Nel Pd meno siamo meglio stiamo sembra dire Elly Schlein quando davanti alla folla plaudente dei fan di Travaglio squalifica di imperio le stagioni passate del Pd quasi a volerne rifondare valori e identità. Tattica incomprensibile e meno ancora strategia: delegittimare una minoranza interna del 45% significa prendere il largo verso una deriva neo-identitaria che ha come solo obiettivo raggiungibile una fusione con il grillismo anni Venti, statalismo e assistenzialismo, un mostro giustizialista e autoriferito che guarda al reddito di cittadinanza piuttosto che alla crescita dell’economia, dell’impresa, dell’occupazione, della competitività. Un nucleo sociale che chiede allo Stato il mantenimento come regola di vita, che si radica nelle aree depresse del Mezzogiorno e si allontana dall’Emilia concreta della quale la segretaria democratica mostra di aver capito poco nonostante gli anni trascorsi.
Al cospetto di una destra di governo che si appresta a fronteggiare la concorrenza di una superdestra a ispirazione Vannacci, la sinistra schleinista mezza arcobaleno e mezza forcaiola oppone una linea che pare destinata alla traiettoria decadente di un’operazione che si annuncia come un aborto politico. La gestione velleitaria della vita interna di un grande partito popolare non porta che a lacerazioni, divisioni, dimissioni. E a sconfitte certe nelle urne.
Caro direttore, ha perfettamente ragione.
Ma la Schlein era esattamente questa cosa qui anche quando, pochi giorni fa, lei la lodava nel fondo intitolato “Elly, la sinistra americana”. Purtroppo, se si cerca qualche contenuto sotto le formule velleitarie si rimane delusi e il cerchio ristretto di cui si circonda è troppo “leggero”, privo di competenze e, in prospettiva, suscettibile alle pressioni dei vecchi cacicchi che ne hanno appoggiato l’ascesa.
Motivazioni ?
Perche’ probabilmente e’ il PD da rivedere, rinnovare, le Aziende del Partito da gestire meglio, le cooperative da implementare.
Ma dovra’ pur essere di stimolo questa ” migrazione” ,capperi.