al D Day ed è presente alla liberazione di Parigi, dove conosce Orwell, Sartre, Simone de Beauvoir. Il periodo successivo, gli anni ’50 fino al giorno della morte, è raccontato nell’ultimo capitolo, “La fine”… Hemingway ha vinto il Nobel nel 1954 con Il vecchio e il mare, pubblicato nel 1952.

Infine, volete avere una descrizione, anche se un po’ trasfigurata, dell’ultimo Hemingway? Allora, se siete curiosi e un po’ cinefili recuperate il Lungo addio di Robert Altman, con un grande Sterling Hayden nei panni dello scrittore Roger Wade…

Mondadori, Milano 2019, pp. 210, 24,00 euro (recensione di Glauco Bertani).

Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia.

Colonna sonora:

IL LUNGO ADDIO

AFRO CELT SOUND SYSTEM, Dark Moon, High Tide

STEVIE WONDER, Superstition

CROSBY, STILLS, NASH & YOUNG, Ohio

BRUCE SPRINGSTEEN, Chimes Of Freedom

BOB DYLAN, Hurricane 1975 [Live]

I nostri voti


Stile narrativo
7
Tematica
8
Potenzialità di mercato
6.5