È in programma mercoledì 23 ottobre a Reggio l’incontro tra il Comune di Reggio Emilia (rappresentato dal vicesindaco Alex Pratissoli e dall’assessore alle politiche per la sostenibilità e l’ambiente Carlotta Bonvicini), la Regione Emilia-Romagna (rappresentata dall’assessore alle politiche ambientali e alla difesa del suolo Paola Gazzolo) e gli agricoltori di Gavassa, convocato dalle istituzioni locali come momento informativo e di confronto sul progetto dell’impianto di economia circolare Forsu (acronimo per “Frazione organica dei rifiuti solidi urbani”) che la multiutility Iren propone di realizzare nella frazione del comune emiliano.
L’impianto, come è noto, punta a ricavare dalla frazione organica e dalla frazione verde vegetale dei rifiuti (ottenute attraverso raccolte differenziate dedicate) due nuovi prodotti: biometano, una fonte energetica completamente rinnovabile che andrà progressivamente a sostituire l’utilizzo di combustibili fossili non rinnovabili, e compost di qualità, un ammendante organico biodegradabile per migliorare i terreni dal punto di vista nutritivo.
A livello regionale il percorso della Conferenza dei servizi, che ha valutato il progetto nei suoi diversi aspetti, ha raccolto finora i pareri favorevoli delle autorità sanitarie e di tutela dell’ambiente, che non hanno segnalato motivi ostativi all’approvazione del progetto, seppur con prescrizioni specifiche per mitigazioni e monitoraggio.
Il quadro complessivo ha consentito alla Regione Emilia-Romagna, titolare dell’autorizzazione finale alla costruzione dell’impianto, di formulare un parere chiaro sulla non incompatibilità dello stesso rispetto al disciplinare del Parmigiano-Reggiano, nel cui perimetro geografico di produzione rientrerebbe anche il terreno individuato da Iren per la costruzione dell’impianto.
La presenza delle spore di clostridi nel compost risultante dalla lavorazione del materiale organico in entrata è stata oggetto di approfondite indagini: l’attivazione di un processo “anaerobico” e successivamente di un processo “aerobico”, secondo le rilevazioni effettuate in impianti del tutto simili – sia a livello di progettazione che di fasi di processo – a quello in previsione a Gavassa, infatti, genera un abbattimento dei clostridi nel digestato e nel compost prodotto pari al 94,6%, ovvero in linea con i valori di spore già presenti in natura nei letami di origine bovina che vengono abitualmente utilizzati per la concimazione dei terreni.
La Regione Emilia-Romagna, inoltre, ha citato una ricerca del 2015 svolta dall’Istituto di microbiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e dal Crpa (Centro ricerche produzioni animali) con il supporto del Consorzio italiano biogas e dei consorzi di tutela del Grana Padano e del Parmigiano-Reggiano: “L’esito delle analisi a scala di laboratorio e a scala reale ha evidenziato – si legge nei risultati della ricerca – che il numero di spore di specie clostridiche presenti nei vari digestati esaminati non varia in maniera statisticamente significativa rispetto ai differenti mix delle matrici organiche utilizzate per il processo di digestione anaerobica e si aggira su valori pari o di poco superiori a 104 spore per grammo, ovvero su valori analoghi a quelli già presenti nei letami in ingresso“.
Nel caso specifico del progetto dell’impianto di Gavassa, inoltre, il digestato derivante dalla prima fase di processo (quella anaerobica) viene sottoposto anche a un successivo trattamento aerobico per la produzione di compost, trattamento che per le sue caratteristiche comporta un forte abbattimento dei ceppi batterici che necessitano di condizioni anaerobiche, come appunto quelli del genere Clostridium.
Dalla ricerca sopra richiamata, come ha sottolineato la Regione, emerge come la percentuale media di abbattimento delle spore di clostridi al termine del processo di compostaggio risulti pari al 94,6%: “Si ritiene quindi che il processo aerobico di compostaggio dia sufficienti garanzie per quanto riguarda l’abbattimento delle concentrazioni di clostridi riscontrabili nel digestato in ingresso, tenendo inoltre presente che negli studi condotti su digestori anaerobici alimentati con matrici agro-zootecniche i valori di concentrazione di clostridi riscontrati nei digestati appaiono indipendenti dai mix di matrici organiche in ingresso e si attestano su valori in linea con quelli riscontrati nei letami bovini che vengono normalmente utilizzati per la concimazione dei terreni“.
Pertanto, ha concluso la Regione, “non si rileva un’incompatibilità dell’impianto né con i criteri di cui alla delibera dell’assemblea legislativa regionale n.51/2011 né con il disciplinare di produzione del Parmigiano-Reggiano“.
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Per maggiori informazioni sull’impianto di Gavassa è possibile consultare il sito www.irenforsu.com
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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